COLONNELLA – Nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato Santo Stefano, diacono e martire, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, ha voluto incontrare i diaconi delle Diocesi del Piceno, insieme al loro assistente diocesano don Marco Claudio Di Giosia.
L’incontro è avvenuto ieri, Venerdì 26 Dicembre 2025, alle ore 19:00, a metà strada tra le due sedi episcopali di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, precisamente a Colonnella, nella chiesa San Giovanni Evangelista, per l’occasione riscaldata ed addobbata a festa dalle signore Teresa Partemi e Liliana Ciarrocchi, che da sempre si occupano di rendere accoglienti gli spazi parrocchiali.
Ad impreziosire ulteriormente la Santa Messa, presieduta dal vescovo Gianpiero e concelebrata da Marco Claudio, è stato il coro parrocchiale, diretto dalla Mª Rita Pierannunzi, che, seppur in formazione ridotta per vie delle festività, ha intonato magistralmente i brani della tradizionale classica natalizia.
Mons. Palmieri: “Il perdono di Stefano è testimonianza che salva Paolo”
Durante l’omelia mons. Palmieri ha commentato la pericope degli Atti degli Apostoli in cui si narra del legame profondo che lega Stefano a Paolo, che lega il diacono all’apostolo: “Lo sguardo di Stefano è molto diverso da quello degli altri, in particolare da quello di Paolo. Citare il profeta Daniele, come ha fatto Gesù davanti al sommo sacerdote, significa per Stefano morte sicura. Eppure Stefano guarda il cielo e vede ciò che sta avviene con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di Gesù. La sua morte è ormai decisa, ma lui la percepisce in una maniera diversa. C’è un gesto, in particolare, che va compreso. I lapidatori di Stefano mettono i mantelli ai piedi di Paolo: questo significa riconoscere chi autorizza questa morte, cioè il sinedrio di cui Paolo è il rappresentante, il responsabile giuridico. Però, come aveva fatto Gesù con i suoi accusatori, così anche Stefano non imputa a Paolo questo peccato. Stefano, che è già nella gloria di Dio, vede Paolo nella sua gloria futura. Dio infatti vede la storia di ciascuno dall’inizio alla fine, la vede però secondo la storia della fede, quindi dalla fine della vita. Stefano dunque vede la fine della vita di Paolo e sa che un giorno saranno insieme davanti al Padre. Anche lui, allora, proprio come Gesù, dà testimonianza al mondo, in particolare a Paolo. Sarà forse questo il pungolo di cui Paolo dirà nel capitolo 26 degli Atti degli Apostoli? ‘Io sentivo un pungolo nella carne, tutte le volte che riascoltavo la Parola di Dio’. Forse il perdono di Stefano, come la Parola di Gesù, è stato il pungolo nella carne di Paolo, qualcosa che si ficca nella carne e non va più viva. Così Stefano ha salvato Paolo!”.
L’invito del vescovo ai preti e ai diaconi: “Il primato del servizio e la conversione delle relazioni”
Citando poi la lettera che il Santo Padre ha rivolto ai presbiteri, il vescovo Gianpiero ha concluso: “Nella Chiesa, in questo tempo straordinario che stiamo vivendo, ognuno è chiamato a vivere il proprio ministero a servizio del Regno di Dio, quindi a servizio di Dio e della Chiesa. La conversione sinodale ci sollecita a collocarci all’interno di un contesto in cui tutti i battezzati fanno la loro parte, senza che qualcuno abbia un primato sugli altri. Se c’è un primato, è quello del servizio. E solo il Padre conosce la primogenitura del ministero.
Due giorni prima di Natale papa Leone XIV ha scritto una lettera ai preti in cui ha ribadito la necessità di una conversione per una Chiesa più missionaria e più sinodale. E, con grande enfasi, ha invitato tutti noi a prendere in mano il 2° ed il 3° capitolo del Documento Finale del Sinodo della Chiesa Universale, specificando che c’è un punto che gli sta particolarmente a cuore: la conversione delle relazioni e dei processi.
Stiamo vivendo un momento straordinario: dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa sta diventando sempre più quello che il Signore vuole. Abbiamo quindi questa possibilità di volerci bene e di costruire una comunione vera, come quella di Stefano e Paolo, amandoci veramente. Chiediamo allora al Signore di accompagnare il nostro cammino ecclesiale! Prego tanto per voi!”.
La presenza discreta, ma partecipe delle mogli e dei figli dei diaconi e quella dei candidati al diaconato
Hanno servito l’altare i diaconi Giuseppe Puglia e Pierluigi Grilli. Gli altri diaconi, intervenuti in gran numero, hanno occupato le prime file. Oltre a loro, alle loro mogli e ai figli, alla Celebrazione hanno partecipato anche i candidati al diaconato di entrambe le Diocesi del Piceno.
Particolarmente partecipi sono state le mogli dei diaconi, che hanno anche fatto alcune preghiere spontanee nel momento della Messa dedicato alle preghiere dei fedeli. In particolare ci sono state intenzioni per le vocazioni presbiterali e diaconali, affinché aumentino sempre più, per le famiglie dei diaconi, affinché le mogli e i figli sostengano chi è chiamato al diaconato, per i diaconi ed i preti defunti, oltre che per la Chiesa universale e per la pace nel mondo e nel cuore di ogni uomo.
L’Eucaristia, che il vescovo ha amministrato sotto la doppia specie del Pane e del Vino, è stato un momento particolarmente significativo, di profondo raccoglimento.
Il pomeriggio si è concluso con un momento di convivialità: il vescovo Gianpiero si è intrattenuto con i diaconi presenti, ha parlato e scherzato con loro, rinsaldando quel legame di amicizia in Cristo che lega tutti i cristiani tra loro e che i cristiani sono chiamati ad avere nei confronti di tutte le persone, fratelli e sorelle in Cristo.