La povertà infantile è aumentata in due terzi dei Paesi europei, con aumenti di oltre 15 punti percentuali per Cipro, Islanda e Grecia e di 7-9 punti percentuali in Ungheria, Italia, Irlanda e Spagna. Lo rivela l’indagine “Children of Austerity: Impact of the Great Recession on child poverty in rich countries” (I bambini dell’austerità, l’impatto della grande recessione sulla povertà dei bambini nei paesi ricchi), pubblicata dall’Ufficio di ricerca Unicef Innocenti, in collaborazione con 16 istituti di ricerca internazionali. Non un solo paese europeo ha aumentato le spese per le agevolazioni familiari e 2/3 hanno ridotto le spese pro capite, si legge nel rapporto. La maggior parte dei 41 paesi industrializzati ha raggiunto dei picchi minimi, fra il 2 e il 9%, del Pil fra il 2006-8 e il 2009-14. Otto paesi, fra cui Irlanda, Italia e Grecia hanno visto una riduzione a cifra doppia. La povertà dei bambini presi come campione è aumentata dal 12 al 20% nell’Italia settentrionale e dal 42 al 50% nell’Italia meridionale fra il 2008 e il 2014.
L’analisi propone una prospettiva comparativa fra 41 paesi Ocse e Ue, con casi studio approfonditi su 11 paesi. “Un gran numero di bambini nei paesi ricchi del mondo è stato gravemente colpito dalla crisi economica globale, con la povertà infantile – riferita ai livelli pre-crisi – aumentata in molti paesi”, ha dichiarato Yekaterina Chzhen dell’Unicef-Innocenti, co-curatrice del volume e autrice principale del capitolo comparativo. I paesi oggetto di casi studio sono: Belgio, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Ungheria.

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