DIOCESI – Matteo Calvaresi sabato 12 gennaio alle ore 21.00 sarà ordinato diacono nella Chiesa della SS. Annunziata, gli abbiamo rivolto alcune domande:

Cosa sognavi di fare da bambino?
La prima cosa che mi ricordo che volevo fare da bambino una volta adulto era il prete. Poi crescendo avevo il desiderio di fare il cuoco o l’insegnante. Ma alla fine eccomi qui sto per diventare Diacono, anche se vi posso dire che in cucina me la cavo.

Come ti senti a poche ore prima dell’ordinazione?
Non mi rendo conto ancora ed è bene così perché il dono che ricevo è grande, tanto grande che l’uomo non lo può contenere, non ne sarebbe degno, così come è sottolineato nella frase di Luca che ho scelto nel ricordino “Non sono degno di slegare i lacci dei sandali”. Noi non saremmo pronti per un dono del genere, perché non potremmo mai essere così bravi da esserne degni. Perciò è un grande dono di cui sono grato.

Don Luigi Verdi ha detto che oggi ci sono due grandi poveri i giovani e i preti, e tu sei giovane e sei in cammino per il sacerdozio ordinato, cosa ne pensi?
I giovani e i preti sono figli del proprio tempo. C’è un’incapacità maggiore oggi di essere immuni ai richiami “del mondo”, penso soprattutto ai preti, forse nel passato c’era una sorta di immunità data dal contesto, o forse le cose erano più tenute nascoste. Oggi si è bersagliati ed è più difficile testimoniare la fede, per tutti. L’umanità emerge in modo più prepotente. Del resto il prete è un uomo e sbaglia anche. A volte è anche da solo e a volte c’è chi sceglie di rimanere nella propria solitudine, ma allora bisogna andare a cercare queste persone invece di aspettarle. Alle persone che fanno difficoltà a chiedere, la Chiesa dovrebbe avere un occhio di riguardo, essere vicina, andrebbero aiutate nelle difficoltà, che ci sono più di quanto non fosse nel passato. Il prete ha perso un po’ quel ruolo che gli era assegnato e deve trovare costantemente le ragioni della sua scelta: nell’ascolto della Parola, nella preghiera, deve sentirsi consolato dallo Spirito e allora sentire il cuore colmo. La compagnia degli altri non ci riempie se non trovo Cristo negli altri.

Questo è anche l’ultimo anno in seminario, cosa ti porti con te da questo?

Sono grato alla comunità del Seminario Regionale di Ancona, ai formatori, ai fratelli perché mi hanno sostenuto. Tanti episodi mi hanno messo in discussione, se non ci fossero state le persone giuste non sarei stato aiutato come invece è stato. È giusto che sia un lungo cammino, 7 anni, quello del seminario. Ed è giusto che la Chiesa investa molto sulla formazione nei seminari, con i preti “migliori”, dati appunto per la formazione, da tutta la regione, così che si possa garantire un livello alto di preparazione e di esperienza per coloro che si incamminano verso il sacerdozio, e avere così preti formati e preparati.

In chi in questo momento della tua vita vedi il volto di Cristo?
Nelle vittime dell’emarginazione di qualunque tipo: negli ultimi, i poveri, i malati che sono gli emarginati dalla società che non si cura di loro, di cui non si accorge. Perché c’è un desiderio di cancellare il dolore, il male, la morte in questa società. Invece in questi segni si è presentato Gesù, che non è stato compreso. La gente non ha capito, come Erode, Pilato…, e lo ha emarginato. Ma Gesù ha messo in risalto la morte stessa, come ci fa capire Giovanni, la croce è il trono di Cristo. Ed infatti Cristo si rivolge ad ogni emarginato.
È un Cristo da accogliere ma anche Cristo che ci accoglie, quello che mi ha mostrato la comunità della famiglia, degli amici, del seminario, delle parrocchie. E di ciò sono grato e non posso che dire grazie.

Se dovessi scegliere un canto che ti rappresenta in questo momento, quale sceglieresti?
Il “canto dell’amore” che dice:

Se dovrai attraversare il deserto
non temere io sarò con te
se dovrai camminare nel fuoco
la sua fiamma non ti brucerà
seguirai la mia luce nella notte
sentirai la mia forza nel cammino
io sono il tuo Dio, il Signore.

Continuerai il tuo servizio da diacono nella parrocchia di Regina Pacis?
Per ora continuo il mio servizio in questa parrocchia, disponibile a quello che il Pastore vorrà.

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