Pitigliano, Sovana e Orbetello nascono in epoca etrusca e seguono poi la storia. Dalla fine del 1400 con il conte Niccolò III Orsini e per circa tre secoli, i cittadini ebrei – una cospicua presenza – e cattolici di Pitigliano formano un’unica comunità civile. Libera dalle restrizioni del ghetto la comunità ebraica si allarga e accoglie anche gli ebrei dai limitrofi Stato Pontificio e Firenze, divenendo una “Città rifugio” (arè miqlat) tanto da essere denominata la Piccola Gerusalemme. A descriverla così è Marco Monari, precisando che “a Pitigliano nessuno ha mai parlato di due comunità o di convivenza perché non ce n’è bisogno”. Intervenendo alla giornata di studio “La Chiesa e i suoi musei. Identità, governance e politiche culturali” promossa dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, in collaborazione con i Musei vaticani, racconta che dopo le leggi razziali i cattolici di Pitigliano protessero e nascosero, a rischio della propria vita, i concittadini ebrei. Ancora oggi “si sente molto forte il legame con il passato”. Quattro anni fa il vescovo ha voluto valorizzare queste radici storiche e culturali. Elena Servi, fondatrice e presidente dell’associazione Piccola Gerusalemme, ha fatto propria la proposta ed è nato il Progetto culturale Pitigliano-Gerusalemme per “progettare e realizzare occasioni di incontro, crescita culturale, religiosa e umana”. Tra le iniziative, il gemellaggio con il Patriarcato latino di Gerusalemme. Su invito della Farnesina, la diocesi ha aderito, unica in Europa, al progetto di dialogo tra i Paesi del Mediterraneo. Dopo un primo convegno se ne terrà un altro il 5 giugno nell’ambito dell’iniziativa “Aperti al Mab” promossa dal 3 al 9 giugno dall’Uffico Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.

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