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L’origine storica della Memoria della Beata Vergine del Rosario

ITALIAOggi 7 ottobre la Chiesa Onora la Beata Vergine del Rosario in ricordo della storica battaglia di Lepanto combattuta nel 1571. San Pio V attribuì l’esito positivo dell’episodio bellico all’intercessione di Maria alla quale fu attribuito da allora il titolo di “Auxilium Christianorum” col quale ancora oggi la veneriamo. Per conoscere l’origine storica di questa memoria liturgica, abbiamo intervistato Alberto Leoni autore di diversi libri di carattere storico come “L’Europa prima delle crociate” e “La croce e la mezzaluna”, editi da ARES

Ci può ricordare quali flotte si affrontarono?
Piccola premessa: attribuire la vittoria di Lepanto all’intercessione di Maria Santissima è oltremodo doveroso ma, se guardiamo il contesto militare e politico e lo svolgimento della battaglia non ci sono elementi miracolistici. Fu una grande battaglia navale, l’ultima combattuta su navi a remi. Da una parte la flotta cristiana, composta da navi veneziane, spagnole e italiane, con molta fanteria dell’impero spagnolo a bordo ( e anche questi fanti erano in buona parte italiani). Una flotta che, fino ad allora aveva conosciuto sconfitte brucianti come quella di Prevesa e che aveva il suo punto debole proprio nella fragile alleanza tra Venezia, l’impero e il papato. Tre soggetti che si erano sempre guardati in cagnesco, soprattutto veneziani e spagnoli. Prima della battaglia, baruffe e risse fecero un po’ di morti e la Lega fu più volte sul punto di spezzarsi. Se ciò non accadde lo si dovette alla formidabile mediazione di don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo di Carlo V e dell’ammiraglio Marcantonio Colonna, comandante del contingente papale. Ciò che salvò l’alleanza fu la preghiera costante del Rosario che unì popoli diversi e diede ai combattenti il coraggio di affrontare i rischi enormi della battaglia. In “La croce e la mezzaluna” (Ares 2009)   ho raccontato cosa fosse un combattimento navale nel 1571. dall’altra parte la flotta ottomana, splendidamente addestrata e unita sotto un impero formidabile. La flotta ottomana era forte di 208 galee quella cristiana di 180-190. Leggera superiorità numerica ottomana più che compensata dalla superiorità cristiana nelle armi da fuoco. In altre parole, gli ottomani erano l’eccellenza del medioevo, i cristiani erano già proiettati nel futuro. La lotta fu incerta e poteva bastare poco per cambiare l’esito della battaglia ma, ripeto, l’elemento fondamentale fu l’eroismo di tutti i marinai e soldati cristiani che furono aiutati da Maria nel trovare pace fra di loro e con il destino che li attendeva.

Fu uno scontro di religione o un una guerra fra stati appartenenti a culture e  tradizioni diverse?
Domanda complessa, risposta complessa. Nell’impero ottomano militavano anche contingenti provenienti da paesi cristiani. La Sublime Porta di Istanbul, a fronte di un’obbedienza nei confronti dello stato, tollerava le religioni diverse dall’islam più di quanto non facessero i regnanti cristiani con ebrei e musulmani. Inoltre gli ottomani avevano sempre badato bene di combattere uno stato cristiano alla volta. Se c’era guerra con Venezia c’era tregua on l’impero e viceversa. Le ambizioni ottomane erano quelle proprio di un grande impero ma è innegabile che la spinta religiosa fosse molto forte. Erano gli eredi dell’impero bizantino e la conquista di Roma, “la mela rossa” come la chiamava il Sultano era sempre l’obbiettivo ultimo. Nel 1571 i turchi stavano vincendo una guerra che durava ormai dal 1350. Avevano occupato tutti i Balcani, erano sbarcati in Puglia nel 1480 e nel 1565, c’era mancato pochissimo che conquistassero Malta. E con Malta presa, la Sicilia sarebbe stata completamente scoperta. Nel settembre 1571 la flotta ottomana era in Grecia e avrebbe attaccato l’Italia nella primavera successiva. Cosa poteva impedire ad AlìPascià di sbarcare ad Ancona, per esempio, e di marciare su Roma? Per questo il santo papa Pio V dedicò tanta energia nel costituire la Lega. In definitiva, le ragioni di questa lotta erano geopolitiche ma era altrettanto chiaro che, se l’Italia fosse stata conquistata dai turchi, l’Europa sarebbe divenuta islamica. Tenuto conto della relativa tolleranza ottomana oggi ci sarebbero ancora molti cristiani in Italia ma in uno stato di dhimmitudine, di sottomissione. Si coltiverebbe ancora la vite, si alleverebbero maiali ma se il sultano di turno avesse cambiato idea? Certamente, oggi,  a molti europei la scomparsa della Cristianità dalla storia fa un baffo, e molti sarebbero anche contenti. Ma, con essa, scomparirebbe anche la libertà di coscienza: sarebbe bene che questi signori lo ricordassero, ogni tanto, tenuto conto di come si sono evolute nei secoli le due grandi religioni monoteiste.

