GROTTAMMARE – Mettersi in ascolto delle fragilità dei ragazzi: è stato questo il tema al centro dell’incontro pubblico che si è tenuto Domenica 23 Novembre 2025, alle ore 10:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Grottammare e che ha registrato la partecipazione di un pubblico numeroso ed attento.
La tavola rotonda, che ha prediletto un approccio multidisciplinare al tema, coinvolgendo esponenti eterogenei della comunità educante, è stata organizzata dall’associazione “Altro Orizzonte”, presieduta dal dott. Simone Incicco, per contribuire a costruire una società più empatica ed attenta alle esigenze dei giovani adolescenti e restituire loro fiducia nel mondo e negli adulti, intervenendo sulle loro piccole fragilità e prevenendo disagi molto più gravi.
Tra i numerosi convenuti, oltre al sindaco Alessandro Rocchi, erano presenti esponenti di altre associazioni del territorio: l’Utes, l’associazione “Paese Alto“, l’associazione “Lido degli Aranci“, la società sportiva dilettantistica “Grottammare Calcio“, il Gruppo Scout “Grottammare 2”, l’Ufficio regionale di Pastorale Sociale della Chiesa delle Marche. Presenti altresì anche altri professionisti, come giornalisti, insegnanti e medici, tra i quali la dott.ssa Barbara Rossi, neuropsichiatra infantile del Dipartimento di Salute Mentale e responsabile della UOSD Strutture Riabilitative Residenziali dell’Ast di Fermo.
Il disagio giovanile, un tema urgente
Il vicepresidente dell’associazione, il dott. Antonello Maraldo, che ha sapientemente moderato l’incontro, dichiara: “Attraverso una partecipazione multidisciplinare, che ha coinvolto medici, psicologi, educatori, docenti, allenatori di calcio, pedagogisti, giornalisti e scrittori, abbiamo voluto trattare questo tema in un momento in cui la questione appare veramente urgente e soprattutto di grande interesse per le famiglie della nostra società e quindi del nostro Comune”.
Sette i professionisti che si sono messi a disposizione e che hanno trattato, ciascuno per la propria competenza, il tema al centro del convegno.
La prospettiva medica sulle fragilità adolescenziali
Il dott. Marco Giri, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’AST 5, dopo aver riportato gli ultimi dati del disagio giovanile in Italia, ha offerto una prospettiva medica sulle fragilità adolescenziali, sottolineando come alcuni disturbi del comportamento possano essere affrontati con un approccio integrato, prima che diventino dei disagi più gravi: “Quando un adolescente arriva al ricovero presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’ospedale, presenta un disagio acuto grave e complesso, spesso causato da abusi di sostanze. Da questo momento drammatico si cerca di ricostruire la progressione del sintomo, coinvolgendo famiglia, ambiente di vita, bisogni sociali ed educativi. Ma spesso non si attiva il cambiamento critico indispensabile né nel giovane né nella famiglia”.
Scuola, spazio di ascolto e di crescita
Il prof. Andrea Viozzi, docente di Lettere e Storia dell’Arte presso il Liceo delle Scienze Umane, di Storia dell’Arte presso l’UTES e l’UTEAP e di Arte e Archeologia Sacra presso la Scuola di Formazione Teologica interdiocesana del Piceno, ha evidenziato l’importanza di saper ascoltare i giovani anche a scuola, un luogo dove trascorrono molte ore della loro giornata: “Siamo sempre più chiamati ad essere educatori appassionati ed appassionanti, che sappiano accogliere le difficoltà emotive dei ragazzi, oltre che i loro risultati scolastici, e sappiano conquistare la loro fiducia, così da avere la chiave del loro cuore”.
Le fragilità in amore e nelle relazioni affettive
La scrittrice grottammarese Francesca Aletta, autrice del romanzo “Due volti“, ha riflettuto sulle fragilità dei giovani in amore e nelle relazioni affettive: “Ritengo molto importante che gli adolescenti riconoscano ed esplorino le loro fragilità, perché quello è il punto di partenza per superarle: spesso, infatti, la vulnerabilità può diventare un punto di forza nella costruzione di legami autentici”.
