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Di Alfredo Fioroni Presidente AMCI

DIOCESI – La Sezione AMCI di San Benedetto del Tronto ha attraversato diverse fasi storiche.
La generazione di medici che ci ha preceduto, che ha fondato la Sezione sambenedettese, ha interpretato e vissuto l’AMCI, coerentemente al proprio tempo, come una associazione che permetteva loro di ritrovarsi insieme nei momenti salienti dell’anno liturgico, di celebrare insieme la Messa, di organizzare momenti di ricreazione e di svago con gite e pellegrinaggi.
La nostra generazione si è trovata ad un quotidiano confronto con tematiche e problematiche emergenti, dalla bioetica alla ingegneria genetica, dalla manipolazione dell’embrione al testamento biologico, dal problema delle risorse per la sanità, fino alle sfide poste da biotecnologie e medicina predittiva.
Questo ci ha reso consapevoli di quanto fosse necessario per l’AMCI evolvere e maturare verso una forma di associazione che sapesse darsi uno statuto culturale diverso. Le nuove tematiche, vedevano il mondo sanitario in prima fila nella responsabilità di trovare una risposta e una soluzione autenticamente cristiane. A tutto ciò si è aggiunta un’altra esigenza, quella per cui l’aderente ad una associazione cattolica doveva mostrare una corrispondenza trasparente e rigorosa tra i principi cui si ispira e la vita che conduce, in un tempo che, come ebbe a dire papa Paolo VI, “..ha più bisogno di testimoni che di maestri”.

Il mondo sanitario cattolico locale, doveva poter offrire risposte autorevoli e convincenti alle domande più impellenti che la scienza e la tecnica pongono ogni giorno, e doveva poterlo fare con noi, con persone conosciute e volti non anonimi, con persone che svolgono attività sanitaria nella comunità e non demandare questa testimonianza a qualche personaggio più o meno famoso ma lontano e televisivo. Questo non significava escludere l’organizzazione di momenti culturali in cui invitare qualche autorevole e noto personaggio da fuori. Significava invece disporsi a saperlo adeguatamente accogliere, a favorirne l’ascolto, insomma a lavorare bene il terreno che è stato affidato alle nostre mani.

Per realizzare questa nuova forma di AMCI, abbiamo pensato che fosse indispensabile una radicale riorganizzazione della attività associativa:
1. Poter contare su di un Consiglio Direttivo, autentica spina dorsale dell’associazione, costituito da poche persone che assumessero la responsabilità di sentirsi, di vedersi, di suddividersi compiti e impegni, di collaborare in gruppo alla vita dell’AMCI, senza lasciare che tutte queste incombenze gravassero sulle spalle della sola persona del presidente;

2. Incontrarsi almeno una volta al mese, iniziando ogni incontro con un momento di preghiera, facendoci guidare in questo dal nostro assistente ecclesiastico. Dopo la preghiera iniziare il confronto su temi e argomenti stabiliti di volta in volta, sulla scorta di una programmazione annuale, fornendo a tutti la possibilità di esprimersi e contribuire alla discussione;

3. Accogliere tra noi non solo medici, ma anche altre figure del mondo sanitario, come biologi, psicologi, farmacisti, infermieri, fisioterapisti, tecnici, amministrativi di ambito sanitario ecc. Tutti con pari dignità. Nella convinzione che ciò che ci distingue e ci identifica nei ruoli professionali non deve tuttavia separarci;

4. Prestare attenzione ai giovani medici. Per essere attrattivi rispetto ai giovani occorreva aprirsi ad attività concrete di solidarietà, di missionarietà, di servizio medico ai poveri.

