DIOCESI – Si è svolta il 7 Novembre, alle ore 21:15, presso la chiesa Regina Pacis in Centobuchi di Monteprandone, una veglia di preghiera in occasione della 99ª Giornata Missionaria Mondiale, la prima organizzata dopo la lunga pausa causata dalla pandemia e la prima vissuta insieme dai fedeli delle due Diocesi del Piceno.
L’incontro, presieduto dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, è stato organizzato dagli Uffici Missionari diocesani della Chiesa di Ascoli Piceno e della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, coordinati rispettivamente da don Giuseppe Caponi e don Nicola Spinozzi.
Durante la serata, i fedeli accorsi hanno potuto ascoltare la testimonianza, ricca ed appassionata, di don Davide Tisato, rettore del Seminario Redemptoris Mater in Macerata, e di suor Elisa Kidane, missionaria comboniana, oltre che giornalista e poetessa, i quali hanno raccontato la loro personale esperienza di missione in Italia ed all’estero e hanno riflettuto sull’impegno di ogni comunità cristiana nell’annuncio del Vangelo e nella solidarietà con le Chiese più giovani.
“La missione risponde al bisogno di dignità che alberga nel cuore di ogni persona”:
la testimonianza di don Davide Tisato
A rompere il ghiaccio è stato don Davide Tisato, il quale, dopo aver raccontato brevemente le sue origini, ha affermato: “La missione è sempre stata parte della mia famiglia, in quanto i miei genitori si sono incontrati a Roma, perché facevano parte della Lega Missionaria: mia madre veniva dalla Puglia, mentre mio padre dal Veneto e si sono incontrati per un’esperienza di sei mesi in Ciad, nell’Africa Centro-Settentrionale. E oggi sono qui e sento che la missione è qualcosa di molto importante per me. La missione è quel mondo interiore, quella voce di Dio che mi ha scomodato per poter consegnare a Lui tutta la mia vita. In fondo avevo una vita tranquilla, agiata, borghese, senza troppe velleità, studiavo Economia a Verona, giocavo a calcio e mi guadagnavo quattro spicci per pagarmi gli studi, però sentivo che mi mancava qualcosa. Nel profondo non mi sentivo soddisfatto di quello che avevo. Allora ho iniziato a fare volontariato e ho iniziato a sentire che questo mi gratificava”.
Il rettore ha poi raccontato la sua esperienza in Guatemala, Madagascar, Brasile e Australia, chiosando: “”Ho scoperto che da ogni parte del mondo, sia nei posti più ricchi sia in quelli più poveri, in fondo le esigenze delle persone sono sempre le stesse e che la missione risponde al bisogno di dignità che alberga nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, in qualsiasi parte del mondo”. In particolare don Tisato ha riferito un fatto accaduto nelle carceri del Guatemala, in cui ha conosciuto un detenuto colombiano, a cui l’incontro con il Signore ha cambiato la vita: “In quella circostanza ho toccato con mano come e quanto Dio possa operare in ogni luogo, anche in quelli più impensabili, e in ogni persona, anche l’ultima al mondo. Rientrato in Italia, ho avuto modo conoscere un altro detenuto, ma questa volta nel carcere di Regina Coeli a Roma. Qui ho vissuto un’esperienza molto forte, forse la più forte della mia vita sacerdotale. Mentre gli lavavo i piedi durante il Giovedì Santo, si è messo a piangere e mi ha abbracciato: lì mi sono reso conto di quanto sia bello portare questo annuncio di speranza in ogni angolo della terra, sia in carcere, sia nel paese più lontano al mondo, sia nella parrocchia sotto casa, ovunque il Signore ci manda! Il cuore dell’uomo, infatti, è uguale dappertutto e il Signore ci manda lì per proferire parole che riportino ogni uomo e ogni donna alla dignità di figli di Dio, amati e voluti, perché ai Suoi occhi noi valiamo molto più dei nostri errori“.
“Il Signore ci aiuti a guardare l’altro, soprattutto il diverso, con occhi nuovi”:
la testimonianza di suor Elisa Kidane
È stata poi la volta di suor Elisa Kidane, la quale ha esordito ringraziando il vescovo Gianpiero per averla invitata: “Essere qui stasera è un dono di Dio. Mai nella mia vita avrei pensato di venire in questa bellissima città e di incontrare nuovamente mons. Palmieri, quel vescovo che a Roma ha osato mettere una donna, per la prima volta nella storia della Città Eterna, a dirigere il Centro Missionario diocesano. Grazie per aver osato! Sono certa che saprà osare ancora!”.
