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La notte della Parola: per rimettere al centro la Parola

DIOCESI – Le comunità della vicaria di S. Giacomo per l’anno della fede e nel 50° del Concilio Vaticano II si sono proposte di  Nella costituzione dogmatica Dei Verbum “il Santo Concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli ad apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo. Si accostino dunque volentieri al sacro testo, sia per mezzo della Liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura (Lectio divina)” (DV 25).

Una proposta è stata quella di mettersi tutta la notte in ascolto della Parola del Signore. Venerdì 7 dicembre per tutta la notte alcune chiese della zona sono rimaste aperte per la proclamazione del Vangelo di Luca. Ogni ora è stata curata da un sacerdote e dalle realtà ecclesiali delle nostre comunità, dai giovani e dagli adulti, da tutti coloro che hanno accolto quest’invito. Fino alle prime luci del mattino sono risuonate le parole del Vangelo alternate da momenti di silenzio e preghiera, con un’accoglienza da parte di tante persone, forse inaspettata ma come ricordava don Olek, all’incontro di presentazione della Dei Verbum, a Villarosa del 3 dicembre:“Incontrare la Bibbia è incontrare Dio. C’è molto da fare ancora perché da tutti sia avvertito che aprire la Bibbia è entrare nel mistero di amore del Padre che comunica con noi, nello Spirito, mediante il suo Figlio. Una esperienza non riducibile alla sola sfera dell’intelligenza e della conoscenza, ma che si compie nell’incontro. La Bibbia non parla di Dio e dell’uomo separati, ma in vista di un patto di amore, di un’alleanza, che Dio offre all’uomo, che l’uomo può accogliere o rifiutare, perdendo qualcosa di sé ogni volta che rifiuta qualcosa di Dio. Mettersi al suo ascolto deve essere percepito come una pratica di dialogo tra alleati, tra amici. La Parola di Dio è una cosa viva, la Bibbia è un testo scritto. Ha un’importanza speciale perché è un testo ispirato. Ma la nostra fede non è una religione del Libro, non è la religione biblica. La nostra fede è una religione della Parola di Dio viva, accolta, che ci mette in relazione personale con Gesù Cristo, e, per mezzo di Cristo, con Dio Padre.”L’attenta partecipazione durante tutta la notte ha davvero ricordato la necessità di molti di incontrare Dio, di dialogare tra amici, appunto, un’esigenza di ascolto e relazione da accogliere e sostenere per tutta la comunità e ricentrarsi così sulla Parola. Come ancora indica la Dei verbum seguendo Sant’Agostino, prima c’è l’annunzio della salvezza, attraverso l’annunzio della salvezza si ascolta, attraverso l’ascolto si crede, attraverso la fede arriva la speranza e solo come ultimo passo la persona comincia ad amare. Perciò “se è vero che non è mai esistita un’esperienza di Chiesa senza Scrittura, è altrettanto vero che la Scrittura dispiega tutta la sua potenza e la sua luce, tanto da essere «per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale» (Dei Verbum 21), dentro un popolo che cammina, che sperimenta il suo Signore all’opera, nella carne trasfigurata dei suoi santi e dei suoi testimoni.”

Sempre don Olek evidenziava come “volendo fermarci ad un aspetto, quello del rapporto tra i fedeli e la Sacra Scrittura, una recente inchiesta (i dati stanno per essere pubblicati) riporta che l’80% dei praticanti in alcuni paesi dell’Europa (Italia, Francia e Spagna) ascolta la Bibbia solo durante la Messa della domenica, e appena il 3%, sempre dei praticanti, la legge ogni giorno. Ovviamente questo comporta non solo un’ignoranza materiale sulla Bibbia (ad esempio, il 40% crede che san Paolo abbia scritto un Vangelo e il 26% anche san Pietro), ma soprattutto non la sente come il proprio libro, come il libro della propria vita.” Si rimarcava perciò che “non si tratta, quindi, di aggiungere qualche incontro in parrocchia o nella diocesi. Ma di verificare che nelle abituali attività delle comunità cristiane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti, si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola passando “da testi che parlano di Dio a Dio stesso che parla nei testi”.

L’esperienza della notte della Parola sia non un evento concluso in sé, ma il tempo fecondo e ristoratore, come il riposo notturno, perché l’ascolto si apra alla luce del mattino, al ritmo della quotidianità rigenerata dalla Parola, carica della novità del Vangelo. E diventi così lo stile del cristiano, della comunità, della Chiesa che “fa esperienza della Parola mediante l’incontro con la Sacra Scrittura, celebra la Parola nella Eucaristia domenicale, traduce la Parola nella vita.”

Monica Vallorani: