Sono cinque i nuovi venerabili della Chiesa – tra cui tre italiani – di cui il Papa ha riconosciuto le virtù eroiche con i decreti promulgati dalla Congregazione per le cause dei santi. Il più giovane è Matteo Farina, giovane italiano morto a 18 anni, nel 2009, dopo una esemplare vita di fede cristiana.

Con l’udienza di ieri al card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi – riferisce infatti la Sala Stampa della Santa Sede – il Santo Padre ha riconosciuto per decreto l’eroismo delle virtù cristiane di questi servi di Dio, ora riconosciuti come venerabili. Si tratta, nel dettaglio, dei decreti riguardanti: le virtù eroiche del servo di Dio Francesco Caruso, sacerdote dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, nato a Gasperina il 7 dicembre 1879 e ivi morto il 18 ottobre 1951; le virtù eroiche del servo di Dio Carmelo De Palma, sacerdote dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto; nato a Bari il 27 gennaio 1876 e ivi morto il 24 agosto 1961; le virtù eroiche del servo di Dio Francesco Barrecheguren Montagut, sacerdote professo della Congregazione del Santissimo Redentore, nato a Lérida (Spagna) il 21 agosto 1881 e morto a Granada (Spagna) il 7 ottobre 1957; le virtù eroiche della serva di Dio Maria de la Concepción Barrecheguren y García, laica, nata a Granada (Spagna) il 27 novembre 1905 e ivi morta il 13 maggio 1927; le virtù eroiche del servo di Dio Matteo Farina, laico; nato ad Avellino il 19 settembre 1990 e morto a Brindisi il 24 aprile 2009.

Da Avvenire: Farina fu un ragazzo normale, cresciuto in una famiglia in cui maturò però qualcosa di speciale: una fede ardente e profonda. Trascorse la sua breve vita a Brindisi, dove frequentò le scuole dell’obbligo e poi l’Itis. Nel settembre 2003 a causa di forti mal di testa e problemi alla vista si sottopose a delle visite specialistiche prima in Italia e poi in Germania, ad Hannover, dove gli fu diagnosticato un tumore al cervello. Visse la malattia, le pesanti terapie e gli interventi invasivi – l’ultimo gli lasciò una paralisi al braccio e alla gamba sinistra – con un spirito soprannaturale che commosse e illuminò chi gli stava vicino. «Dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma non nella tristezza della morte, bensì nella gioia di essere pronti all’incontro con il Signore!» disse poche settimane prima di salire al cielo. Pur non potendo più esprimersi con le parole, alla domanda della madre di offrire la sua grande sofferenza per la salvezza delle anime, fece cenno di sì con la testa e con gli occhi.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *