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Una nuova porta per il santuario di San Gabriele

Domenica 2 marzo, alle ore 11, sarà inaugurata la “Porta degli emigrati”, realizzata in bronzo dallo scultore sambenedettese Paolo Annibali, con la collaborazione di Luca Farina, un giovane artista di Campli (TE). L’inaugurazione sarà presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Parteciperà anche il vescovo di Teramo-Atri, monsignor Michele Seccia. All’inaugurazione interverranno alcuni dirigenti del CRAM (il Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo).

La “Porta degli emigrati” misura metri 4 x 5 e ha un peso di 60 quintali. E’ stata fusa in bronzo a “cera persa” nel 2013. La Porta, scintillante nel suo bronzo dorato finemente patinato, ricorderà per sempre il profondo legame tra San Gabriele e le migliaia di emigrati abruzzesi partiti per terre lontane in cerca di nuova vita, magari con il cuore spezzato, ma con la nostalgia attenuata dalla devozione al santo protettore, certi che anche lontano dalla patria li avrebbe aiutati. E la riconoscenza degli emigrati non è mai mancata. Da anni in varie nazioni (Australia, Canada, Usa, Argentina, Venezuela, Brasile, Cile, Uruguay, Belgio) gli emigrati abruzzesi (e non solo) celebrano la festa del loro protettore San Gabriele. Da Sydney a Montreal, Calgary, Winnipeg, da Brisbane a Philadelphia, Baltimora, Boston, da Adelaide e Perth a Caracas, da Melbourne a Toronto, Vancouver, Edmonton, da Buenos Aires a Hamilton, Ottawa, Quebec, da Santiago del Cile a Montevideo, per finire a Liegi, Maurage e Dour in Belgio, solo per citare alcuni nomi. In molte città del mondo San Gabriele è conosciuto grazie alla grande fede e devozione degli emigrati abruzzesi. E finalmente, dopo vari anni, le offerte degli emigrati raccolte durante le feste in onore di san Gabriele hanno permesso anche la costruzione della grande “Porta degli emigrati”, innalzata quasi come un gigantesco ex voto per ringraziare il santo.

Così Paolo Annibali, uno dei più noti artisti italiani, scrive a proposito della sua ultima opera: ““La ‘Porta degli Emigrati’ cerca di fondere valori di una cultura prettamente devozionale con valori estetici della contemporaneità. Il sentimento della devozione nasce dal bisogno di consolazione, dalla necessità e urgenza di compensare il senso di incompletezza, ma anche per ricevere un aiuto spirituale, e non solo, da parte del santo. Ho pensato così di ispirarmi alla forma di un comune ex voto, un cuore di metallo, più o meno prezioso, spesso presente in numerose copie in tutti i santuari. L’ho ingigantito portandolo ad una grandezza tale da fornire l’intero impaginato della porta, così da diventare un gigantesco ex-voto, dono al santo da parte della devozione popolare. Il perimetro del cuore è costituito da mazzi di gigli che, innalzandosi, formano le curve dello stesso. In alto, dirigendosi verso la statua del santo, si incurvano in prossimità dell’incontro con San Gabriele. Il santo domina tutta la composizione ed è innalzato in un momento di estasi: attorniato da due ali di giovani forma una croce umana diventando il simbolo dei Passionisti. All’interno del cuore sono collocate in maniera sintetica storie di diversa natura in riferimento al mondo dell’emigrazione abruzzese, ad alcuni miracoli del santo e agli alpini. In alto si compone la celebre frase del santo tratta da una lettera al padre “La mia vita è una continua gioia, la contentezza che io provo è quasi indicibile…Non cambierei un quarto d’ora di questa vita”. In basso risalta una scritta in latino che richiama il simbolo dei Passionisti e di San Gabriele”.

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