ANCONA- “Le Marche sono pronte a sostenere i sacrifici che la difficile situazione economica nazionale richiede, ma non possono venire penalizzate con tagli lineari che accomunano le Regioni più virtuose a quelle che meno lo sono state in questi anni. Si rischia di tagliare servizi essenziali e di penalizzare i territori, senza distinguere quanto ciascuna realtà ha già fatto per mantenere i propri conti in equilibrio”.

È l’appello che gli assessori regionali al Bilancio, Pietro Marcolini, e alla Salute, Almerino Mezzolani, hanno lanciato nel corso di una conferenza stampa, in vista delle pesanti ricadute che il decreto legge del Governo sulla “spending review” (95/2012) avrà sulla finanza regionale. Disposizioni, hanno riferito, che “minano gli equilibri di bilancio anche delle Regioni virtuose come le Marche”.

Effetti pesanti, ha detto Marcolini, “perché la logica che ispira la riduzione ulteriore della spesa è di carattere lineare, cioè tagli indifferenziati, a prescindere dal comportamento virtuoso delle singole amministrazioni e dal confronto con i costi standard per l’acquisto di beni e servizi. Questo significa che vengono maggiormente punite le realtà che hanno perseguito l’efficienza, rispetto a quelle che hanno tenuto ampi livelli di spesa. L’impostazione è assolutamente sbagliata, con ricadute anche sulla stessa sostenibilità dei bilanci. Nella previsione insita nel decreto della spending review, le Regioni dovremmo non soltanto rinunciare complessivamente a oltre 5 miliardi e 200 milioni di risorse che lo Stato abitualmente trasferiva fino al 2010, ma non avranno addirittura  un euro per funzioni vitali come la manutenzione delle strade o le politiche industriali e infrastrutturali. Il prossimo anno le Marche dovranno praticamente restituire una trentina di milioni di euro, probabilmente sotto forma di una riduzione della capacità di bilancio attraverso il Patto di stabilità che vieta di oltrepassare certi livelli di spesa”.

Marcolini ha poi ricordato quali sono le “partite” più delicate per le Marche: sanità, trasporto pubblico locale, società partecipate. “Nella sanità – ha riferito – arriviamo al paradosso di dover far fronte, entro il 2014, a una riduzione di oltre mezzo miliardo di euro, su un trasferimento del Fondo sanitario che è attorno a 2 miliardi e 700 milioni. Sono riduzioni che si possono sostenere in 20 anni di comportamento virtuoso, cosa che le Marche, insieme  soltanto ad altre tre Regioni, è riuscita a fare. Ora, invece, viene trattata alla stessa maniera di Regioni commissariate che hanno sfondato ogni criterio di rendicontazione della spesa. A questi vanno aggiunti i tagli previsti per il trasporto pubblico locale, per il quale viene prevista un’ulteriore riduzione di circa mezzo miliardo. Inoltre c’è l’obbligo della dismissione delle società che producono beni e servizi per oltre il 90% delle pubbliche amministrazioni, a prescindere da una valutazione di merito di quello che fanno. Anche a livello regionale, come quello nazionale,  esistono società che possono garantire una risposta efficiente e la cui soppressione andrebbe attentamente valutata”.

L’assessore Mezzolani, affrontando le questioni sanitarie, ha parlato di un “passaggio terribilmente difficile. Non è scontato che si riesca mantenere il livello di welfare che conosciamo, che abbiamo costruito e stiamo difendendo con enormi sacrifici, se passerà la linearità dei tagli, in una forma così indiscriminata, colpendo sia le Regioni virtuose che  quelle non virtuose. È evidente che senza costi standard, il nostro lavoro di riordino del sistema sociosanitario risulta enormemente più difficile. Così come è evidente che non possiamo più attardarci dietro discussioni di campanile sul modello di riforma in atto. Quanto abbiamo avviato, in particolare con i Piani di Area vasta, rappresenta una parte del lavoro che, tra l’altro, impone la spending review, per quanto riguarda la dotazioni di posti letto. Le Marche hanno avviato questo lavoro prevedendo 3,9 posti letto per mille abitanti, rispetto ai 3,7 ministeriali. Abbiamo anticipato questa tendenza, trovando resistenza e difficoltà sul territorio. Però dobbiamo farlo, se vogliamo mantenere in piedi un sistema per il quale abbiamo lavorato molto, portandolo ai vertici nazionali per virtuosità. Se ci fermiamo proprio ora, consegniamo il nostro modello sociosanitario al triste destino imposto dalle disposizioni nazionali in materia di revisione della spesa”.

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