Di Alessandro Palumbi
ASCOLI PICENO – In data 3 dicembre, presso la Sala dei Savi del Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno, un ciclo di incontri intitolato Diritti umani, uno sguardo sul mondo: testimonianze di giornalisti e attivisti che raccontano un’umanità da scoprire a cura di Asmae Dachnan, giornalista italo-siriana e collaboratrice permanente dell’Università per la pace. Relatori di questo ciclo di incontri sono stati Maeio Busti, Presidente dell’Università per la Pace, Lavinia Nocelli, giornalista e fotografa freelance, Gabriele Pagliariccio, chirurgo vascolare e fondatore dell’ambulatorio solidale “Paolo Simone Maundodè di Senigallia, e Eliza Sabatini, infermiera di Medici Senza Frontiere, non presente all’evento in quanto in partenza per Gaza; tuttavia, è stato possibile ascoltare una sua intervista fatta precedentemente da Asmae Dachan.
Presenti all’incontro il vescovo Gianpiero Palmieri, l’avvocato Alessandro Bono, presidente dell’Associazione comunale di Ascoli Piceno, Giorgio Rocchi, presidente della Caritas di Ascoli Piceno.
Mons. Palmieri: “La società di oggi è chiamata a promuovere la cultura della Pace, perché non è scontata”
Ad aprire l’incontro è il vescovo Gianpiero Palmieri che, dopo aver ringraziato per l’opportunità di poter aprire l’evento fa un appello all’importanza della pace che, di questi tempi, non solo non è scontata ma dev’essere un dovere, da parte della società, di promuoverla. Proprio per questo mons. Palmieri annuncia che, per volere di Papa Leone, il primo gennaio sarà celebrata la giornata della Pace e di aver deciso di celebrarla in modo diverso: una tavola rotonda con testimonianze e con la possibilità di portare anche gesti simbolici proprio perché questo incontro sia accessibile a tutti.
Avv. Alessandro Bono: “Dobbiamo essere costruttori di pace per noi stessi e per ogni relazione che intratteniamo”
La parola passa all’Avvocato Alessandro Bono, il suo intervento si mantiene sulla stessa linea del vescovo Palmieri: anche lui fa un appello all’importanza di saper coltivare la pace in questo momento storico. È necessario fare la pace e dobbiamo essere noi i primi a coltivarla a partire dal nostro privato e portarla poi al di fuori, che sia al lavoro o in posti che frequentiamo. Dobbiamo essere costruttori di pace per noi stessi e per ogni relazione che intratteniamo” con queste parole l’Avvocato Bono chiude il suo intervento.
Mario Busti: “L’augurio è di diventare tutti noi attivi contro la guerra, non c’è bisogno di essere per forza pacifisti, l’importante è essere ognuno attivo nel proprio ambito.”
Prende la parola Mario Busti, Presidente dell’Università per la Pace, manifestando una certa sorpresa che nei teatri di guerra c’è stato un innalzamento della medicina: vaccinazioni collettive, nuove tecniche chirurgiche, trasfusioni di sangue fino all’uso delle sostanze psicotrope, lo stesso laser, un tempo abusato per le sole realtà militari, si è scoperto potesse avere anche utilità oftalmica. Pare che la medicina abbia tratto più vantaggi dalla guerra che da qualsiasi altra cosa, forse perché morte e vita mai sono così vicine come in guerra? Sebbene sia stato così storicamente, non è detto debba essere così anche in futuro. La ricerca medico-scientifica in tempi di pace, negli ultimi 80 anni, ha dato molto di più all’umanità che in tempo di guerra. La ricerca oggi rischia molto, insieme allo Stato sociale, perché ingenti fondi verranno destinati, purtroppo al riarmo. Nella Risoluzione di aprile del Parlamento Europeo si afferma che la Russia rappresenta un pericolo senza precedenti; quindi, l’Europa deve diventare il porcospino d’acciaio, da qui la corsa alla militarizzazione. L’intervento si conclude con un appello: diventare attivi tutti noi contro la guerra.
