Daniela Tiburzi

ASCOLI PICENO – Con “Autentiche. Come abbracciare la fragilità, liberare il proprio talento e diventare un dono per il mondo”, con la testimonianza di Albarosa Clerici, Daniela Tiburzi torna a raccontare la forza e la complessità dell’universo femminile. Dopo “Il valore delle donne”, sempre per Capponi Editore, in cui invitava le lettrici a riscoprire la propria potenza interiore nell’era digitale, l’autrice prosegue il suo percorso di riflessione e crescita con un nuovo volume che celebra la fragilità come via d’accesso all’autenticità e alla realizzazione personale. Coach e comunicatrice, Tiburzi intreccia esperienze, strumenti pratici e spunti di consapevolezza per guidare le donne a riconoscere le proprie risorse interiori e a trasformare ogni sfida in opportunità di valore e connessione.

Com’è nata l’idea di “Autentiche” e in che modo si collega idealmente al suo precedente libro “Il valore delle donne”?

L’idea di “Autentiche” è nata dall’ascolto, dalle storie di tante donne che ogni giorno affrontano silenzi, sacrifici, rinascite. Donne che non si raccontano facilmente, ma che custodiscono una forza straordinaria. Volevo dare voce a quella parte più intima, vera, spesso invisibile ma potentissima. Questo libro rappresenta la naturale evoluzione de “Il valore delle donne”: se il primo accendeva una luce sulla dignità e sul riconoscimento sociale ed emotivo del femminile, questo nuovo lavoro va ancora più in profondità, scavando nella fragilità e nella resilienza come poteri trasformativi.

Nel titolo, la fragilità viene presentata come una risorsa. In che modo imparare ad accoglierla può diventare un atto di forza e di consapevolezza per una donna?

Per troppo tempo la fragilità è stata vissuta come una colpa, soprattutto per le donne, spesso costrette a essere sempre forti, impeccabili, in controllo. Ma la verità è che la fragilità non è il contrario della forza: ne è la radice più autentica. Accoglierla significa smettere di nascondersi e di giudicare quella parte di sé che trema, che ha paura, che cade. È proprio lì che nasce la consapevolezza: quando una donna si concede il permesso di essere vera, intera, non più perfetta.
La fragilità diventa così una soglia, non più una ferita, ma un passaggio verso una forza più profonda, lucida e umana. In “Autentiche” la fragilità non viene negata, ma riconosciuta come risorsa: è lì che impariamo ad ascoltarci, a ricostruirci con più verità. E questo, oggi, è uno degli atti più rivoluzionari che una donna possa compiere.

Nel libro parla di “forza relazionale” come cuore di ogni trasformazione. Cosa significa per lei essere autentiche nelle relazioni, soprattutto in un contesto professionale?

Essere autentiche nelle relazioni significa avere il coraggio di mostrarsi per ciò che si è, senza finzioni. In ambito lavorativo può risultare difficile, perché spesso si tende a presentare un’immagine di sé “perfetta” o conforme alle aspettative altrui. Tuttavia, l’autenticità è fondamentale per costruire relazioni solide e significative, sia personali che professionali. Quando siamo autentiche comunichiamo in modo chiaro e onesto, sappiamo stabilire confini e valorizzare le nostre competenze, creando ambienti di lavoro più aperti e collaborativi. Essere autentiche riduce anche lo stress derivante dal tentativo di mantenere una facciata, permettendoci di essere più presenti, serene e produttive.

Viviamo in un’epoca di iper-esposizione digitale, dove spesso si tende a costruire un’immagine di sé. Come si può restare autentiche in un mondo che spinge alla perfezione?

Restare autentiche in un mondo che spinge alla perfezione è una sfida quotidiana, soprattutto nell’era dei social media, dove ci confrontiamo continuamente con vite “perfette”. Il primo passo è ricordare che ciò che vediamo online è spesso una rappresentazione parziale o distorta della realtà. Accettare e amare se stesse, con difetti e pregi, significa riconoscere che la perfezione è un ideale irraggiungibile e che nelle nostre imperfezioni risiede la vera unicità. Condividere esperienze reali, anche imperfette, può aiutare a ridurre la pressione e a creare comunità più autentiche e solidali. Restare autentiche richiede consapevolezza, accettazione di sé e il coraggio di essere vulnerabili: è un processo continuo, ma conduce a una vita più vera e soddisfacente.

Lei unisce coaching e comunicazione per accompagnare le lettrici in un percorso di crescita. Quali strumenti pratici propone per riconoscere e valorizzare il proprio potenziale?