Ci sono state nazioni che non si sono unite al “fronte cristiano” e magari hanno simpatizzato per la “coalizione islamica”?
Come ho detto prima, i turchi facevano la guerra a una nazione per volta e, per questo, hanno sempre vinto le guerre, pur perdendo qualche battaglia. Nella coalizione di Lepanto non c’era l’impero germanico, non c’erano i protestanti  e nemmeno i francesi, da sempre partners dei turchi nel Mediterraneo e, in quegli anni, in preda a una crisi politica e religiosa che sfociò nelle grandi guerre di religione fra cattolici e ugonotti. Fu una vittoria dell’Europa meridionale e cattolica che aveva aderito alla Controriforma, la più grande riforma della storia Chiesa.

Cosa ha significato la vittoria di Lepanto per la storia dell’Europa?
Al momento ben poco. L’anno dopo la Lega si sciolse, come prevedibile, perché Venezia fece una pace separata coi turchi, perdendo Cipro e pagando anche un’indennità di guerra. La guerra fu vinta dai turchi, senza discussioni. Gli effetti morali si ebbero subito. Se pensiamo che il Colonna sbarcò a Porto Recanati con gli schiavi liberati per recarsi in pellegrinaggio a Loreto, abbiamo un’idea di quello che fu la liberazione da un incubo. Oggi le cancellate di Loreto sono fatte col ferro di quelle catene. Gli effetti militari si fecero sentire dopo. La flotta ottomana fu completamente ricostruita nel giro di pochi anni ma gli equipaggi, gli arcieri, le truppe scelte non potevano essere addestrati agli stessi livelli di prima. E’ un fatto incontrovertibile che la flotta ottomana non fu più un pericolo per l’Europa anche perché il gap tecnologico fra cristiani e musulmani andò aumentando con gli anni. Lepanto fu davvero l’ultima occasione ottomana.

Fortunatamente, grazie alle mutate condizioni culturali e alle riflessioni conciliari, in particolare quelle contenute nella “Nostra aetate”, i rapporti fra cristiani e musulmani sono più distesi. In tale contesto che senso ha la ricorrenza di oggi?

Per decenni nessuno ha più parlato di Lepanto. Un mito ingombrante per un pacifismo che spesso è diventato irenismo. Poi, dopo l’11 settembre 2001, tutti si sono ricordati che esisteva anche un certo islam, aggressivo e micidiale. Ricordo solo che l’offensiva americana in Afghanistan è cominciata domenica 7 ottobre 2001. Un strana coincidenza davvero. Naturalmente, negli anni del terrorismo islamico, scrittori e giornalisti si sono buttati rinfocolare odi e diatribe. Ma la lotta al terrorismo, come ho descritto nel mio “La quarta guerra mondiale: origine e cronache” (Ares 2007) è stata una guerra civile all’interno del mondo islamico. La stragrande maggioranza delle vittime di attentati sono stati altri musulmani. E sono stati altri musulmani a combattere il terrorismo, pagando con la vita, in prima linea, in un combattimento mortale che noi occidentali non abbiamo nemmeno la costanza di seguire. Diciamoci la verità: ancora una volta la nostra pace l’hanno pagata altri al posto nostro e non ricordiamo più nulla. Ma non è così che può continuare vivere una civiltà. E la nostra, con questa smemoratezza, assenza di coscienza e di senso della storia, prepara la propria fine quando arriverà una prova più dura delle altre. Se saremo minacciati come dopo l’attentato alle Twin Towers reagiremo ancora con isteria da una parte e con la viltà dell’irenismo dall’altra. Ci vuole un altro miracolo di Maria “Auxilium Christianorum” perché cambiamo testa tutti quanti. Grazie dell’attenzione

 

 

Nicola Rosetti: