Il grido è “una via per non cedere al cinismo, per continuare a credere che un altro mondo è possibile”.

Parola di Leone XIV, che nella catechesi dell’udienza di ieri, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla morte di Gesù, ha fatto notare che, “nel viaggio della vita, ci sono momenti in cui trattenere tutto dentro può consumarci lentamente”.

“Gesù ci insegna a non avere paura del grido, purché sia sincero, umile, orientato al Padre”, ha spiegato il Papa: “Un grido non è mai inutile, se nasce dall’amore. E non è mai ignorato, se è consegnato a Dio. È una via per non cedere al cinismo, per continuare a credere che un altro mondo è possibile”. “Impariamo anche questo dal Signore Gesù: impariamo il grido della speranza quando giunge l’ora della prova estrema”, l’invito finale: “Non per ferire, ma per affidarci. Non per urlare contro qualcuno, ma per aprire il cuore. Se il nostro grido sarà vero, potrà essere la soglia di una nuova luce, di una nuova nascita. Come per Gesù: quando tutto sembrava finito, in realtà la salvezza stava per iniziare. Se manifestata con la fiducia e la libertà dei figli di Dio, la voce sofferta della nostra umanità, unita alla voce di Cristo, può diventare sorgente di speranza per noi e per chi ci sta accanto”.

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