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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non sempre la furbizia è l’arma vincente. È notizia di oggi che sulla legge di stabilità varata ieri, 27 novembre, in cui si cancella la seconda rata dell’IMU, c’è un inghippo che fa fessi tutti i cittadini rivieraschi e non solo. Un codicillo, infatti, dice che qualora i comuni abbiano alzato l’aliquota sulla prima casa al massimo possibile (0,6%), per il 2013 il Governo rimborserà solo la metà della differenza tra quanto richiesto in più dai comuni quest’anno, rispetto al 2012. Detta così non ci sarebbe niente di strano. Ma continuando a leggere si trova che la restante metà sarà dovuta dal cittadino, anche se si tratta di prima casa non di lusso.

Brutta tegola, quindi, per i proprietari di San Benedetto e di Grottammare dove negli ultimi consigli era stata aumentata proprio al massimo l’aliquota, dallo 0,4% allo 0,6%. Si era detto che sarebbe stata una mossa dovuta per non avere meno entrate l’anno prossimo, che avrebbero stroncato le casse comunali. Ma si era fatto i conti senza l’oste e l’oste, a volte, è più furbo del cliente. Così, da una parte la tassa sulla prima casa non di lusso è stata cancellata, ma solo sulla carta, dato che, comunque, qualcosa i cittadini sambenedettesi, grottammaresi e di tutte le città che hanno aumentato l’aliquota la dovranno.

Ma in soldoni, cosa significano tutte queste parole? Facciamo un esempio concreto. Se io sono proprietario di un appartamento il cui valore catastale è di 70 mila euro, nel 2012, con l’aliquota allo 0,4%, avrei pagato 80 euro d’IMU, scontando la franchigia base di 200 euro. Nel 2013 con l’aliquota salita allo 0,6% ne avrei dovuti pagare 220 di euro. Ma fortunatamente non devo versarli. Ma con questo nuovo codice il Governo centrale verserà solo la metà della differenza (220-80=140 euro), quindi 70 euro. I restanti 70 li dovrà mettere il cittadino. E allora cosa è cambiato? Niente. O meglio qualcosina si. Ne hanno discusso per nove mesi per poi tagliare 10 euro. E allora come dice il grande Totò: «E io pago»!

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