Di Daniele Rocchi

LORETO – Un grande evento di popolo, in preghiera intorno alla statua della Madonna di Loreto, la stessa benedetta da Papa Francesco lo scorso 5 giugno, durante l’udienza generale.
La stessa che volerà a Rio de Janeiro, per l’imminente Giornata mondiale della Gioventù, e che sarà donata dai giovani italiani all’arcidiocesi carioca per essere posta in un ospedale per i piccoli delle favelas.
Le cinque parrocchie di Loreto hanno pregato per la vita, soprattutto quella più violata e indifesa, i bambini e gli embrioni. In tanti, giovani, famiglie, anziani, religiosi e religiose hanno riempito, il 16 giugno, il Centro Giovanni Paolo II a Montorso (Loreto), a pochi metri dalla famosa piana che nel 2007 ha ospitato l’Agorà dei giovani italiani con Benedetto XVI.
Non potevano esserci luogo e giorno migliori per raccogliere le firme per l’iniziativa europea “Uno di noi” per la tutela dell’embrione umano.

La “Santa Casa” di Loreto. A pensarci bene, questo è il santuario dell’Incarnazione. È questo il mistero di cui essa fa quotidiana memoria. È questo il mistero che la caratterizza e la qualifica. Non sorprende, allora, che tra le migliaia di pellegrini che affollano ogni giorno il santuario mariano, ci siano anche molte donne in attesa o che vogliono avere un figlio e qui vengono per chiedere l’aiuto e l’intercessione di Maria. Ognuna attende il suo personale annuncio, come Andreina T. di Faenza, che aspetta il suo turno per entrare nella Santa Casa e pregare per un figlio che desidera, o come Giovanna S. di Perugia, che ha, da pochi giorni, saputo di essere in attesa ed è qui per chiedere protezione per il suo nascituro. In piedi, dentro la Casa, prega guardando alla Madonna nera, nella teca. Tante storie che a Loreto si intrecciano e che hanno come comune denominatore la vita nascente, desiderata, amata, cercata. Contemporaneamente in piazza san Pietro, Papa Francesco ricordava l’enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, magna carta per coloro che vogliono impegnarsi per il diritto alla vita.

Fuori della basilica è un pullulare di pellegrini. La piazza davanti l’ingresso alla Santa Casa è piena di bambini, disabili e non, dell’Unitalsi che giocano impegnati nelle loro attività estive. Ci si ferma a guardarli colpiti da tanta vivacità che non disturba chi, poco lontano, cerca un po’ di raccoglimento e preghiera. Nelle loro corse sfrenate molti urtano senza volere i pellegrini in sosta, chiedendo scusa con gli occhi. Nelle stradine circostanti ci sono altri occhi che ti osservano mentre cammini, sono quelli del bambino che esce da sotto una coperta, raffigurato nel poster della Campagna “Uno di noi”. Come quello affisso nella libreria dell’”Associazione laicale eucaristica riparazione” dove le firme si raccolgono da febbraio. Gli occhi di quel bambino sono il richiamo principale, così come l’immagine del feto nel grembo materno, di un altro manifesto della campagna. Dice la signora Maria Teresa, responsabile della raccolta nella libreria: “I pellegrini che passano vedono questa foto, si fermano, entrano e chiedono cosa voglia rappresentare. Spieghiamo la ragione della campagna e firmano. Abbiamo raccolto decine di firme e continueremo fino all’ultimo giorno, il 31 ottobre”.

Il centro Giovanni Paolo II di Montorso. Sono scesi in tanti dalle cinque parrocchie di Loreto e già prima della recita del rosario capannelli di persone aspettano di firmare. Passaporto o carta di identità in mano. Oltre 40 quelle raccolte e che vanno ad aggiungersi alle più di 200 dell’ultimo mese. Roberto Festa, presidente del Cav, “L’ascolto”, di Loreto è dietro il tavolo per dare tutte le informazioni e guarda ai giovani in sala: “Questo di oggi – dice – è un momento privilegiato per incontrare i giovani e parlare di tutela della vita. L’educazione è un campo dove essere presenti”. Vicino a lui Sorella Antonella della Fraternità di Betania. Le motivazioni non le mancano: “Ogni firma è un bambino che possiamo salvare. Ed i bambini salveranno il mondo” afferma con un sorriso mentre si accinge a salutare i fedeli in arrivo nella grande sala per il Rosario. “Dobbiamo preparare il cuore e la mente delle persone al tema della vita. Solo così si faranno a loro volta testimoni in casa, al lavoro. Non importa se a firmare saranno solo in pochi. Quei pochi inviteranno altri a farlo e l’onda si propaga”. Il Rosario è finito, inizia un concerto di beneficenza per i bimbi brasiliani, anch’essi, dicono dal microfono, sono “uno di noi”. I più giovani restano, altri prendono il foglio per la raccolta delle firme con l’impegno di riportarlo pieno di adesioni. L’onda da Loreto è partita ed è pronta a propagarsi…

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