GROTTAMMARE – In via Ischia 147 a Grottammare c’è un luogo dove il tempo sembra rallentare, dove il calore di una stufa accesa, il profumo del pane appena sfornato e il silenzio operoso di un villaggio di pastori accompagnano il visitatore in un viaggio nella memoria. È “Il Presepe di casa Marconi”, un presepe artigianale unico e suggestivo, nato dalla passione di Lino Domizi e dalla sua straordinaria collezione di statue Fontanini, realizzato con la collaborazione degli amici Gianfranco Cuppelli e Peter Rocke. Un’opera permanente, con un fondale di ben nove metri, che prende vita grazie a statue artigianali che vanno dai 30 ai 4 centimetri. Le principali – 27 figure alte 30 cm – risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta: una collezione di famiglia che attraversa le generazioni. «Queste statue non potevano restare chiuse in una teca – racconta Domizi –. Io sono un collezionista, sì, ma ho sempre sentito il bisogno di farle vivere, di raccontare una storia».

Il presepe nasce durante il lockdown, in un periodo di tempo sospeso che ha permesso di trasformare un sogno in realtà. «In quei mesi ho deciso di dare finalmente un’anima alla mia collezione Fontanini», spiega Lino. Con l’aiuto di due amici, il progetto prende forma: un presepe “ad angolo”, studiato per adattarsi alle statue esistenti e valorizzarne ogni dettaglio. Al centro, la Natività. Intorno, due mondi che dialogano: una postazione popolare e una araba, unite simbolicamente da un ponte. «È un ponte architettonicamente doppio, uno arabo e uno mediterraneo: un segno di unione tra culture», sottolinea Domizi. Un messaggio potente, reso ancora più toccante dalla semplicità delle scene di vita quotidiana.

Tra queste spicca la figura della lavandaia, «mentre lava panni bianchi, simbolo dell’uomo senza peccato», precisa Lino. Poco più in là, una donna che fila, «che assomiglia in modo particolare a mia madre», aggiunge, seduta accanto a un piccolo fuoco, scaldata dalle fiamme e accompagnata da due cagnolini: un’immagine che profuma di casa e serenità. «I dettagli fanno la differenza», racconta Domizi indicando una pentola che bolle su una stufa accesa, il pane che sembra appena sfornato, gli attrezzi del lavoro quotidiano. Ogni particolare è curato con passione, ogni scena è un frammento di memoria collettiva. Le due casette con interni, ad esempio, riproducono fedelmente la casa dove è nata e cresciuta la madre di Lino, nel borgo Marconi, proprio nella zona Ischia. «È anche un omaggio alla mia famiglia e alle mie radici».

Non mancano i zampognari: il vecchio che suona la cornamusa e il giovane la ciaramella, simbolo del tempo che passa, della gioventù e della vecchiaia. C’è poi il Beniamino, il pastore che dorme e sogna il presepe, e uno dei personaggi più affascinanti della tradizione napoletana: la Stefania. Secondo la leggenda, la giovane donna desiderava visitare la Madonna, ma la legge ebraica vietava alle donne che non avevano partorito di avvicinarsi a chi aveva appena dato alla luce un figlio. Determinata a vedere Gesù, Stefania avvolse un tronco come fosse un bambino. Gli angeli, commossi, trasformarono il tronco in un neonato, che chiamò Stefano, destinato a diventare il primo santo dopo Natale.

Le statue Fontanini, molto diffuse nelle chiese tra gli anni Cinquanta e Sessanta, raccontano una passione che affonda nell’infanzia. «Da bambino le adoravo, erano ovunque. L’ultima pecora della collezione è del 1968», ricorda Domizi con emozione.

Il Presepe di casa Marconi

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