Mancano “misure efficaci per proteggere i minori migranti e richiedenti asilo dallo sfruttamento e gli abusi sessuali nelle zone di transito al confine tra Ungheria e Serbia”. È un rapporto adottato dal Comitato del Consiglio d’Europa sui diritti dell’infanzia che “deplora” una serie di mancanze. Alla luce della visita nelle zone di transito nel 2017 e dopo le raccomandazioni che già erano state inoltrate alle autorità ungheresi, il cosiddetto Comitato di Lanzarote denuncia come “i minori presenti in tali zone continuano a correre rischi eccessivi, visto che le autorità ungheresi non hanno adottato misure sufficienti per proteggerli, nonostante alcune iniziative positive (quali l’istituzione di corsi di formazione e la creazione di zone protette)”. Il rapporto evidenzia una nutrita serie di difficoltà: alle Ong si continua ad impedire l’accesso alle zone di transito; “i minori non accompagnati (tra i 14 e i 18 anni) sono ancora trattati come adulti nell’ambito delle procedure di immigrazione”; precari gli alloggi: “aree recintate all’aperto con conteiner per riparo”; i minori “non sono ancora assistiti secondo il sistema ungherese di protezione dei minori”, il che aumenta il rischio di sfruttamento e abuso sessuale, soprattutto per le ragazze.
Nel rapporto si fa riferimento anche alla prevista chiusura della casa dei bambini di Károlyi István a Fót e alla mancanza di informazioni precise su sistemazioni alternative per i minori che la occupano. Assente anche la collaborazione con le autorità serbe per una gestione oculata delle liste di attesa per l’ingresso nelle zone di transito ungheresi, in modo da prevenire possibili sfruttamento sessuale e abusi sessuali o bambini richiedenti asilo. Manca anche chi possa aiutare i bambini a farsi comprendere dagli operatori e dal personale ungherese.

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