Le cure palliative “sono una forma privilegiata e disinteressata della carità cristiana nel momento ultimo della vita, nella fase più delicata, in cui la paura del distacco si aggiunge alla sofferenza. Però mai in nessun modo ed in nessun caso si devono confondere le cure palliative con l’eutanasia”. A ribadirlo è mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (Pav), presentando il congresso internazionale “Palliative care: everywhere & by everyone” che si terrà da oggi al 1° marzo a Roma per iniziativa della stessa Pav. Il congresso, spiega il presidente, “è parte integrante di un progetto dell’Accademia per  diffondere una cultura dell’attenzione al malato terminale, alla qualità della sua vita e della famiglia che ha intorno. Nessuno deve trovarsi da solo nella fase ultima dell’esistenza e non si deve trascurare l’aspetto spirituale dell’accompagnamento”. All’appuntamento, che prende il via oggi alle 9 presso l’Augustinianum (via Paolo VI 25) e sarà iaugurato da mons. Paglia, partecipano 400 specialisti e operatori del settore, da 38 paesi del mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Corea al Cile, dal Burkina Faso e dal Sudafrica al Giappone e all’Australia. “Il 100% di noi muore, è un fatto – dice Eduardo Bruera, docente a Houston e uno dei massimi esperti mondiali in materia e che aprirà i lavori – e le strutture sanitarie che provvedono adeguate cure palliative hanno i migliori standard qualitativi nell’accompagnamento dei pazienti. Ma per diffondere le cure palliative serve un cambiamento culturale”. Nella due giorni si parlerà di servizi sanitari, cultura dell’accompagnamento, comunicazione tra medico e paziente e famiglia, scelte terapeutiche ed etiche, aspetti spirituali, decisioni pubbliche e di economia sanitaria. Oggi alle 13 è in programma una conferenza stampa presso la sede della Stampa estera (Via dell’Umiltà 83c) alla quale interverranno fra gli altri Paglia e Bruera.

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