Ascolto e formazione: come costruire adulti consapevoli
La dott.ssa Maria Chiara Verdecchia, pedagogista, psicologa clinica, counselor, mediatrice familiare e ideatrice del metodo “Pharus“, ha richiamato l’attenzione sul crescente rischio di un’ eccessiva medicalizzazione del disagio scolastico e giovanile: “L’ aumento di diagnosi e pdp rischia di limitare il ruolo educativo della scuola, generando un sistema che vede più disturbi che potenzialità. La diagnosi, dove necessario, è fondamentale, ma lo è ancor di più la capacità di prevenire e saper osservare, così da attivare una didattica e un approccio capaci di riconoscere la diversità di ogni studente, anche al di là di etichette cliniche. Risulta quindi urgente una formazione realmente adeguata ai cambiamenti in atto, indirizzata maggiormente agli adulti”.
Mass media e società: come raccontare le fragilità dei ragazzi
La giornalista Carletta Di Blasio, caporedattrice del giornale L’Ancora, dopo aver illustrato gli esiti di una indagine sul disagio giovanile effettuata nel Piceno, ha riflettuto su come vengano raccontate le fragilità dei ragazzi: “I giovani di cui la cronaca e la gente comune parla – nei talk show così come nei bar – sono o quelli vincenti o quelli violenti. La maggior parte dei nostri giovani, invece, non appartiene né all’una né all’altra categoria. Come giornalisti, noi siamo chiamati a raccontare non solo l’albero che rumorosamente cade, ma anche e soprattutto quella foresta che silenziosamente cresce. In tal senso, un ascolto non giudicante e una narrazione autentica possono essere importanti strumenti di comprensione, cura, guarigione ed, a volte, anche prevenzione di molti disagi giovanili”.
Sport, occasione di riscatto e inclusione
L’allenatore Fabio Massaroni, responsabile del Settore Giovanile della S.S.D. Grottammare Calcio dal 1899, ha riportato la sua personale esperienza nella società grottammarese: “L’attività sportiva può essere un’occasione di sfogo, di riscatto e soprattutto di inclusione. Oggi noi tecnici non possiamo limitarci a vedere solo il giocatore; prima dobbiamo considerare la persona. È per questo motivo che nel nostro team agiscono figure professionali diverse, tra le quali anche una psicologa. La sua presenza è stata di grande supporto per la crescita di ciascuno. Grazie a lei, anche le situazioni che possono creare disagio, come una sconfitta, una cattiva prestazione, una mancata convocazione o un disagio personale o familiare, possono essere compresi ed affrontati con successo”.
Empatia e ascolto: come creare un legame con i ragazzi
Ultimo ad intervenire è stato Leonardo Marconi, giovane educatore proveniente dal mondo Scout grottammarese, il quale ha parlato di empatia e ascolto come valori imprescindibili per creare un legame con i ragazzi: “Credo che il dialogo e la fiducia nascano davvero, quando un giovane si sente parte di qualcosa. Quando scopre di avere un ruolo, un obiettivo e una responsabilità. È lì che cresce l’appartenenza e, con essa, l’ascolto reciproco. Noi scout camminiamo con loro: saliamo le stesse colline, ci bagniamo sotto la stessa pioggia, condividiamo la fatica e la gioia. In questo c’è la differenza tra chi è presente, perché deve, e chi invece sceglie di esserci: un adulto che accompagna con gratuità, lascia un segno che rimane”.
La necessità di un approccio integrato
Questa la situazione in Italia: 1 ragazzo su 4 ha crisi depressive; 1 su 5 manifesta stati d’ansia; l’età dei ragazzi con problematiche del genere si abbassa sempre di più, così come quella di coloro che ricorrono a psicofarmaci. “Per poter combattere questo crescente malessere – conclude il vicepresidente Maraldo – è necessario un approccio integrato, che combatta le fragilità dei giovani su più fronti: in famiglia, a scuola, in parrocchia, nelle associazioni sportive e ricreative, nella narrazione che viene fatta dei giovani e del loro disagio. Per fare questo è fondamentale che il mondo degli adulti agisca insieme e si impegni in un ascolto autentico, che non giudichi, che faccia sentire i nostri giovani visti, considerati, compresi, rafforzando così la loro identità e la fiducia in loro stessi e favorendo il loro benessere psicologico e la loro crescita personale”.
L’ascolto, dunque, resta il primo ed importante strumento per scoprire le fragilità dei giovani, vincere la loro solitudine ed aprire una relazione. E, in molti casi, questo tipo di ascolto è già la cura.