DIOCESI – “La Liturgia di oggi celebra la Pasqua del Signore Risorto e lo fa attraverso la commemorazione di tutti i fedeli defunti. Noi vogliamo pregare per tutti coloro che, vissuta l’esperienza della morte, si ritrovano in Dio, affinché la loro comunione con Dio sia piena, totale,, ed affinché, vedendo il volto di Dio, possano trovare il riposo della loro anima, della loro vita”.
Con queste parole mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, ha aperto la solenne Celebrazione Eucaristica da lui presieduta ieri, 2 Novembre 2025, alle ore 18:00, in occasione della commemorazione di tutti i fedeli defunti.
Dopo aver celebrato l’Eucaristia presso i cimiteri delle tre città sedi di concattedrali nella Diocesi Truentina – a Ripatransone alle ore 9:30, a Montalto delle Marche alle ore 11:00 e a San Benedetto del Tronto alle ore 15:00 – Palmieri ha chiuso l’intensa giornata di preghiera nella Cattedrale Santa Maria della Marina, dove hanno concelebrato con lui la Messa don Luciano Paci e don Romualdo Scarponi. Hanno inoltre prestato servizio all’altare i diaconi Walter Gandolfi e Pietro Mazzocchi. Ad impreziosire la celebrazione è stato il Coro “P. Domenico Stella”, diretto dal M. Massimo Malavolta.
Durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha sottolineato come la Liturgia del giorno mettesse in risalto la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte, celebrando la speranza nella vita eterna e la promessa di Dio di non dimenticare nessuno: “In questa Domenica, che coincide con il 2 Novembre, giorno in cui commemoriamo i fedeli defunti, i cristiani si riuniscono e pregano e nella Celebrazione Eucaristica non fanno altro che fare memoria della Pasqua. Quello che noi celebriamo oggi, infatti, è il Signore Risorto, il Crocifisso Risorto che vince il peccato e la morte. E anche le letture che abbiamo appena ascoltato ci rimandano alla celebrazione della Pasqua, soprattutto in queste parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena in cui ci svela la volontà del Padre: ‘Questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato, ma che io risusciti nel primo giorno’. Questa affermazione è forte e si scolpisce nei nostri cuori, nel cuore della Chiesa, nel cuore del mondo. Questa è dunque la volontà di Dio: che non venga perduto nessuno dei figli che il Padre ha donato a Gesù come fratelli. Il Padre vuole che nessuno di loro vada perduto. Ecco perché il sacrificio pasquale di Gesù, la Sua morte e Resurrezione sono vita e salvezza per tutti gli uomini”.
Ha spiegato Palmieri: “Nella Scrittura c’è un legame molto chiaro tra il peccato e la morte. Il senso è questo: nel momento in cui – per volontà dell’uomo – il peccato entra nel mondo, nel momento in cui la storia del mondo diventa anche storia di male, di violenza, di guerra, di sopraffazione, di distruzione, di sconfitta dell’uomo ad opera di altri uomini, nel momento in cui la storia umana diventa questo, questo mondo non può essere eterno. Dio non può permettere che questo mondo sia eterno: non è questo il Paradiso. Questo mondo, in cui Dio permette all’uomo di esercitare la sua libertà, anche scegliendo il male, necessita di una cesura: la morte. San Paolo dice che, quando con Adamo il peccato è entrato nel mondo, questo mondo non può più essere eterno. Ma è Dio stesso che dona cieli nuovi e terra nuova. Dio stesso dona una città, una Gerusalemme del Cielo. Dio stesso dona un Paradiso. Ed in questo Paradiso, in questo Regno di Dio, che nasce dalla morte dell’uomo, tutto quello che di buono, di bello, di santo, di vero, di giusto, gli uomini hanno realizzato nell’aldiqua, ci viene riconsegnato eternamente nell’aldilà. Noi, già su questa terra, nel costruire il Regno di Dio, anticipiamo il Paradiso. Lo pregustiamo nei gesti di amore, di fraternità, di pace e così lo affrettiamo su questa terra”.
Ha quindi concluso mons. Palmieri: “È questa la Parola che Gesù ci dice, è questa la promessa che Gesù ci fa: in te ho messo un seme di immortalità, che va oltre la morte; tu lasciati trasformare dallo Spirito di Dio, perché tutto quello che avrai fatto di buono e di grande nell’amore, questo regnerà eternamente. San Paolo, nella Lettera ai Corinti, dice che, al di là della porta della morte, la fede non ci sarà più, perché vedremo Dio faccia a faccia, così come anche la speranza non ci sarà più, perché tutto quello che speriamo ce lo avremo davanti. Ma quello che rimarrà eternamente è l’amore, che è fatto dei volti, degli abbracci, dell’amore che ci siamo scambiati. La carità – dice Paolo – non avrà mai fine. La sostanza del Paradiso sarà fatta di carità, di amore, quindi affrettiamoci a costruirla già su questa terra!
Il Figlio di Dio ci viene incontro e ci strappa dalla morte. A stento si trova uno che voglia morire per un giusto, ma Dio ci ha voluto talmente bene che, quando eravamo empi, lontani da Lui, Lui è venuto a prenderci, a strapparci dalla morte per portarci nel Suo regno di Luce, di Verità e di Pace.
Dentro di noi nulla si abitua alla morte, tutto si ribella alla morte. Dentro di noi c’è una spinta profonda alla vita. L’uomo è fatto per la vita, è fatto per il regno di Dio! Il nostro cuore, Signore, ti cerca e vuole vedere Te, vuole incontrare Te: è questo che ci spinge a credere nella vita, nella vita piena. Noi oggi preghiamo per i nostri fratelli e le nostre sorelle defunti, perché si compia in loro quella purificazione che consenta loro di vedere Dio faccia a faccia. Sentite quanta vita circola intorno a noi: è la vita dello Spirito che dura eternamente e che la morte non può fermare!“.
Particolarmente significativo è stato il momento delle preghiere dei fedeli: Il vescovo Palmieri non ha fatto leggere le intenzioni previste per la giornata, bensì ha chiesto a ciascuno dei fedeli presenti di pregare nel silenzio del loro cuore per i propri defunti, per le persone care e per tutti i defunti dimenticati, abbandonati, quelli per cui nessuno prega.
Al termine della Messa, il vescovo Gianpiero si è recato verso la nicchia della Madonna di Lourdes e si è fermato in preghiera davanti alle tombe dei vescovi Giuseppe Chiaretti e Gervasio Gestori: “Preghiamo sia per chiedere al Signore la loro pace, sia per chiedere loro l’intercessione per i nostri defunti”. A seguire molti dei fedeli presenti si sono recati a pregare sulla tomba dei primi due vescovi della Diocesi Truentina.