Sofia Garbati a 7 anni

COMUNANZA – Lavora con Ariana Grande, Nicki Minaj, Elton John, Armani, Hugo Boss, Apple e Spotify. Dietro a molte delle animazioni, dei video e degli effetti speciali che accompagnano le produzioni di questi giganti mondiali c’è lei: Sofia Ninova, nome d’arte di Sofia Garbati, 22 anni, originaria di Comunanza. Direttrice creativa, artista digitale e specialista in animazioni 3D, Sofia è una delle voci più promettenti della nuova scena “digital creative” internazionale. Autodidatta, determinata e visionaria, ha trasformato la passione per il video e l’immaginazione in una professione che unisce sensibilità artistica e tecnologia.

Sofia, oggi il suo nome è legato a star mondiali della musica e della moda. Che effetto le fa pensare a dove è arrivata in così poco tempo?

È un’emozione indescrivibile: mi sento la ragazza più fortunata del mondo a poter vivere d’arte, trasformando in professione ciò che sin da bambina realizzavo per pura passione e devozione. La creazione di visual e video per me non è solo un lavoro, ma il mio primo linguaggio: una forza più grande di me che mi guida in ogni scelta e azione. Non lo vedo come un punto di arrivo, ma come una continuità naturale di tutto ciò che ho sempre fatto per indole. Non avrei mai immaginato che il mio percorso da creative director potesse catapultarmi, in così poco tempo, a lavorare con star mondiali che seguivo da quando ero piccola, come Ariana Grande, i cui video hanno raggiunto più di 40 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. È un numero che fatico ancora a concepire. È un onore immenso, e una profonda responsabilità, che major discografiche del calibro di Universal Music Group si rivolgano a me per la direzione creativa, riconoscendo e credendo nella mia visione artistica a livello internazionale. È un complimento implicito enorme: hanno creduto in me prima ancora che io potessi accorgermi di ciò che stavo diventando. Questo riconoscimento è anche un grande stimolo a esplorare nuove frontiere, superare i limiti dell’industria e affrontare ogni progetto con autenticità e innovazione, portando sempre un pezzo della mia anima in ogni creazione.

La sua carriera è iniziata quasi per gioco, con dei video realizzati da bambina con le Barbie. Cosa ricorda di quei primi esperimenti?

Ricordo la libertà e l’entusiasmo di ritrovarmi in questi mondi inesplorati. Non so se fosse l’istinto a muovermi o l’amore, ma ero attratta dal potere della creazione. I miei genitori avevano un bar, quindi passavo molto tempo sola. Avevo modo di viaggiare con la mente: una piccola telecamera digitale, un’amica e qualche Barbie, e il set era pronto. Senza saperlo, stavo imparando le fondamenta della mia professione: montaggio, regia, ritmo e storytelling. Già allora percepivo il video come un’estensione della mia mente; riuscivo a visualizzare un’idea complessa ancora prima di realizzarla, senza nemmeno conoscere i software professionali che oggi utilizzo per i VFX e l’animazione 3D. Quella passione è stata alimentata da ore passate a guardare i video musicali su MTV (anche quelli di Ariana Grande) seduta sul balcone del bar, mentre pranzavo dopo la scuola. Credo sia da lì che sia nata la mia profonda comprensione dell’intersezione tra musica e arte visiva. Già a dieci anni usavo il portatile di mio padre, quando era via, per sperimentare con i programmi di montaggio. Ricordo anche che la creazione era per me una forma di evasione: soffrendo spesso di solitudine, avevo trovato una nuova compagna di viaggio.

La svolta è arrivata con il video animato di “Drivers License” per Olivia Rodrigo. Come è nata quella collaborazione con la Universal Music Group?

Quella collaborazione ha segnato il lancio ufficiale della mia carriera nel panorama globale. Avevo 17 anni e da tempo condividevo sui social le mie piccole animazioni 3D e i miei progetti personali, che stavano iniziando ad attrarre un pubblico sempre più ampio. Quando uscì la canzone “Drivers License”, ne rimasi così affascinata che decisi di usarla come base per una delle mie animazioni. L’impatto fu inaspettato e immediatamente virale: milioni di persone la ricondivisero, finché arrivò anche a Olivia Rodrigo, che la commentò. Il giorno dopo ricevetti un’email dalla Universal Music Group, che mi commissionò un pezzo intero da utilizzare come lyric video ufficiale, pubblicato poi su tutti i canali principali dell’artista. Il progetto generò una viralità internazionale e mi portò al mio primo grande riconoscimento pubblico (Olivia mi citò sui social: “Lyric video out now! Big love to Sofia Garbati, you rule!”). In quel momento, per la prima volta, capii che se non avessi mai mollato, avrei potuto davvero raggiungere i miei sogni più grandi.

