Natale a Betlemme

Di Daniele Rocchi

Le comunità cristiane della Terra Santa – in particolare a Gaza, Gerusalemme e in Cisgiordania – vivono da oltre due anni una stagione segnata da sofferenze profonde. Le conseguenze della guerra a Gaza e degli attacchi sempre più violenti dei coloni israeliani in vari villaggi della Cisgiordania, unite all’instabilità diffusa nell’intera regione, hanno provocato violenze, sfollamenti, lutti, impoverimento e un diffuso senso di vulnerabilità. Bambini, giovani, genitori e anziani convivono con traumi e incertezze che hanno incrinato la vita quotidiana e la coesione comunitaria. In molti sperimentano stress cronico, ansia, solitudine; i più piccoli manifestano difficoltà emotive e smarrimento, aggravati dalla mancanza di spazi sicuri e relazionali. In questo contesto, il Natale è stato per due anni avvolto da un silenzio doloroso. Celebrazioni sospese, processioni interrotte, comunità disgregate hanno lasciato il posto alla paura e al lutto. Ora che alcune realtà iniziano timidamente un percorso di ripresa, emerge con forza l’urgenza di sostenere il benessere psicologico, spirituale e materiale delle famiglie cristiane, restituendo alla festa della Natività il suo significato di luce e rinascita.

(Foto AFP/SIR)

Guarigione e resilienza. Nasce da qui un progetto di Caritas Jerusalem, denominato “Natale di speranza: un sostegno d’emergenza per i cristiani della Terra Santa”, finanziato da Caritas Italiana, che mira, da un lato a rispondere ai bisogni più pressanti dei cristiani locali, e dall’altro ricostruire reti di fraternità rilanciando celebrazioni natalizie come segno tangibile di speranza condivisa. Gli obiettivi sono chiari, spiegano Caritas Jerusalem e Caritas Italiana: “aiutare i bambini nella guarigione emotiva, accompagnare le famiglie più fragili, ridare pieno significato al Natale in Terra Santa e rafforzare la coesione tra cristiani di Gerusalemme, Cisgiordania e Gaza. Ci si attende un miglioramento del benessere spirituale e psicologico delle comunità, una rinascita della speranza e una partecipazione più attiva di giovani e famiglie alla vita comunitaria”. Le attività del progetto saranno coordinate con parrocchie, associazioni, gruppi scout e realtà ecclesiali locali, per garantire un sostegno capillare. Sono previsti momenti di ascolto, preghiera, laboratori e iniziative comunitarie rivolte a bambini, famiglie e anziani. Saranno spazi sicuri per rielaborare emozioni, rafforzare i legami e ritrovare fiducia, guidati dal messaggio natalizio di pace, fraternità e compassione.

Negozi chiusi a Betlemme (Foto sr. F. Ayad)

Aiuti a 250 famiglie. Per quanto riguarda le celebrazioni di Natale 2025, Betlemme, Zababdeh e Gaza ospiteranno eventi ufficiali concordati con i responsabili ecclesiali: accensioni degli alberi, preghiere comunitarie, concerti, feste per bambini. In particolare, a Gaza l’attenzione sarà rivolta alle famiglie più colpite dal trauma; a Betlemme e Zababdeh le iniziative sottolineeranno l’unità tra comunità spesso divise da distanze e difficoltà. Il progetto prevede aiuti diretti alle famiglie vulnerabili. Saranno, infatti, sostenute circa 250 famiglie con un contributo straordinario di 300 euro per far fronte ai bisogni essenziali – alimenti, vestiti, beni domestici – e permettere a tutti di vivere il Natale con dignità. La distribuzione avverrà in collaborazione con le parrocchie, privilegiando i nuclei più colpiti dalla crisi, con bambini, anziani, disabilità o mancanza di reddito stabile.

Restituire la gioia del Natale. Le comunità cristiane della Terra Santa, ribadiscono Caritas Jerusalem e Caritas Italiana, “chiedono vicinanza e sostegno in un momento decisivo. Dopo anni di prove, molte famiglie tentano di ricostruire la propria vita e custodire la fede nel quotidiano segnato da incertezza e dolore”.

“La risposta d’emergenza non vuole semplicemente ripristinare celebrazioni, ma accendere nuovamente la luce della speranza nei cuori di quanti hanno perso tanto”.

Betlemme, grotta della Natività (Foto Sir)

Sostenere questa iniziativa significa “camminare accanto a bambini, genitori e anziani feriti dai conflitti; significa contribuire a guarire ferite interiori e restituire a tutti la gioia del Natale nella terra dove Cristo è nato. È il tempo di un impegno concreto, fraterno, condiviso: perché la pace e la speranza possano tornare a illuminare la vita dei cristiani della Terra Santa”. Per  contribuire al progetto: Donazioni Caritas

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