GROTTAMMARE – La storia della fiera di San Martino a Grottammare ha origini davvero antiche, considerando che San Martino, Vescovo di Tours, è un Santo del IV secolo.
Spesso viene considerato francese, ma in realtà Martino era ungherese, originario della Pannonia; esercitò però il suo ministero in Francia. Tra le curiosità, è considerato uno dei primi e pochi Santi “non martiri”.
Noi celebriamo, come per tutti i Santi, la “Nascita al Cielo”, cioè il giorno del funerale terreno, avvenuto l’11 novembre del 397. La sua morte, in realtà, cadde l’8 dello stesso mese.
Visse 81 anni, un bel record per la sua epoca. Non molti sanno che il suo più intimo desiderio era diventare monaco, cosa che non gli riuscì mai a causa della nomina a Vescovo e degli impegni diocesani in Gallia, cioè in Francia, a Tours.
È considerato protettore dei militari, degli osti, dei bottai e perfino patrono delle Guardie Svizzere, ma anche dell’Arma di fanteria e dell’esercito. La sua “protezione” si estende ai poveri, tanto amati da Martino, infatti ai mendicanti e anche ai cavalieri.
Un’altra curiosità è che Martino è venerato da tre Chiese: quella Cattolica, Ortodossa e Copta, e che esistono ben 900 chiese a lui dedicate.
Il riferimento al militarismo deriva dal fatto che, prima di essere Vescovo, fu appunto un militare; ancora oggi è raffigurato come un soldato, spesso a cavallo, mentre con la spada taglia a metà il mantello per offrirlo a un povero infreddolito. Dal miracolo di quell’estate improvvisa nel cuore del freddo inverno nasce la tradizione dell’“Estate di San Martino”, successivamente alla scoperta che quel poverello, in sogno, si trasformò in Gesù Cristo.
Il ministero di Martino si traduce in amore per gli ultimi, i derelitti, gli abbandonati. Ce ne parla il suo principale biografo, discepolo e contemporaneo, Sulpicio Severo, che mette in evidenza il coraggio di Martino e soprattutto la sua infinita misericordia, seconda solo alla profondissima fede in Gesù Cristo.
La diffusione del suo culto si deve soprattutto ai Longobardi, che nel 568 invasero l’Italia, anche se l’avevano già visitata molto prima, seppur “a macchia di leopardo” e senza ufficialità.
L’immagine di un santo militare, a cavallo, ben si adattava ai neo-convertiti longobardi, che in questo modo potevano unire la “nuova” fede in Gesù Cristo, l’amore per i poveri e la loro natura di popolo militare.
La fiera si teneva sul sagrato della Chiesa di San Martino, e già questo ne evoca l’antichità: infatti, a San Martino, cioè nella zona sud di Grottammare, vanno ricercate le origini del primitivo centro abitato.
Il fulcro era proprio la chiesina di San Martino, un tempo monastero con annesso mulino e terreni agricoli. Da qui si espanse il villaggio che, successivamente, con l’incastellamento, si spostò per motivi di sicurezza e difesa sul vicino colle, dove oggi si trova il vecchio borgo o paese alto di Grottammare.
Dicevamo che un tempo la fiera di San Martino era boaria e vinaria, ossia dedicata al “cambio” del bestiame e al rinnovo delle stalle e delle cantine prima del lungo inverno, nonché all’apertura delle botti di vino. Nell’occasione anche le donne uscivano di casa e vendevano su carretti improvvisati o in ceste ciò che avevano in più nell’orto: melette, cardi, agrumi, uova, le ultime verdure autunnali. Scendevano dai paesi vicini – soprattutto da Ripatransone, Carassai, Cossignano, Marano (oggi Cupra), Pedaso, San Benedetto, ma anche da Acquasanta, Ascoli e da molti paesi dell’ascolano e del fermano – contadini e montanari che vendevano vino novello, castagne, fagioli secchi, ceci, miele, salumi, formaggi; insomma, si approfittava dell’occasione per fare provviste per l’inverno.
Negli anni la fiera venne spostata sulla spiaggia, in marina, poiché vi si trovavano i buoi. Successivamente, con l’avvento della modernità e dei trattori, si decise di spostarla dove c’era la maggior parte delle persone, sempre alla marina – la parte popolosa e bassa di Grottammare – ma non più in spiaggia.
Un tempo, quando arrivava l’inverno, si facevano le provviste: non esistendo sistemi di refrigerazione, tutto doveva essere essiccato o salato per conservarsi. Le mele, ad esempio, nelle case antiche, venivano collocate in soffitta, sopra lenzuola stese a terra e coperte di paglia; duravano, senza marcire, fino alla primavera successiva, seppur un po’ raggrinzite.
Le donne, durante l’estate, preparavano le conserve: pomodori pelati, verdure sott’olio, e a loro, alle “vergare” di casa, era affidata la “conservazione alimentare” di tutta la famiglia, che aveva molte bocche da sfamare.
Così è nata la tradizione della fiera di San Martino a Grottammare.
Nasce dalla fede per un Santo amante dei poveri e degli ultimi, racconta le origini del paese, ci narra dei Longobardi, dei buoi e… finisce in una bella padella di castagne arrostite, con un bicchiere di vino cotto, mentre le giornate si fanno sempre più fredde e pungenti e gli occhi attendono fiduciosi l’arrivo della primavera.
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Ok. Ma da quando è cominciata la fiera?
Carissimo Lettore,
secondo lo storico Giuseppe Speranza (scrive nel 1889) la fiera di San Martino avrebbe origini antichissima, preromana e in origine sarebbe durata per 3 giorni : 10, 11 e 12 Novembre.
Ma la dedicazione al Santo Martino ci riporta al Cenobio monastico del complesso e Chiesa a sud di Grottammare, appunto, San Martino, risalente all'X-XI secolo.
Sappiamo che nel XVI il Pontefice nato a Grottammare Sisto V, concesse agevolazioni fiscali ai mercanti, a ciocché vdnisse promossa ed intensificata la fiera di San Martino.
Dopo l'edificazione della "Marina" nella parte bassa di Grottammare, nel 1779, ad opera dell'architetto Pietro Augustoni, un altro Pontefice, Pio VI, nel 1786 autorizzò il Comune a organizzare due fiere: una il 18 settembre ( ora scomparsa) ed una il 10 ( non l'11! ) di Novembre, questa di San Martino, per l'appunto.
Ultima curiosità : nel mese di novembre si concludeva il calendario agricolo perciò c'erano gli ultimi mercati annuali.. Ma si stipulavano i contratti agricoli e si pagavano gli affitti. I contadini a volte si spostavano da un terreno all'altro e per questo motivo "finivano" gli ultimi prodotti agricoli del precedente terreno coltivato , vendendoli proprio nell'ultimo mercato di Novembre.
Spero di essere stata esaustiva! Saluti!
Storia e tradizione......conoscenza e valori assolutamente da tenere sempre presenti e vivi nella vita di ogni giorno.
Nell' attualita' dei nostri tempi tutto questo manca in modo assordante..!!!!
Grazie infinite