Don Brancozzi

MONTEPRANDONE – Le parrocchie di Monteprandone e Centobuchi hanno progettato alcuni momenti comunitari che vivranno insieme come comunità locale.
Perciò le tre parrocchie di Regina Pacis, Sacro Cuore e S. Niccolò di Monteprandone si sono ritrovate lunedì sera 14 ottobre presso la Chiesa di Regina Pacis per il primo incontro che ha visto come ospite don Enrico Brancozzi.
Questo primo momento si è posto come fondamento e motivazione per il proseguo del cammino insieme che vedrà altri due momenti di taglio diverso, perché saranno pensati allestendo delle tende, a Monteprandone,  e nel successivo incontro in piazza a Centobuchi.

Don Enrico Brancozzi, docente di Dogmatica all’Istituto Teologico Marchigiano è stato introdotto dal diacono don Matteo Calvaresi, e il titolo del suo intervento era “Dalla Cattedrale all’ospedale da campo. Un concilio per una nuova chiesa.”
Ha quindi tracciato lo sfondo del Concilio Vaticano II nei suoi punti significativi, sottolineando ciò che con il Concilio è emerso: la Chiesa Popolo, l’apertura al mondo e perciò una diversa visione non più piramidale ma di cerchio, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, in un termine tecnico sinodale, dove la gerarchia e la presidenza non sono abolite ma ricomprese come servizio. Così che oggi si usa comunità come sinonimo di Chiesa ed è possibile che molte persone, differenti di età, si siano ritrovate numerose a partecipare all’incontro con Don Enrico e confrontarsi apertamente sulla Chiesa. Don Enrico ha lanciato delle sfide per la comunità oggi: il sentire la Chiesa un cantiere dove ognuno ha un impegno nella corresponsabilità e non uno stadio dove essere spettatori che delegano e commentano ma non passano mai all’azione; ripartire dall’idea di popolo del Concilio per cui è il “noi” che fa la differenza, del resto il credo è personale ma si recita insieme nella liturgia; essere “doganieri della fede” e non giudici, accoglienti che non significa permissivismo.
Da queste sfide è stata rilanciata l’immagine che papa Francesco ha lasciato nella sua intervista alla Civiltà Cattolica, la Chiesa Cattedrale e ospedale da campo.
L’una non esclude l’altra ma se della cattedrale conserviamo la bellezza, l’ampiezza, la storica centralità nella pianta della città, la progettualità che attraversa i secoli; dell’ospedale da campo accogliamo l’attenzione alla situazione di emergenza che viviamo, il senso della precarietà che chiede nuove soluzioni, il coraggio di fare scelte di priorità attraverso un discernimento comunitario e individuale. Da queste sollecitazioni Don Enrico ha lasciato alla comunità riunita una serie di interrogativi che interpellano tutti vicendevolmente per essere Chiesa oggi e testimoniare oggi la gioia della fede.

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