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Ascoli – Samb, l’esempio dei bambini, un messaggio pieno di speranza!

Di Prof. Gianmarco Ciocca

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quanto accaduto sabato 8 novembre presso il campo sportivo Ciarrocchi di San Benedetto del Tronto  rappresenta un messaggio pieno di speranza per il futuro e un esempio educativo per l’intero territorio,  quello dei “grandi”, dalle istituzioni ai cittadini.

Al termine della partita Sambenedettese – Ascoli della categoria Pulcini 2016, grazie al prezioso  sostegno di entrambe le società sportive, si è svolto un piacevolissimo “Terzo Tempo”. In un clima di  serenità e condivisione, tutti i giovani calciatori e le loro famiglie hanno potuto ritrovarsi per una ricca  merenda, resa possibile dalla splendida organizzazione dei genitori coinvolti.  

Prima del rinfresco, particolarmente significativa è stata una fase della partita in cui i ragazzi hanno  giocato mescolandosi tra le due squadre, per dimostrare che non possono essere i colori di una maglia  né una manciata di chilometri a creare ridicole differenze o assurde barriere. 

Ricordiamo infatti che lo sport, in quanto strumento, non incarna automaticamente di per sé valori  positivi o negativi: è la cultura, la sensibilità e l’intenzione di chi lo pratica a determinarne il significato  e se fargli veicolare gli uni o gli altri.  

Momenti come questo aiutano la comunità a ricordare che competere deriva dal latino “cum” e  “petere”, cioè “dirigersi insieme verso qualcosa”: un’idea di ricerca comune, di crescita condivisa, di  conoscenza reciproca di sé, degli altri e del mondo, per migliorarsi a vicenda. 

Un ringraziamento sincero va a tutti i dirigenti, gli allenatori e le famiglie delle due società sportive, per  aver creduto nella valenza di questa iniziativa, per aver dimostrato come lo sport possa prima di tutto  unire ed educare, per aver insegnato come condividere una passione comune, e per aver compreso  come la costruzione di un domani migliore passi solamente da piccoli ma costanti esempi quotidiani. 

Perché, se si inizia fin da giovani a comprendere e vivere i valori fondamentali della vita, forse non ci  ritroveremmo in un mondo con guerre o trasferte vietate: due situazioni apparentemente lontane, ma  entrambe figlie delle stesse patologie sociali chiamate ignoranza, egoismo e mancanza di empatia. 

Redazione: