“Custodire è un atteggiamento interiore, che porta a non perdere mai di vista gli altri, valutando di volta in volta quando ritrarsi e quando farsi prossimi, ma sempre mantenendo un cuore vigilante, attento e orante”. Lo ha spiegato il Papa, ricevendo ieri in udienza la comunità del Pontificio Collegio Belga, in occasione dei 175 anni dalla sua fondazione. “È l’atteggiamento del pastore, che non abbandona mai il proprio gregge, ma si pone rispetto a esso in una posizione diversa in base alle necessità concrete del momento”, scrive Francesco nel discorso consegnato ai presenti: “Davanti per aprire la strada, in mezzo per incoraggiare, indietro per raccogliere gli ultimi. A ciò è chiamato un prete nel rapporto con la comunità che gli è affidata, ad essere cioè un custode attento e pronto a cambiare, a seconda di ciò che la situazione richiede; non essere ‘monolitico’, rigido e come ingessato in un modo di esercitare il ministero magari buono in sé, ma non in grado di cogliere i cambiamenti e i bisogni della comunità”. “Custodire – per Giuseppe, come per ogni sacerdote che a lui ispira la propria paternità – significa amare teneramente coloro che ci sono affidati, pensare prima di tutto al loro bene e alla loro felicità, con discrezione e con perseverante generosità”, sottolinea Francesco.

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