Serve una vera e propria “rivoluzione culturale” per combattere “mali sociali” come la tratta degli esseri umani e la xenofobia.
Ne è convinto il Papa, che, ricevendo ieri in udienza i partecipanti all’incontro del Segretariato per la giustizia sociale e l’ecologia della Compagnia di Gesù, ha esortato i suoi confratelli ad “annunciare la fede e promuovere la giustizia”, dedicandosi in primo luogo al servizio dei poveri e degli emarginati. “Costruire ponti affinché l’incontro umano permetta a ciascuno di noi di scoprire negli ultimi il volto bello del fratello – l’appello centrale del discorso di Francesco, pronunciato in spagnolo – nel quale noi ci riconosciamo e la cui presenza, anche senza parole, reclama per le sue necessità la nostra attenzione e solidarietà”.
Tra le “situazioni di ingiustizia e di dolore umano che tutti conosciamo”, il Papa ha citato “la tratta di persone, le espressioni di xenofobia e la ricerca egoistica dell’interesse nazionale, la disuguaglianza tra i Paesi e all’interno di uno stesso Paese”.  Per affrontare queste sfide, la tesi di Francesco, occorre “una autentica rivoluzione culturale, una trasformazione del nostro sguardo collettivo, delle nostre attitudini, dei nostri modi di percepire e di porci di fronte al mondo”. “I mali sociali spesso si insinuano nelle strutture di una società, con un potenziale di dissoluzione e di morte”, il grido d’allarme del Papa: di qui “l’importanza del lavoro lento di trasformazione delle strutture, come mezzo per la partecipazione al dialogo pubblico, lì dove si prendono le decisioni che hanno una ricaduta sulla vita degli ultimi”.

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