egistpdi Gigliola Alfaro

Può un fumetto essere un’ “arma” contro la camorra? Se dosa sapientemente ironia e critica, sì. È la scommessa di Eduardo Di Pietro, che a luglio compirà 29 anni e vive a Ponticelli, uno dei quartieri degradati di Napoli. Regista e attore, laureando in discipline antropologiche, ha una passione: il fumetto. Dalla sua matita nasce “Egíst ‘o kamurríst”, fumetto che racconta le vicende di un giovane aspirante camorrista, un concentrato di atteggiamenti violenti e di quella prepotenza alla base del più elementare comportamento mafioso. Suo malgrado, Egíst è talmente goffo da fallire sempre. Ridicolizzando la figura del camorrista, il fumetto critica le organizzazioni criminali, mettendo in rilievo le contraddizioni e promuovendo il cambiamento.

 Dire basta. “Il fumetto è sempre stato la mia grande passione”, racconta Di Pietro, impegnato dal 2008 nell’associazione culturale “Terra di confine”, radicata nel territorio di Ponticelli e Napoli Est, che ha aperto tre anni fa anche un centro giovanile. “L’idea di Egíst – spiega – nasce in correlazione alle attività iniziali dell’associazione: avevamo un blog all’interno del quale scrivevamo articoli, post e anche il fumetto”. La finalità è semplice: “Il fumetto vuole sfruttare gli stereotipi negativi su cui si costruisce il tipo del mafioso in Italia, non solo a Napoli. Si tratta di comportamenti basati sull’arroganza e la prepotenza sul prossimo, che purtroppo sono accettati o subiti, più o meno tacitamente, nella quotidianità anche dalla maggioranza delle persone oneste. Deridere questo fatto nella sua paradossalità è l’intenzione del fumetto. Sono consapevole che sono tematiche delicate, per cui cerco di essere rispettoso verso le vittime del ‘sistema’, ma l’obiettivo è proprio risvegliare le coscienze: quello che dovrebbe essere rifiutato è divenuto accettabile, anzi accettato”.
Per parlare ai giovani. Anche se il blog adesso è fermo, c’è una pagina Facebook dedicata a Egíst, ma soprattutto è stata realizzata una prima versione cartacea del fumetto, che è stata presentata nei giorni scorsi al Napoli Comicon, salone del fumetto che si è tenuto nel capoluogo partenopeo, alla Mostra d’Oltremare. “È stata un’esperienza fantastica, innanzitutto per la risposta del pubblico – dice Di Pietro -. Il libretto che abbiamo pubblicato con l’associazione Terra di confine è piccolo, 24 pagine, ma diverse persone, anche fumettisti, l’hanno apprezzato, come dimostrano le testimonianze lasciate sulla pagina Facebook”. Per Eduardo, “il fumetto ha delle potenzialità raramente sfruttate per combattere la camorra e la mafia in generale. Eppure, permette di arrivare a un pubblico giovanile che tante volte non viene toccato da altre iniziative per la legalità, con un linguaggio vicino ai ragazzi”. Adesso, “dopo la prima pubblicazione cartacea, l’obiettivo è, da un lato, continuare a pubblicare delle vignette on line, che prendono spunto dai fatti dell’attualità; dall’altro, è realizzare delle storie cartacee più corpose”.
Non arrendersi. Egíst nasce dalla matita di un ragazzo vissuto in un quartiere difficile come Ponticelli. “Qui – chiarisce Di Pietro – c’è una difficoltà intrinseca del vivere, legata all’essere periferia napoletana, anche al di là della camorra. C’è una durezza negli atteggiamenti, nel modo di relazionarsi, a scuola, per strada, dove ci sono sempre bulli. Poi c’è il ‘sistema’, ma da studente non avverti la cosa, diversamente dal commerciante a cui la camorra chiede il pizzo. Ogni tanto c’è stato qualche morto, ma qui non è come Scampia. Eppure, ugualmente, avverti che c’è qualcosa che non va”. Quando un clan che operava nel quartiere è stato sgominato, “sono aumentati i furti di auto – sottolinea Eduardo -: paradossalmente è tornato il caos criminale, mentre prima vigeva una ‘sorta di ordine’ a cui nessuno, in linea di massima, osava contrapporsi. Ora di nuovo la situazione si è ‘regolarizzata’, anche se le dinamiche di potere sono ancora tutte da capire”. Insomma, c’è poco da star tranquilli. Una risposta alla camorra può venire dall’arte e la cultura? “Dalla mia esperienza posso dire, anche a discapito di una certa agiatezza – sostiene il giovane -, che è un dovere morale fare arte e cultura e imporle a Napoli, dove non viene attribuita né all’una né all’altra la giusta importanza morale, educativa, pedagogica. L’arte e la cultura hanno una portata rivoluzionaria: 30-40 anni fa forse ne eravamo ancora consapevoli, ma adesso le coscienze sono anestetizzate. Chi va contro la cultura e l’arte, o anche chi rinuncia, non fa altro che lavorare a una causa soporifera. Certo, oggi la cultura e l’arte non permettono di vivere e, quindi, chi si dedica ad esse mette in pratica una sorta di ‘resistenza’. Mi piace pensare che anche Egíst ‘o kamurríst è una forma di impegno che tocca ognuno nel proprio piccolo e fa nascere quella voglia di cambiare che aiuti a dire no alla camorra. Se ci arrendiamo di fronte alla realtà, siamo già sconfitti”.

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