gioco d'azzardoDi Maria Chiara Biagioni

“Slot mob. Un bar senza slot ha più spazio per le persone”. Questo lo slogan di una campagna nazionale che parte oggi e domani da Biella e Milano, e si ripeterà nei mesi successivi in diverse città d’Italia. A promuovere l’iniziativa un gruppo di oltre 70 associazioni che da anni propongono una regolamentazione della diffusione e promozione del gioco d’azzardo. La campagna (www.nexteconomia.org) chiede una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo e invita i cittadini ad agire subito, e soprattutto insieme, dando vita a uno “slot mob”, recandosi a fare colazione in un bar che ha scelto “la disinfestazione” dalle slot e/o altri giochi d’azzardo. Un modo per “premiare” le virtù civili, e soprattutto fare cultura e opinione. I promotori renderanno poi questi esercenti visibili e imitabili, attraverso un marchio etico, il coinvolgimento della stampa, i social network e il passaparola. L’obiettivo è combattere la dilagante offerta di video lot e slot machine nei bar generando un irrazionale affidarsi alla ‘dea fortuna’, che sta creando nuove vittime, povertà e dipendenze. Si rovinano famiglie, si riempiono i centri di cura delle Asl, si arricchiscono le multinazionali del gioco d’azzardo e si crea un terreno fertile per l’azione della criminalità organizzata. A sostenere l’iniziativa ci sono anche docenti di economia. Tra questi Leonardo Becchetti, professore all’Università Tor Vergata di Roma.

Qual è la forza di campagne come “slot mob”?
“È il voto con il portafoglio. L’idea, cioè, che la nostra azione dal basso possa cambiare veramente l’economia. Abbiamo un potere enorme di cui non siamo coscienti. Se noi con le nostre scelte di consumo e di risparmio premiamo quegli attori economici che sono all’avanguardia nel creare valore economico in maniera socialmente e ambientalmente sostenibile, l’economia cambia perché il mercato siamo noi e le aziende dipendono dalla nostra domanda”.

In questo caso, la pressione dal basso è contro l’uso delle slot machine nei bar. Perché?
“Abbiamo deciso di usare il voto con il portafoglio in questa iniziativa per premiare quei bar che non mettono slot machine al loro interno. L’economia oggi tende a venderci e a puntare sempre di più su beni che tendono a creare dipendenza perché la dipendenza significa domanda assicurata per molto tempo. Ma sappiamo che questa logica di fare impresa ha conseguenze drammatiche nel nostro Paese. Abbiamo quasi 800mila persone affette da ludopatie, una vera e propria dipendenza che mette sul lastrico intere famiglie, produce effetti collaterali devastanti. Noi vogliamo dire: se il mercato tende a privilegiare beni che producono infelicità, noi vogliamo bilanciare questa tendenza con le nostre scelte”.

Come si coniuga questo vizio del gioco che può costare anche migliaia di euro ai singoli e alle famiglie con la crisi che stiamo attraversando?
“La vera malattia dei nostri tempi è la scorciatoia, il desiderio di avere dei soldi subito. Che è la stessa logica del breve termine che porta la gente a fare speculazioni finanziarie e a comprare e vendere derivati in Borsa. È venuta, cioè, meno la considerazione che la vita è conquista faticosa, è passeggiata in salita, è investimento. La gente vuole tutto e subito soprattutto quando è in condizioni economiche disperate e nel fare questo si rovina. Quindi la ludopatia è causa ed effetto di una mancanza di speranza, di un’attesa dei tempi naturali della semina, dell’investimento e del raccolto”.

Che tipo di prospettive aprono queste iniziative di lotta dal basso sul mercato? 
“Noi siamo convinti che è la strada da intraprendere. Il voto con il portafoglio ha un’efficacia enorme. Noi non ci rendiamo conto: se una persona cambia voto politico non se ne accorge nessuno ma se va in banca e dice che sposta il conto, fa uscire dalla sua stanza il direttore della filiale. Abbiamo un potere enorme anche perché, per come sono costruite, le aziende, tendono spasmodicamente alla crescita degli utili e dei profitti e bastano piccolissimi spostamenti per far cambiare linea di un’azione imprenditoriale”.

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