SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nominata nel 2016 Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Guastaferro”, che vanta circa 680 studenti, conosciamo meglio la Dott.ssa Marina Marziale.

Ci racconti un po’ di lei.
Il mio percorso professionale è nato da una grande passione innata: la matematica. Da San Benedetto del Tronto sono partita per Pisa con l’obiettivo di conseguire una Laurea in Scienze dell’Informazione. Era un ambiente quasi esclusivamente maschile, dove si sperimentavano le potenzialità dell’informatica, programmando in binario su schede perforate e con macchine che occupavano intere stanze. Appena completati gli studi, a 24 anni, già lavoravo come analista programmatrice. Sono stati anni densi di soddisfazioni e di scoperte fino a che, nei primi anni ’90, ho scoperto una nuova passione: quella per la docenza. Ho conseguito l’abilitazione e ho iniziato a insegnare, legando le mie esperienze professionali a quelle didattiche.
Numerosi gli incarichi che ho assunto, anche grazie alla mia precedente esperienza lavorativa e alla propensione a lavorare in team e a stretto contatto con gli alunni: da referente della terza area (progetto antesignano dell’alternanza scuola lavoro e dell’attuale PCTO) a progettista di nuovi indirizzi e referente per le numerose riforme che si sono succedute nella scuola. Le mie competenze informatiche mi hanno permesso di collaborare attivamente alla nascita e alla gestione di una web radio e poi di una web tv in ambito scolastico.
Nel 2011 ho affrontato il concorso per Dirigente scolastico, una nuova sfida nel convincimento che, per fare la differenza, è necessario agire dall’interno e in prima persona. Come primo incarico ho diretto l’Istituto Comprensivo di Montemarciano e poi quello di Acquaviva Picena e Monsampolo, prima di approdare nel 2016 all’IPSIA Guastaferro. Ho trovato una realtà sicuramente complessa, che ha risentito e risente tuttora di preconcetti difficili da sradicare. È per questo che invito sempre i genitori titubanti a venire a scuola, a camminare per i corridoi, a visitare le aule e i laboratori, a parlare con i docenti, per creare quell’indispensabile rapporto di fiducia con la scuola, che –  non dimentichiamolo – è, insieme alla famiglia, l’altra importante agenzia educativa.
Sono una dirigente ma anche una madre: ai miei due figli, molto curiosi del mio lavoro, ho sempre cercato di lasciare autonomia di scelta e di errore, nei limiti che ritenevo giusti, accompagnandoli e sostenendoli. Oggi lavorano entrambi con soddisfazione e io ne sono orgogliosa con loro e per loro.

Quali indirizzi di studio propone l’Istituto Superiore che dirige?
L’istituto che dirigo ormai da sei anni forma tante diverse professionalità tecniche e professionali.
Novità di questo anno è la trasformazione della nostra scuola in Istituto di Istruzione Superiore, grazie all’approvazione di un nuovo indirizzo di studi proprio del settore tecnico: Sistema Moda. L’indirizzo, unico nel sud delle Marche, intreccia molteplici competenze: si lavora con le tecnologie digitali (CAD-CAM) e nello stesso tempo si sviluppa la creatività, ideando texture e intere collezioni moda, si studiano i materiali e si ragiona in termini di marketing e produzione, con un occhio alla sostenibilità.
Uno dei fiori all’occhiello, presente dal 1968, è l’indirizzo Odontotecnico, che accoglie alunni provenienti da tutta Italia (grazie al Convitto annesso) e garantisce competenze all’avanguardia nel settore CAM-CAM, nuova frontiera dell’odontotecnica, attraverso la quale si realizzano protesi e manufatti con un altissimo grado di precisione.
L’indirizzo Servizi Culturali e dello Spettacolo rappresenta il nostro settore creativo, che educa alle arti della grafica, della fotografia, degli audio e dei video. La comunicazione, in rete e non solo, riveste un ruolo cardine nella nostra società e noi formiamo professionalità che coniugano la creatività con la tecnica, le competenze digitali con quelle artistiche, in un mix dove ciascun alunno trova il suo personale equilibrio.
Altro indirizzo che si è sempre distinto per i numerosi premi vinti, e che ha recepito tutte le novità della digitalizzazione, è Manutenzione e assistenza tecnica. Due sono le curvature: meccanica-meccatronica ed elettrico-domotica, che formano esperti di manutenzione ed assistenza nei rispettivi ambiti. Saldatura virtuale, programmazione di macchine CNC e progettazione di impianti di domotica civile e industriale garantiscono l’occupazione dei nostri alunni.
L’indirizzo Chimico-cosmetico permette di conseguire, oltre a un diploma quinquennale, la qualifica di estetista o acconciatore. Questo settore offre una solida base di conoscenze e competenze sia di area generale, indispensabili in una qualsiasi professione a contatto con il pubblico, sia di area professionale. Il nostro diplomato deve saper guidare il cliente nella scelta dei prodotti più indicati, districarsi tra allergie e problemi dermatologici e tricologici, utilizzare in sicurezza i macchinari sempre più sofisticati che oggi troviamo in un centro benessere qualificato.

