“Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”. Lo ha ricordato questa mattina Papa Francesco in un videomessaggio ai partecipanti al III simposio sull’Amoris laetitia dedicato al tema “Il Vangelo dell’amore tra coscienza e norma” organizzato dall’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. “Il mondo contemporaneo – ha ammonito il Papa – rischia di confondere il primato della coscienza, che è sempre da rispettare, con l’autonomia esclusiva dell’individuo rispetto alle relazioni che vive”. “Questa prospettiva – ha aggiunto – non è innocua: essa plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo”. E “la diffusione di questo atteggiamento ha conseguenze gravissime per tutti gli affetti e i legami della vita”. Secondo il Papa, “è questo un ‘inquinamento’ che corrode gli animi e confonde le menti e i cuori, producendo false illusioni”. “Nell’intimo di ciascuno vi è un luogo dove il Mistero si rivela e illumina la persona rendendola protagonista della sua storia. La coscienza – ricorda il Concilio Vaticano II, è questo ‘nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità’”. “Al cristiano – ha evidenziato il Papa – spetta vigilare affinché in questa sorta di tabernacolo non manchi la grazia divina, che illumina e fortifica l’amore coniugale e la missione genitoriale”. Con il miracolo delle nozze di Cana, ha notato il Papa, “Gesù indica in particolare la medicina della misericordia, che guarisce la durezza del cuore, risanando i rapporti tra marito e moglie e tra genitori e figli”. Papa Francesco ha concluso auspicando che “questo simposio possa aiutare la Chiesa in Italia ad assimilare e sviluppare i contenuti e lo stile di Amoris laetitia; possa contribuire alla formazione degli animatori dei gruppi familiari nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti; possa sostenere il cammino di tante famiglie, aiutandole a vivere la gioia del Vangelo e ad essere cellule attive nella comunità”.

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