Almeno una donna su cinque, tra quelle che pensano di abortire, lo fa perché ha subìto pressioni da parte del partner, dei familiari, di operatori socio-sanitari o altre persone. Due donne su tre che erano intenzionate ad abortire, se adeguatamente aiutate, scelgono di far nascere il proprio figlio. Sono alcuni dei dati presentati oggi a Bologna nel corso di una conferenza stampa in cui la Comunità Papa Giovanni XXIII ha illustrato le attività svolte nel 2013 a favore delle maternità difficili. 573 le mamme in difficoltà aiutate nel corso dell’anno dal “Servizio maternità difficile e vita” dell’associazione; 370 di loro erano incinte: il 46% italiane e il 54% straniere; 93 sono state accolte in famiglie aperte o case famiglia, le altre sono state aiutate a distanza. “La nostra esperienza dimostra che oltre 2/3 dei bambini oggi abortiti si possono salvare. Chiediamo che questo aiuto non sia casuale ma diventi strutturale, sia garantito per tutte le situazioni ovunque una donna o una coppia si rivolgano – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII -. Per questo chiediamo che i soldi oggi spesi per far morire – 1.100 euro per ogni aborto – vengano spesi per far vivere, creando un fondo specifico a favore delle maternità difficili”.

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