Da quel momento ha iniziato a lavorare con artisti come Ariana Grande e Nicki Minaj. Che tipo di rapporto si crea con personalità di questo calibro?

È molto soggettivo, perché siamo tutte persone uniche e diverse. Tuttavia, credo che il comune denominatore sia un rapporto di estrema fiducia, sia verso la mia professionalità che verso di me come persona. Spesso le canzoni rappresentano l’espressione più intima e sensibile di un artista; affidarmi la direzione creativa è un atto di vulnerabilità e un segno di grande rispetto professionale. Quando un artista si affida alla mia visione per un progetto, la collaborazione si trasforma spesso in un percorso continuativo. Essere considerata una garanzia per progetti di questo livello è per me un onore e una riconferma della qualità del mio lavoro.

Ha collaborato anche con grandi brand come Armani, Hugo Boss, Apple e Spotify. In cosa differisce il lavoro creativo per la moda rispetto a quello per la musica?

Per me, musica e brand sono due direzioni diverse di una stessa sensibilità. Nella musica, il video nasce dall’emozione intrinseca della canzone: diventa un’estensione del sentimento. Tutto ruota attorno al messaggio più profondo che l’artista vuole comunicare, ed è fondamentale saperlo ascoltare, comprendere ed elevare con cura e sensibilità. Nella moda e nel lusso, quella stessa sensibilità si traduce in precisione. Per esempio, nel mio lavoro come VFX artist ed editor per la campagna globale SS24 di Giorgio Armani, l’attenzione è rivolta all’eccellenza tecnica: tradurre l’heritage del brand in un’estetica iper-sofisticata, amplificando il tono visivo su scala internazionale. Con brand come Spotify o Apple, la sfida va oltre l’animazione, perché comporta la responsabilità di scrivere, dirigere e strutturare campagne pubblicitarie complesse che richiedono rigore assoluto. Ma anche in quei contesti mantengo sempre quel tocco di sensibilità che attraversa e distingue ogni mio lavoro, indipendentemente dal settore.

Nel suo lavoro convivono fantasia, tecnica e grande precisione. Come riesce a bilanciare la parte artistica con quella più tecnologica?

Non le ho mai considerate come due parti da bilanciare, ma come un’unica entità creativa. L’immaginazione senza tecnica rimane un concetto astratto; la tecnica senza un’idea è puro esercizio. Fin da bambina sognavo di dirigere film e video musicali, allora inaccessibili per la mancanza di strumenti e opportunità. L’animazione 3D e gli effetti speciali hanno liberato quel sogno: potevo creare mondi interi e sequenze complesse direttamente dalla mia cameretta, con un portatile e tanta dedizione. La tecnologia non limita la parte artistica: la rende possibile, sostenendola in egual misura.

Si definisce autodidatta: quanto contano lo studio e la costanza nel suo percorso professionale?

Contano moltissimo. Essere autodidatta non significa improvvisare, ma assumersi la responsabilità del proprio apprendimento. Non ho seguito un percorso tradizionale, è vero, ma avevo una disciplina ossessiva: ogni giorno, per anni, ho lavorato per colmare le mie lacune, comprendere gli strumenti, osservare i grandi e sperimentare fino a trovare una mia voce. Molti dicono che sono fortunata ad avere talento, ma secondo me è la pratica costante, il fallire e riprovarci senza mai mollare, a formare una competenza reale. Paradossalmente considero una fortuna non aver avuto mentori o guide, anche se ha reso il percorso più difficile e spaventoso, perché così ho potuto scrivere le mie regole e reinventarmi fuori dagli schemi.

Nonostante la carriera internazionale, resta molto legata a Comunanza. Che messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani che sognano di intraprendere una strada simile?

Non credo che per realizzarsi si debba necessariamente “andare via”: si parte da dove si è. Personalmente, i miei lavori più importanti li ho realizzati dalla mia cameretta a Comunanza. Ai ragazzi direi questo: non aspettate che qualcuno vi dia il permesso o la spinta; non aspettate le condizioni perfette, gli strumenti perfetti o il momento perfetto. Si inizia con ciò che si ha, da dove si è, e un passo dopo l’altro si costruisce il resto. Rimarrete sorpresi da ciò che sarete capaci di creare e dalla forza che avrete di reinventarvi ogni giorno, se vi permetterete davvero di seguire i vostri sogni. Un modo si trova sempre. Il mondo non è così lontano come sembra: la distanza reale non è geografica, ma mentale. Se trattate i vostri sogni con determinazione, prima o poi saranno loro a portarvi dove volete andare.

 

Sofia Garbati in arte Sofia Ninova

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

1 commento

  • Domenica Piccioni
    07/11/2025 alle 09:19

    il talento. le capacità, la passione vera, l'autocertificazione che ti spinge sempre a migliorarti....tutte importanti per arrivare ad essere seguiti e sceglierti. complimenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *