Un grande business per i trafficanti. In un’operazione dei giorni scorsi, sviluppata in undici province e durata sei mesi, la polizia ha liberato 92 bambini rapiti da una rete di trafficanti di esseri umani. Gli agenti hanno salvato anche due donne e arrestato 301 persone coinvolte nel racket. Secondo le autorità, i trafficanti sequestravano i piccoli – che da quanto si è appreso, sarebbero stati venduti a 40mila yuan (circa 4mila euro) l’uno – nelle province sud-occidentali dello Yunnan e del Sichuan, per venderli in altre regioni. Gli organizzatori dei rapimenti erano vietnamiti, che si avvalevano della collaborazione di cittadini cinesi. I bambini, come accade per la maggior parte dei bambini scomparsi, sarebbero stati rivenduti – in questo caso a famiglie di Shangwei e Jieyang, città costiere della provincia del Guangdong – o messi a lavorare nelle fabbriche o indotti alla prostituzione o a essere usati per chiedere l’elemosina per strada.
Le cause di questo fenomeno. I bambini non sono sequestrati al fine di procurarsi del denaro per il riscatto. Sulle sparizioni, incide, in maniera determinante, la politica del figlio unico e la tradizionale avversione cinese per la figlia femmina. Il mercato dei trafficanti di esseri umani e di organi, si è alimentato grazie alle leggi del regime e in particolare a quella legge sulla cosiddetta pianificazione familiare che per decenni, oltre a distruggere il sistema familiare del Paese, imperniato sulle famiglie numerose, ha imposto di avere un solo figlio. Sono le bambine, in grande numero, ad essere abbandonate dai genitori e ad essere vendute, soprattutto a coloro che in Cina vengono chiamati “guang gun-er”, “rami secchi”, cioè maschi ancora non sposati. Spesso, le famiglie rurali decidono loro stesse di liberarsi delle figlie femmine e a cederle ai trafficanti, che si sono organizzati scientificamente nel Paese: c’è chi compie i rapimenti o gestisce le trattative con le famiglie, chi organizza i viaggi delle persone rapite, chi si occupa della vendita all’utilizzatore finale. Un grande e terribile affare, che si consuma attraverso numerose connivenze e complicità.