Entrando poi nel merito della riflessione sul valore della missione, ha detto: “Dopo essere stata in missione in Perù, Ecuador e in Costa Rica, ho avuto la grazia di giungere a Verona e di lavorare nella nostra rivista per raccontare la nostra missione. Dopo una lunga pausa a Roma, dopo 42 anni, sono stata chiamata a tornare in missione nella mia terra natale. Vi assicuro che non è affatto semplice, perché il cuore sanguina di più nel vedere la propria gente soffrire! Ora quindi sto sperimentando una fatica diversa. Ascoltando, però, le letture di questa sera, voglio sottolineare quattro parole che credo possano riassumere la nostra missione. La prima è annuncio, che racchiude il fulcro della nostra azione, ovvero raccontare, con la nostra vita, la Buona Notizia. La seconda è artigiano: l’artigiano infatti usa le mani, le impasta, se le sporca. E noi missionari facciamo questo: ci sporchiamo le mani, ci mettiamo del nostro. La terza parola è camminare: è necessario alzarsi, mettersi in piedi e partire. L’ultima parola, infine, è testimoni: vale molto più un testimone di un predicatore, perché è la testimonianza che attira, non le parole”.
Suor Elisa Kidane, che ha partecipato attivamente anche al Cammino Sinodale del continente africano, ha poi raccontato la tragica situazione che si sta vivendo in Eritrea: “Eppure, nonostante le forti criticità, il popolo eritreo mi stupisce per la grande fede che ha. Le nostre chiese in Italia sono spesso vuote. In Eritrea invece sono affollatissime! Mi sconvolge vedere questa abbondanza in un luogo in cui non c’è niente! Quando vedono arrivare la nostra automobile, i bambini ci corrono incontrano con una gioia incredibile. Io mi chiedo: ‘Ma voi non avete niente. Cos’è che vi fa essere così felici?!’. Solo Dio sa cosa ci sia dietro a questo grande mistero. Noi andiamo lì con l’illusione di portare qualche cosa e invece si ritorna carichi di speranza e di fede. Il Signore, allora, ci aiuti a guardare l’altro, soprattutto il diverso, con occhi nuovi e a chiederci: ‘Cosa posso imparare da questa persona?’. E ricordiamoci inoltre di mettere Dio davanti ad ogni nostro momento, ad ogni nostra esperienza. Ricordiamoci di dire sempre, in ogni circostanza: ‘Grazie a Dio!’“.
Le parole del vescovo Gianpiero Palmieri
A concludere l’incontro è stato l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, il quale ha ringraziato i due ospiti per aver portato la loro testimonianza: “Grazie per averci ricordato come abbiamo sempre questo dono straordinario da parte di Dio, quello di poter annunciare la Buona Notizia dell’Amore di Dio, la Buona Notizia della Speranza che non delude. Questa è una ricchezza impagabile che ci riempie il cuore di gioia! Se c’è un modo bello di vivere la vita risiede proprio nel raccontare la grandezza di un Amore che mi ha riempito il cuore!“.
Commentando poi il Vangelo appena ascoltato, mons. Palmieri ha sottolineato come l’ascolto della Parola – e quindi l’amore per il Signore – faccia fare cose folli, come gettare le reti da pesca in pieno giorno, pur sapendo che invece si pesca di notte: “Ma è proprio questa tua piccolezza, che si affida alla grandezza di Dio, che conta per il Signore! La tua piccolezza a servizio della testimonianza di una Parola tanto, ma tanto, più grande di te! Una parola d’amore che ti prende, ti avvolge, ti purifica, ti salva, ti rinnova“.
Facendo poi riferimento all’altra pesca miracolosa contenuta nel Vangelo, il vescovo Gianpiero ha sottolineato: “Questa volta sulla riva del lago, c’è un povero che chiede da mangiare. Da una parte abbiamo la Parola di Gesù, dall’altra parte abbiamo un povero che grida per la fame. Ecco dunque i due modi con cui il Signore ci raggiunge anche oggi: la Parola e i poveri. È questo il mondo in cui il Signore Risorto si rende presente: la Parola testimoniata dalla Chiesa e la sofferenza – a volte anche silenziosa – dei poveri. Noi, allora, rinnoviamo al Signore questa fiducia: Signore, continua a far sentire la Tua voce!”.
Mons. Palmieri ha infine concluso l’adunanza pregando per le Suore Teresiane della nostra Diocesi che si trovano nelle Filippine e che, dopo il terremoto dello scorso 1° Ottobre, ora stanno facendo i conti con i danni provocati dal tifone Kalmaegi che si è abbattuto sulle loro comunità due giorni fa.