Un capitolo a parte merita il corso di istruzione per gli adulti, avviato ormai da 3 anni. Due gli indirizzi: Manutenzione e Assistenza Tecnica e Servizi Socio-Sanitari (con qualifica OSS). Il percorso viene calibrato in un periodo variabile da 1 a 3 anni per ogni studente-lavoratore sulla base del suo curriculum lavorativo e scolastico.

Quali progetti realizzati in questi anni al Guastaferro le stanno particolarmente a cuore?
Nella vision di un Istituto, i progetti devono costituire un arricchimento per la formazione degli alunni, oltre che un supporto concreto al loro “essere” a scuola. Da queste riflessioni nasce il progetto Io Studio In Biblioteca, che permette ai nostri studenti di ritrovarsi il pomeriggio nell’ampia biblioteca della scuola, seguiti dai docenti, per studiare, socializzare e costruire relazioni tra pari. In questo complesso periodo, particolarmente significativo è lo sportello psicologico, luogo di ascolto sia individuale sia collettivo: in alcune classi, per migliorare i rapporti interpersonali, l’equipe psico-pedagogica interviene con incontri periodici mirati. Tanti altri progetti li realizziamo nell’ambito dei PCTO. Ne cito due che da anni mirano a sensibilizzare i nostri giovani e a creare sinergie positive col territorio. Il primo, Protesi Solidale, nato in collaborazione con la Caritas Diocesana, impegna i nostri odontotecnici nel progettare e produrre protesi per i meno abbienti sotto la guida esperta di docenti e medici. L’altro, Avrò cura di Te, coinvolge il settore chimico-cosmetico: estetiste e acconciatori periodicamente si recano nelle case di riposo per acconciare, truccare, abbellire mani e visi delle ospiti. Lo scambio tra generazioni è un volano potente: ragazze e ragazzi ne escono colpiti, l’empatia che si crea tra loro genera motivazione, rispetto, consapevolezza per realtà poco conosciute. Infine, ma non meno importante, il progetto Erasmus: un’esperienza di stage all’estero apre le porte a possibilità estremamente interessanti e soprattutto permette ai ragazzi di confrontarsi con altre realtà scolastiche e lavorative e di crescere dal punto di vista personale e professionale.

A proposito di PCTO di cui ha detto poco fa,  nelle scorse settimane, ci sono state molte proteste da parte degli studenti italiani per la morte del giovane Lorenzo, rimasto ucciso mentre svolgeva questo tipo di attività in una fabbrica, proteste che si sono unite a quelle per il reinserimento della prova scritta all’esame di maturità. Cosa si sente di dire ai giovani studenti in merito a questi argomenti?