Dott. Gabriele Pagliariccio: “L’ONU dice: la salute è un diritto per tutti, a me sembra invece un diritto per pochi”
Viene invitato a parlare il dottor Gabriele Pagliariccio, chirurgo cardiovascolare e fondatore dell’ambulatorio solidale “Paolo Simone Maundodè di Senigallia. La sua proposta è quella di parlare non di bisogni di salute in tempo di guerra, ma in tempo di pace. Per farlo ha iniziato proponendo tre aneddoti di alcune sue esperienze fatte in giro per il mondo: la prima è stata in un villaggio sulle montagne dell’Ecuador, a 4000 metri di altitudine, dove le condizioni di vita sono estremamente rigide, dove si vive su una scarna agricoltura e su un poco di pastorizia. In questo villaggio, mentre facevano pulizia in un ospedale, il dottore ha conosciuto un bambino di nome Juanito che era stato portato lì per una fortissima febbre. Messo sul tavolo operatorio si è scoperto che si trattava di un’appendicite, pratica irrisoria in Italia, che, il giorno dopo, pose fine alla vita del bambino. Si tratta di uno dei tantissimi casi in cui se non hai soldi per curarsi si muore. Secondo esempio proposto è in Cile dove ha conosciuto Francisco, un bambino con una gravissima epilessia ed avente bisogno di una cura; Pagliericcio si fece carico delle cure del ragazzo e lo portò all’ospedale, la mattina dopo scoprì che, di nascosto, i genitori di Francisco lo avevano portato via. Questo evento fa capire come, se non sono i soldi a mancare, è la mancanza di cultura o educazione sociale a far venire meno la medicina. Terzo ed ultimo caso proposto è quello di un bambino etiope che da piccolo si era rotto una gamba ed era rimasto zoppo perché il gesso costava troppo e l’osso era ricresciuto storto mancando il supporto adeguato. Questi aneddoti dimostrano un fatto: sebbene l’ONU avesse specificato nel 1948 che la medicina debba essere un diritto per tutti, la realtà dice che, invece, è un diritto per pochi. A confermare questo fatto ci sono gli indici di vitalità e mortalità infantile nel mondo: il primo vede un miglioramento per tutte le fasce della popolazione; tuttavia, i paesi poveri non hanno mai una crescita uguale a quella dei paesi ricchi. Per quanto riguarda il secondo indice, abbiamo un abbassamento in tutte le fasce, ma il dato delle fasce dei paesi più poveri resta comunque più alto rispetto a quello dei paesi più abbienti.
La seconda parte dell’intervento del dottor Pagliariccio si basa sulla situazione in Italia: il nostro Paese, a dispetto di chi critica, si trova in una condizione assai più fortunata; questo grazie al SSN (Servizio Sanitario Nazionale) che garantisce tre parole chiave: universalità, uguaglianza e globalità. Si tratta di un’assistenza medica che permette alle persone di curarsi senza dover prendersi carico della spesa e che è proporzionata a quanto guadagna una persona. Purtroppo, questa situazione rischia di cambiare a causa della crisi economica che è la causa di molti tagli ai finanziamenti ospedalieri, questo sta portando ad un lento ma inesorabile smantellamento del SSN ed a persone che si rivolgono, per colpa di file di attesa sempre più lunghe, al privato pagando, però, tutte le spese di tasca loro. Per questo il dottor Pagliariccio insieme ad altri collaboratori ha fondato i primi ambulatori solidali dove consulti, operazioni e qualsiasi altro servizio sono gratuiti; non si tratta di una risposta al SSN e non vuole esserlo, ma, purtroppo, di una soluzione ad una situazione che sta piano piano degenerando verso quei paesi in cui per tanti anni il dottore ha prestato servizio.