La riorganizzazione della nostra associazione ha portato ad un migliorato clima ed ad una accresciuta propositività tra i colleghi riguardo nuove iniziative, argomenti ed occasioni di approfondimento.
Concrete esperienze di fratellanza, condivisione, partecipazione hanno determinato una crescita progressiva degli iscritti. Attualmente, in assoluta controtendenza rispetto ai dati regionali e nazionali, i nostri iscritti sono cresciuti, la nostra sezione è numericamente una delle più numerose ed anagraficamente più giovani delle Marche .
In questo senso non possiamo non ringraziare il Vescovo emerito S.E. Mons. Gervasio Gestori, che ci ha sempre spronato e supportato in questo cammino.
Dal Marzo 2012, S.E. Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo, è assistente spirituale nazionale AMCI.
La sua nomina oltre a dare prestigio al nostro territorio, ha fatto crescere il senso di responsabilità delle sezioni marchigiane e dell’AMCI regionale spingendoci a trovare le giuste sinergie ed un rinnovato spirito di coesione e fratellanza.

Consapevoli della sacralità della vita e della dignità della persona umana che sussiste in una natura spirituale e materiale, che vale in se stessa e per se stessa ed ha quindi un valore assoluto (e non solo per la funzione che può svolgere) è un fine ed è irripetibilmente unica, possiamo comprendere le modalità con cui dobbiamo porci riguardo al malato, di come un atteggiamento necessariamente empatico e non omologato, sia realmente indispensabile per curare le persone. Lavorare in una piccola realtà come la nostra per certi versi ci facilita ma per altri ci richiama ad una maggiore coerenza. Medici ed operatori sanitari si conoscono, lavorano insieme, condividono pazienti e percorsi di cura, il controllo sociale è alto e verificabili sono i comportamenti. Chi si spende, chi è coerente è riconoscibile e questo è un bene.

Viviamo un momento di grande crisi: crisi di valori e crisi economica. Oltre all’impegno personale e diretto sui pazienti, oggi a noi Medici, si chiede di far funzionare bene i Servizi. Occorre lavorare con attenzione, ponendo sempre il paziente al centro. Se si ha a cuore il Bene comune dobbiamo credere che “ciò che è giusto è anche conveniente”; l’appropriatezza diventa quindi un obbligo. Oggi, per paura, per convenienza, per cinico pragmatismo o per “opportunità politica”, in tanti ambiti, molti seguono il più forte, il più spregiudicato, chi urla di più. Pochi viceversa, esercitano il discernimento ascoltando chi è solo, chi è in difficoltà, povero, sofferente, chi non ha più la forza di gridare, chi non è “socialmente rilevante”.
Noi Medici Cattolici ( “liberi di scegliere il Bene” – Menichelli) , dobbiamo essere tra questi. Animati da uno spirito cristiano, costantemente impegnati a ricercare il giusto equilibrio tra l’attenzione e le risposte ai bisogni delle persone deboli e la necessaria riorganizzazione imposta dalla crisi economica. Il “fare squadra” dei Medici Cattolici può costituire realmente un “ammortizzatore sanitario” rispetto a risorse economiche pubbliche sempre più scarse e rispondere così alla esortazione del Papa emerito Padre Benedetto XVI “ … evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice «merce» sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi.”

Pur nelle difficoltà del momento possiamo testimoniare che c’è tra di noi, Medici ospedalieri e territoriali, la volontà di realizzare una squadra allargata ma coesa, che faccia percepire ai nostri pazienti una rete virtuosa basata su professionalità, amicizia, onestà intellettuale e carità cristiana capace di rendere le cure più umane ed efficaci . Quando in quello che facciamo, i pazienti riescono a leggere un segno della Divina Provvidenza; quando andando oltre il mero atto professionale, trasmettiamo loro la Speranza in un Dio che è Padre e sul cui amore non possiamo

dubitare, siamo dei buoni Medici Cattolici. Da medici è bello pensare a San Giuseppe Moscati come ad un maestro di Professione e di vita, il suo fulgido esempio, pur irraggiungibile, dovrebbe far crescere in noi un esaltante orgoglio di appartenenza.
Accogliamo con gioia il nostro nuovo Vescovo, S.E.R. Mons. Carlo Bresciani, a lui tutto il nostro affetto, la nostra collaborazione, la nostra disponibilità.

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