PapaZenit, di Luca Marcolivio

Un nuovo potente monito sull’emergenza ambientale ed alimentare è arrivato ieri da parte del Santo Padre, in occasione dell’udienza concessa ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. L’assemblea si tiene fino a domani sul tema Scienza e Sostenibilità. Impatto delle conoscenze scientifiche e della tecnologia sulla società umana e sul suo ambiente.

Papa Francesco ha messo in luce in primo luogo il contributo della Pontificia Accademia che, “col passare del tempo rivela sempre meglio il suo valore sia per il progresso della scienza, sia per la causa della cooperazione tra gli esseri umani e, in particolare, per la cura del pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere”.

Si sta manifestando “una rinnovata alleanza tra la comunità scientifica e la comunità cristiana” per la protezione della casa comune, “minacciata dal collasso ecologico e dal conseguente aumento della povertà e dell’esclusione sociale”, ha sottolineato il Pontefice.

Richiamandosi ad un passaggio della Laudato Si’, in cui esortava al compimento del “progetto di pace, bellezza e pienezza” (cfr. 53) di Dio, il Papa ha poi denunciato: “Nella modernità, siamo cresciuti pensando di essere i proprietari e i padroni della natura, autorizzati a saccheggiarla senza alcuna considerazione delle sue potenzialità segrete e leggi evolutive, come se si trattasse di un materiale inerte a nostra disposizione, producendo tra l’altro una gravissima perdita di biodiversità”.

Gli uomini non sono “custodi di un museo” ma “collaboratori della conservazione e dello sviluppo dell’essere e della biodiversità del pianeta, e della vita umana in esso presente”. Parlare di “conversione ecologica” vuol dire assumere pienamente sia la propria responsabilità “nei confronti del creato e delle sue risorse, sia la ricerca della giustizia sociale e il superamento di un sistema iniquo che produce miseria, disuguaglianza ed esclusione”. In altre parole, si tratta di “costruire un modello culturale per affrontare la crisi dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze sociali, affinché le enormi potenzialità produttive non siano riservate solo a pochi”.

Se da un lato, già esiste una “comunità scientifica” che, attraverso il “dialogo interdisciplinare”, ha saputo studiare la “crisi del nostro pianeta”, adesso è necessario “costituire una leadership che indichi soluzioni in generale”, con particolare riguardo per l’“acqua”, per le “energie rinnovabili” e per la “sicurezza alimentare”, puntualmente trattati nella Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze.

Francesco ha quindi esortato alla creazione di “un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico producano danni irreversibili non solo all’ambiente, ma anche alla convivenza, alla democrazia, alla giustizia e alla libertà”.

“Degna di nota” è, salvo “lodevoli eccezioni”, per il Santo Padre, “la debole reazione della politica internazionale” riguardo alla situazione del pianeta: un fenomeno che si manifesta nella “distrazione” o nel “ritardo nell’applicazione egli accordi mondiali sull’ambiente, nonché dalle continue guerre di predominio mascherate da nobili rivendicazioni, che causano danni sempre più gravi all’ambiente e alla ricchezza morale e culturale dei popoli”.

Al tempo stesso, vi sono “tanti segni incoraggianti di un’umanità che vuole reagire, scegliere il bene comune, rigenerarsi con responsabilità e solidarietà. Insieme ai valori morali – ha poi concluso il Pontefice – il progetto dello sviluppo sostenibile e integrale è in grado di dare a tutti gli scienziati, in particolare a quelli credenti, un forte slancio di ricerca”.

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