Di Marco Calvarese
Tre decenni di impegno della Chiesa italiana a favore dei giovani, del lavoro e della formazione. Trent’anni di storie che intrecciano comunità, territori e iniziative concrete, che nascono dall’ascolto dei bisogni e dalla voglia di costruire futuro. Questo è il senso del Progetto Policoro, l’esperienza ecclesiale nata nel 1995 a Policoro, in Basilicata, per affrontare la crisi del lavoro giovanile nel Mezzogiorno. Una realtà che, partendo da un piccolo centro pastorale, si è diffusa in tutta Italia, arrivando oggi a coinvolgere 110 diocesi e oltre 3.000 giovani, tra animatori di comunità e protagonisti dei cosiddetti “gesti concreti”. Il traguardo dei trent’anni è stato celebrato questa mattina a Bruxelles, al Parlamento europeo, in un convegno che ha visto la partecipazione di parlamentari, rappresentanti diplomatici italiani e della Santa Sede, oltre che naturalmente mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, e don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei. L’incontro ha voluto raccontare non solo numeri e dati, ma soprattutto la ricchezza di un metodo che mette insieme formazione, solidarietà e responsabilità sociale, trasformando la cultura del lavoro in esperienza concreta di vita.
(Foto Calvarese/SIR)
“Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”,ha sottolineato don Bignami, ricordando le origini del Progetto Policoro e il ruolo dell’animatore di comunità, figura cardine che accompagna i giovani nella scoperta della propria vocazione, nella costruzione di reti territoriali e nella promozione dell’imprenditorialità. L’iniziativa ha prodotto circa 3.000 “gesti concreti”, oggi 480 attivi, in campi che spaziano dall’agricoltura all’artigianato, dai servizi alla persona alla valorizzazione dei beni culturali, dimostrando come fare impresa possa essere anche un atto comunitario e sociale. Tra le esperienze simbolo ricordate al Parlamento europeo, la cooperativa Molise Wow, nata per ridare vita a borghi e beni ecclesiastici, e la Rita Atria di Castelvetrano, che trasforma beni confiscati alla mafia in lavoro dignitoso. “Quando parliamo di gesti concreti – ha spiegato Giorgia Basile, referente nazionale del progetto – parliamo di persone, di reti e di processi di cambiamento.Bisogna investire nel cuore dell’intelligenza delle persone, per trasformare idee in azioni e costruire futuro nei territori”.
(Foto Calvarese/SIR)
Tante altre storie potrebbero essere ricordate, come quelle di Uccio, Salvo ed Emanuele, di cui ha parlato Domenico Smimmo, formatore del Progetto Policoro, che ha presentato anche l’esperienza di “PoliColombia”, sperimentazione nata nel dipartimento colombiano del Putumayo per promuovere cooperazione e lavoro dignitoso in contesti di forte fragilità sociale. Mons. Baturi ha evidenziato il senso più profondo del Progetto Policoro:“Occuparsi dei giovani dal punto di vista del lavoro è toccare il punto più delicato, più provocante. È educare alla solidarietà, sanare e accompagnare, mostrando che la speranza nasce dall’amore al prossimo”.L’arcivescovo ha evocato l’immagine del buon Samaritano trasformata in metafora sociale e politica, a sottolineare come la carità e l’azione concreta possano guidare anche le scelte civili e istituzionali. Oggi, i dati confermano l’efficacia dell’esperienza: nel 2022 il fatturato annuo delle iniziative raggiungeva i 43 milioni di euro, con un capitale complessivo di 64 milioni e un valore generato di 1,85 euro per ogni euro investito. Ma, come sottolineato da don Bignami, il vero patrimonio resta umano:“È una rete di persone che hanno preso coscienza della loro vocazione sociale e che si sono spese per il bene dei territori”.Il Progetto Policoro mostra così come parola, sacramento e testimonianza possano camminare insieme, restituendo dignità e speranza dove le difficoltà sembrano più forti. Trent’anni dopo la nascita del progetto, resta viva l’idea che investire nei giovani significa investire nel cuore pulsante delle comunità, intrecciando formazione, lavoro e umanità, e costruendo un futuro che nasce dall’intelligenza, dall’impegno e dall’amore per l’altro.