SAN BENEDETTO DEL TRONTO– In un periodo come questo, di forte crisi economica e del lavoro, siamo andati a curiosare nelle tasche del primo cittadino di San Benedetto del  Tronto, Giovanni Gaspari. Vorrei chiarire che non c’è in questo articolo alcuno scopo polemico, ma pura, sana e smisurata curiosità.

La busta paga del primo cittadino contiene circa 3300 € lordi i quali, tra le varie trattenute, diventano 2300 € netti. Non uno stipendio da fame insomma ma, paragonato ad altri, neanche esagerato.

Prima di giudicare il primo cittadino, cari lettori, è bene sapere che secondo la Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana (13/05/2000), le indennità di funzione mensile dei sindaci si calcolano in questo modo:

  • Comuni fino a 1000 abitanti= 1.290€
  • Comuni da 1.001 a 3.000 abitanti= 1.450€
  • Comuni da 3.001 a 5.000 abitanti= 2.170€
  • Comuni da 5.001 a 10.000 abitanti= 2.790€
  • Comuni da 10.001 a 30.000 abitanti= 3.100€
  • Comuni da 30.001 a 50.000 abitanti= 3.460€
  • Comuni da 50.001 a 100.000 abitanti= 4.130€
  • Comuni da 100.001 a 250.000 abitanti= 5.010€
  • Comuni da 250.001 a 500.000 abitanti= 5.780€
  • Comuni oltre 500.001 abitanti= 7.800€

Oltre al numero degli abitanti, anche la professione esercitata dal primo cittadino influenza la sua “busta paga”. Se il sindaco è un lavoratore dipendente o un pensionato l’importo riportato in tabella deve essere dimezzato, a meno che non richieda l’aspettativa per tutta la durata del mandato. I liberi professionisti al contrario percepiscono l’indennità piena, perché ritenuti più penalizzati per effetto degli oneri fiscali e previdenziali impliciti nel reddito d’impresa.

Altre variabili che incidono sulla quantificazione dell’indennità di carica sono:

1) Se la percentuale di entrate proprie del bilancio comunale risultanti dall’ultimo rendiconto è superiore alla media regionale, calcolato per fasce di numero di abitanti, scatta una maggiorazione del 3 per cento.

2) Se la spesa corrente pro capite dell’ultimo bilancio approvato è superiore alla media regionale, calcolata sempre per fasce di popolazione, scatta un incremento del 2 per cento sull’importo in tabella. E’ prevista la facoltà di introdurre ulteriori incrementi fino al 15 per cento dell’importo fissato dalla legge previa assunzione di delibera motivata. Ma è possibile anche ridurre o addirittura rinunciare al compenso.

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