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Bambini cristiani più esposti a violenze nei Paesi dove ci sono persecuzioni

Alla vigilia della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, Porte Aperte richiama l’attenzione sulla condizione dei bambini cristiani che vivono nei 50 Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati: in 1 Paese su 2 i bambini cristiani sono esposti a violenza fisica e sessuale a causa della loro fede.
Gli abusi fisici non sono l’unico strumento usato per vessare questi bambini a causa del loro credo. Il nostro report Esclusi sottolinea infatti come nel 100% dei paesi della World Watch List (ossia le 50 nazioni in cui è più pericoloso essere cristiani) i bambini cristiani subiscano discriminazione e molestie all’interno dell’ambito scolastico.
È proprio tra le mura della scuola, dove i bambini dovrebbero imparare e crescere insieme agli altri, in un luogo sicuro, che sperimentano esclusione e violenza. Lo raccontano molto bene le parole di Ashamoni (pseudonimo), 12 anni dal Bangladesh: “Quando vado a scuola, i miei compagni non si siedono accanto a me perché mi considerano sporca e impura. A volte mi strappano i libri, le penne e lo zaino. Non mi è permesso sedere nei primi banchi: sono sempre sola, relegata in fondo alla classe”.
Secondo il report, inoltre, nel 92% dei Paesi analizzati i bambini cristiani subiscono violenza verbale e psicologica, una pressione che mina il loro senso di appartenenza e la loro salute mentale.
L’isolamento sociale, presente nel 72% dei paesi della ricerca, non è solo una ferita emotiva: può generare depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e perfino comportamenti autolesionisti. Soffrire l’esclusione nell’infanzia significa portare cicatrici invisibili ma estremamente profonde per tutta la vita.
È importante considerare inoltre come i genitori stessi di questi bambini siano a loro volta vittime di persecuzione anticristiana e si trovino totalmente soli a dover sostenere i propri figli.
Per non parlare poi dei tanti giovani che, a seguito della loro decisione di diventare cristiani in un contesto familiare islamico, rischiano l’isolamento attraverso la reclusione domestica forzata: vengono rinchiusi in una stanza o viene loro vietato il contatto con l’esterno. Gli adulti diventano i quindi i loro persecutori, alimentando nella mente di bambini e adolescenti cristiani un senso di insicurezza e instabilità, rendendoli maggiormente esposti al rischio di matrimoni forzati, o addirittura tratta di esseri umani, adescamento, seduzione mirata e sfruttamento sessuale.

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