In “Autentiche” accompagno le lettrici in un viaggio di riscoperta personale, dove coaching e comunicazione diventano strumenti concreti di crescita. Propongo esercizi pratici, riflessioni e strumenti che aiutano a:

  • riconnettersi alla propria autenticità, esplorando valori, talenti e desideri profondi;
  • allenare la consapevolezza emotiva, imparando ad ascoltare le proprie emozioni come bussola per orientare le scelte;
  • comunicare con assertività, esprimendo sé stesse con chiarezza e rispetto;
  • trasformare la fragilità in forza, riscrivendo le proprie narrazioni interiori con un linguaggio potenziante;
  • coltivare resilienza e creatività, soprattutto nei momenti di cambiamento, per ritrovare equilibrio e fiducia.

Nel suo lavoro di coach, quali sono le difficoltà più ricorrenti che riscontra nelle donne e come possono essere superate?

Le difficoltà più frequenti riguardano la mancanza di fiducia in sé e la difficoltà nel riconoscere il proprio valore autentico. Molte donne tendono a definirsi attraverso i ruoli che ricoprono: madre, professionista, compagna, dimenticando la propria identità profonda. Le aiuto a rimettersi al centro, a riscoprire la loro voce interiore e a trasformare la vulnerabilità in forza. Attraverso percorsi di consapevolezza e strumenti di coaching trasformativo, le accompagno a costruire una presenza autentica, capace di guidare con cuore, chiarezza e coraggio.

La testimonianza di Albarosa Clerici aggiunge una dimensione preziosa al volume. Come è nata questa collaborazione e che ruolo ha nel messaggio complessivo del libro?

La collaborazione con Albarosa è nata in modo naturale, dall’incontro tra due visioni affini: quella del coraggio quotidiano e quella della trasformazione reale. Albarosa ha saputo trasformare la sua esperienza personale in una missione collettiva, creando spazi di accoglienza e sostegno per le famiglie che vivono la disabilità. Io, attraverso la scrittura, cerco di dare voce ai percorsi di rinascita, resilienza e consapevolezza. Da questo dialogo è nato un libro che intreccia testimonianza e ispirazione, vita vissuta e riflessione. Il messaggio centrale è che la forza autentica nasce dall’amore e dalla capacità di restare fedeli a sé stessi anche quando la vita cambia direzione. È un invito a riconoscere la bellezza che può nascere dal dolore e a credere che, insieme, possiamo costruire comunità più empatiche e inclusive.

“Autentiche” invita a trasformare le difficoltà in opportunità. Qual è, secondo lei, il primo passo concreto per intraprendere questo cammino di cambiamento?

Il primo passo è l’ascolto di sé. Spesso, di fronte alle difficoltà, reagiamo con la fuga o il controllo, ma “Autentiche” propone un approccio diverso: fermarsi, accettare ciò che si prova e dare spazio anche alle emozioni più scomode. Solo riconoscendo paura, fatica o rabbia possiamo scoprire la forza nascosta che portano con sé. La trasformazione nasce da lì: dalla capacità di guardare con sincerità la propria realtà e scegliere come attraversarla. Accogliere la vulnerabilità come risorsa diventa un atto di potere, il punto in cui le difficoltà smettono di essere ostacoli e si trasformano in occasioni di crescita e consapevolezza.

Cosa direbbe a una lettrice che oggi si sente fragile, disorientata o poco fiduciosa nelle proprie capacità?

Le direi di respirare, di non avere fretta di “stare bene”. La fragilità che sente oggi non la definisce: è solo una parte del cammino, un passaggio che la vita le offre per tornare a sé stessa.
Anche quando tutto sembra fermo, dentro di lei qualcosa sta già cambiando, silenziosamente. Le direi di avere fiducia in quel seme di forza che non ha mai smesso di esserci, anche se ora le sembra nascosto. Di guardarsi con dolcezza, come farebbe con un’amica cara, e di ricordare che ogni volta che sceglie di non arrendersi, anche solo rialzandosi dopo una lacrima, sta già ritrovando il suo potere.

Dopo “Il valore delle donne” e “Autentiche”, verso quali nuove direzioni immagina di orientare il suo percorso di scrittura e ricerca personale?

La mia penna si prepara a un nuovo viaggio: quello di una storia straordinaria, capace di lasciare un’impronta di coraggio e umanità. Sento l’urgenza di dare voce a chi, partendo dal nulla, ha saputo reinventarsi, creare valore e ispirare gli altri con la propria forza silenziosa. Sarà un progetto che intreccia rinascita consapevole e trasformazione, un percorso di visione per affrontare le nuove sfide del nostro tempo restando radicati alla propria essenza, anche di fronte all’evoluzione digitale e all’intelligenza artificiale. Chi resta fedele a sé stesso non segue il vento: diventa il proprio punto fermo.

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