Nelle nostre società ci sono giovani che, “pur appartenendo alla generazione dei ‘selfie’” o ad una cultura che sembra più “gassosa” piuttosto che “fluida”, cercano “un senso pieno per la loro vita”, anche se magari non sempre lo cercano dove possono trovarlo. È il punto di partenza del messaggio, in spagnolo, inviato al convegno su “Pastorale vocazionale e vita consacrata. Orizzonti e speranze”, organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. L’evento, in corso fino a domenica presso l’ateneo Regina Apostolorum di Roma, si tiene in vista del Sinodo dei vescovi del 2018 dedicato al tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il servizio vocazionale è “l’anima” dell’evangelizzazione e di “tutta la pastorale della Chiesa”, scrive Francesco, secondo il quale la pastorale vocazionale non è proselitismo: per questo è necessario non cedere alla  “tentazione di facili e improvvidi reclutamenti”. La pastorale vocazionale,  ammonisce il Papa, non è una “pastorale show” o una “pastorale passatempo”, “è un vero itinerario di fede”, che porta ad un incontro “personale” con Cristo. Francesco esorta ad una cura particolare della famiglia, in modo che i genitori assumano “con gioia e responsabilità” la loro missione di essere “primi animatori vocazionali dei figli”, andando oltre egoismi, calcoli e prospettive di potere. La pastorale vocazionale, sottolinea poi il Papa, “poggia, sorge e si sviluppa” sulla pastorale giovanile, e le due pastorali devono “tenersi per mano”, aiutando i ragazzi ad andare “oltre le comodità” in cui vivono.

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