Gli eventi di queste ultimi mesi restituiscono un quadro di difficile lettura: proteste pro e contro la DAD, contro i PCTO e contro l’Esame di Stato. Tutto ciò è sintomatico: i nostri giovani chiedono attenzione e cura, rispetto per le loro esigenze e soprattutto coerenza. Io credo siano perfettamente in grado di affrontare l’esame come è stato prospettato: non è continuando a semplificare che li aiutiamo a crescere.
Per quanto concerne i PCTO, devo fare una premessa. Il mio Istituto ne ha fatto uno dei suoi punti di forza: gli alunni vengono formati sin dal primo anno per vivere serenamente e proficuamente queste esperienze: i docenti, in particolare di area professionale, affrontano la tematica della sicurezza sotto tutti i punti di vista. I nostri laboratori sono veri e propri microcosmi lavorativi e quindi, dopo una preparazione teorica in aula, è al loro interno che si forma la cultura della sicurezza. È un percorso che permea tutta l’attività didattica laboratoriale nei due/tre anni che precedono l’inserimento effettivo in azienda. Ogni alunno è seguito da un docente che conosce personalmente le aziende e che si occupa di verificare, anche tramite visite sul posto, le condizioni lavorative. È una rete importante basata sulla fiducia e sulla conoscenza, costruita in 60 anni di attività della scuola. Non dimentichiamo che ci sono ragazze e ragazzi che a 16/18 anni svolgono abitualmente un lavoro, stagionale e non. Ritengo fondamentale che la scuola li accompagni in queste prime esperienze, fornendo loro gli strumenti di conoscenza per garantire se stessi e gli altri. Avvicinarsi progressivamente al mondo del lavoro è indispensabile per costruire quella cultura della sicurezza che, osservando i dati nazionali sugli infortuni, non mi sembra sia stata sufficientemente raggiunta.

Quali progetti ha in cantiere per i suoi studenti nel prossimo futuro?
In questo secondo quadrimestre sarà avviato il progetto IPSIA CAMPUS, articolato in più moduli finalizzati a sviluppare competenze professionali e non: laboratori pomeridiani per imparare a saldare con un sistema virtuale, a pilotare droni, a diventare tecnici esperti nel CAD-CAM, per potenziare l’inglese professionale ma anche corsi di teatro, di musica (grazie a una grande sala prove interna) e di meditazione. Questo progetto, completamente gratuito, si svilupperà anche nel corso del prossimo anno scolastico.
Per il 2022/2023 è invece allo studio un progetto innovativo di accoglienza con attività di peer tutoring, già in fase di sperimentazione. Vogliamo superare l’inevitabile gap tra scuola del 1° ciclo e scuola superiore. Lavoreremo sul metodo di studio e sui rapporti interpersonali, privilegiando il lavoro di gruppo in classe, il confronto e la pratica laboratoriale.
Qual è il bilancio di questi anni da Dirigente?
La pandemia è stata sicuramente la sfida più complessa che abbia affrontato il mondo della scuola. E devo sicuramente ringraziare tutto il mio personale se siamo riusciti nel Marzo del 2020 ad avviare a tempo record la didattica a distanza e a supportare gli alunni con la distribuzione di computer sin dai primi giorni della pandemia. Da sempre convinta che la didattica laboratoriale sia da realizzare in classe e non semplicemente in laboratorio, ho investito in epoca pre-pandemia, così da dotare tutte le aule di attrezzature per la didattica digitale. E quando è scoppiata l’emergenza pandemica, tutto il corpo docente si è messo in gioco e, anche grazie ad incontri di formazione pomeridiani, sono state superate le iniziali difficoltà connesse alla DAD. Oggi, dopo due anni di emergenza, stiamo finalmente approdando ad una nuova normalità, sicuramente provati dalle continue difficoltà, ma anche molto più forti, preparati e determinati di due anni fa.

Per concludere quale messaggio vuole dare ai lettori?
Il momento che stiamo vivendo è di grande complessità. Per noi adulti, ancor più per i nostri ragazzi. Che ci guardano e ci ascoltano. E che a volte non hanno modelli di riferimento adeguati. La scuola assolve a un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo del cittadino, coniugando il sapere con il saper fare e il saper essere. Consapevoli di questo, dobbiamo impegnarci per restituire alla scuola e a tutti i suoi operatori la dignità che meritano. Allora invito tutti a riflettere su quanto importante sia il ruolo della scuola nella società di domani con una frase di Jean Piaget “L’obiettivo principale della scuola è quello di creare uomini e donne che sono capaci di fare cose nuove, e non semplicemente ripetere quello che altre generazioni hanno fatto”.

 

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