“Pure nel nostro tempo non mancano sfide da affrontare. I cambiamenti repentini di cui siamo testimoni ci provocano e ci interrogano, suscitando problematiche finora inedite”.

Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa presieduta nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, per il 125° anniversario della dedicazione.

“Questa celebrazione ci ricorda che, come l’apostolo Pietro, e insieme a lui Benedetto e tanti altri, anche noi potremo rispondere alle esigenze della vocazione ricevuta solo mettendo Cristo al centro della nostra esistenza e della nostra missione, partendo da quell’atto di fede che ci fa riconoscere in Lui il Salvatore e traducendolo nella preghiera, nello studio, nell’impegno di una vita santa”, ha affermato Leone XIV: “In questa sede tutto ciò si compie in vari modi: nella liturgia, prima di tutto, e poi nella lectio divina, nella ricerca, nella cura pastorale, con il coinvolgimento di monaci venuti da ogni parte del mondo e con l’apertura a chierici, religiosi e laici delle più diverse provenienze e condizioni”. “Il monastero, l’Ateneo, l’Istituto liturgico, le attività pastorali legate alla chiesa, conformemente agli insegnamenti di san Benedetto, devono crescere così sempre più in sinergia come un’autentica scuola del servizio del Signore”, il mandato del Pontefice, che ha definito il complesso in cui si trova “una realtà che deve ambire a diventare un cuore pulsante nel grande corpo del mondo benedettino, con al centro, secondo gli insegnamenti di san Benedetto, la chiesa”. “Luogo di incontro tra spazio e tempo, tra finito e infinito, tra l’uomo e Dio”: così Leone XIV ha definito l’edificio sacro. “È l’esperienza della nostra vita e della vita di ogni uomo e donna di questo mondo, in ricerca di quella risposta ultima e fondamentale che ‘né carne né sangue possono rivelare, ma solo il Padre che è nei cieli’; in definitiva bisognosi di Gesù, ‘il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. Lui siamo chiamati a cercare e a Lui siamo chiamati a portare tutti coloro che incontriamo, grati per i doni che ci ha elargito e soprattutto per l’amore con cui ci ha preceduti. Questo tempio allora diventerà sempre più anche un luogo di gioia, in cui si sperimenta la bellezza di condividere con gli altri ciò che gratuitamente si è ricevuto”.

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