Lavinia Nocelli: “Dietro le guerre ci sono persone come noi”, “E’ difficile parlare di salute mentale dove manca anche quella fisica, ma come dice l’ONU non c’è l’una senza l’altra”
Prende la parola Lavinia Nocelli, fotografa e giornalista che è stata a Gaza e lungo la rotta balcanica, che introduce il discorso sulla salute mentale. Anche la Nocelli fa leva sulla fortuna del nostro Paese nell’avere un servizio sanitario gratuito, soprattutto considerando la situazione di altri paesi.
Il suo intervento entra più in profondità negli scenari di guerra partendo dal fatto che dietro le guerre ci sono persone come noi che studiano, lavorano, frequentano l’università che però sono costretti a mettersi nelle mani del destino per sottrarsi a situazioni che subiscono perché a capo dei loro governi ci sono dittatori o uomini di potere che agiscono negli interessi di una classe sociale più elevata. Molto spesso queste persone intraprendono viaggi per cambiare il loro destino ma, così facendo, rischiano di mettersi in mano a trafficanti o comunque imbarcarsi per viaggi pericolosissimi dove non hai alcuna certezza di quello che accadrà; si mettono, insomma, davvero nelle mani di Dio. Parlando del discorso guerra Russia-Ucraina sembra riproporsi una situazione “simile” a quella che si vede ora a Gaza: dovrebbero esserci due eserciti che si confrontano; invece, sono eserciti che spazzano via civili. Ci sono persone che lottano per dell’acqua pulita o per magiare e la prima cosa che manca è la salute fisica e mentale: le persone sono sottoposte ad eventi a cui mentalmente non possono essere predisposti; si pensi a dei bambini che non hanno sviluppato una piena consapevolezza. Gli scenari di guerra generano il fenomeno della migrazione: si faccia uno sforzo d’immaginazione e pensiamo a dover abbandonare le nostre case, cedere tutti i tuoi guadagni a dei trafficanti, rischiando di non arrivare o di perdere, nel mentre i tuoi affetti più cari. È in questo clima di paura costante che si generano gravi disagi nella salute mentale. Questo è un argomento complesso: quando si parla di salute mentale è difficile adattarlo a paesi in cui manca quella fisica, qui si generano i traumi che vengono sommariamente tenuti a bada con medicine, quando invece andrebbe fatto prima un lavoro interiore e poi, a seconda del caso, procedere con una terapia medica.
Eliza Sabatini: “Situazione che pare apocalittica, bambini che, anziché il peluche, tenevano in mano il fratellino ferito”
Ultima relatrice ad intervenire è Eliza Sabatini, infermiera di Medici senza Frontiere, che non ha potuto presenziare all’evento perché in partenza, di nuovo, per Gaza; tuttavia, Asmae Dachnan l’ha intervistata precedentemente ed abbiamo, così, anche la sua testimonianza.
Il suo intervento è anticipato da un video inviato da Medici senza Frontiere in cui è possibile percepire il disagio delle persone, la carenza delle forme più basilari di igiene, tende allagate ed impreparazione più totale all’avvento della stagione invernale.
La situazione descritta dalla Sabatini tramite alcune foto: MsF sono entrati a Gaza grazie a Shalom ed hanno trovato soprattutto macerie, sembrava una situazione apocalittica avente un impatto fortissimo: bambini che tenevano in mano il fratellino ferito mentre lo portavano in ospedale perché, magari, i genitori erano deceduti, oppure la fila per un piatto di riso. La Sabatini era già stata a Gaza, ma ha avuto un ruolo più manageriale ed aveva già avuto modo di vedere la situazione di disagio più totale delle tende in cui erano rifugiate le persone: mancava veramente di tutto. In un mese hanno avuto 587 traumi da guerra, 25 emergenze di massa con 192 decessi. Gli ultimi dati che le erano arrivati riportano che dal 7 ottobre 2023 ci sono stati 70 mila morti e 170 mila feriti, in due anni. Dall’11 ottobre 2025, dopo il cessate il fuoco, ci sono stati 266 morti, 635 feriti e 548 ricoverati, numeri importati.