Paolo Bustaffa

“Se duemila anni fa il massimo orgoglio di una persona nell’Occidente e nel Medio Oriente era dichiarare ‘civis romanus sum’ oggi l’intera umanità potrebbe esprimere la piena felicità e la pienezza del diritto universale nel dire ‘cum-civis umanus sum’, ‘sono un concittadino umano’, l’unica specie esistente portatrice dei diritti umani universali su questo pianeta”. Alle notizie che ancora confermano il diffuso rifiuto di cittadinanza al diverso Sandro Calvani risponde con una considerazione frutto della sua competenza di docente in politiche dello sviluppo e aiuti umanitari.
Chi, come lui, crede in una prospettiva diversa dalla rassegnazione a uno scenario senza o con dignità umana dimezzata viene fatto accomodare nell’area degli utopisti, dei sognatori, degli ingenui.
Ma c’è un popolo che salta la staccionata di questo recinto ideologico: è il popolo dei 3CK (oppure TCK,Third Culture Kids), il popolo dei “ragazzi di terza cultura” che ha iniziato a esistere negli anni ’60 e oggi conta decine di milioni di persone.
“Sono – scrive Calvani – figli di migranti, di rifugiati, di espatriati che – scrive Calvani – on si sono fermati a vivere in un secondo Paese rispetto a quello dei loro genitori, questi ragazzi sono cresciuti in diversi Paesi. Si differenziano dai figli, molto più numerosi, dei comuni migranti che si caratterizzano come biculturali e non multiculturali”.
Lasciano le loro case perché per loro la casa è il mondo, non tagliano però le radici, rivendicano il diritto all’appartenenza locale ma hanno un forte rifiuto di ogni forma di localismo esclusivo, di nazionalismo, di sovranismo. L’unico confine accettabile e invalicabile è il pianeta Terra, la casa comune che, affermano, deve essere tutelata e difesa dai conflitti e dai continui attacchi all’ambiente.
Di fronte a questo movimento globale di giovani si pone la realtà di un Paese come il nostro che il Rapporto annuale definisce “senza futuro” perché continua a non investire adeguatamente sulle nuove generazioni e si ostina a negare la cittadinanza a giovani stranieri che hanno titolo a vederla riconosciuta.
Continua a prevalere il “civis romanus sum“sul “cum-civis umanus sum”.
Come si porrà il rapporto tra i 3CK e i ragazzi che in Italia e nel mondo vivono in situazioni di disagio fatto di emarginazione dal digitale, da dispersione scolastica, da mancanza di lavoro? Come si porranno i “ragazzi di terza cultura” di fronte ai loro coetanei Neet, (Not in education, employment or training), giovani senza studio, occupazione, formazione.
Ci sono giovani generazioni che volano e giovani generazioni alle quali sono state tarpate le ali.
Sono contraddizioni terribili. La pandemia le ha messe a nudo, ha visto allargarsi la forbice delle diseguaglianze culturali, sociali, economiche e così continua l’opera di sfilacciamento del tessuto intergenerazionale.
La risposta, almeno per ora, non sembra purtroppo venire dagli adulti e dalla loro politica. Verrà dall’incontro tra i 3CK e i Neet, avverrà tra i ragazzi cittadini del mondo e quei loro coetanei ai quali è negato ili diritto di cittadinanza?

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