Di Roberta Pumpo
Il riscatto e la rinascita di 282 famiglie prese per mano dalla Fondazione Salus Populi Romani nel biennio 2023-2024. È il cuore di “Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, seconda edizione del rapporto sulle attività dell’ente della diocesi di Roma, presentato oggi nella sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense. L’occasione è il trentennale dell’organismo pastorale istituito nel 1995 da mons. Luigi Di Liegro. Nel biennio di riferimento sono 400 le richieste di aiuto pervenute alla fondazione, per un totale di 993 persone, di cui 156 minori, vittime di tre fenomeni concatenati: sovraindebitamento, azzardopatia e usura. Per supportarle, bisogna “fare in modo che chi vive il problema inizi a parlarne – ha riflettuto il card. vicario Baldo Reina –. La diocesi di Roma è una porta aperta”. Il primo intervento consiste nell’affrancamento da chi pratica l’usura. Si tratta di “un’opera pedagogica, ecclesiale, di prossimità – ha sottolineato il porporato –. L’importante è cogliere i campanelli di allarme e lavorare sulla prevenzione anche con le parrocchie”.
Famiglie aiutate e collaborazioni
Le domande prese in carico sono 282: di queste, 158 (56%) hanno beneficiato di un aiuto finanziario da parte dell’ente, che nel biennio ha attivato interventi per circa 3 milioni e 600mila euro. Interventi economici resi possibili anche grazie alla collaborazione con le banche. Tra i relatori i presidenti di Banca Mediolanum e Bcc di Roma, Giovanni Pirovano e Maurizio Longhi, che finanziano attività per sostenere le famiglie sovraindebitate ed evitare che finiscano nella morsa degli usurai. Importante anche la collaborazione con le istituzioni locali, che investono nella prevenzione con progetti dedicati a giovani e anziani. Novità del rapporto è la misurazione dell’indice di vulnerabilità, ossia quanto una persona o una famiglia è esposta al rischio di esclusione economica e sociale a causa dei debiti, rapportando il reddito alle spese e agli impegni finanziari. L’indebitamento dei casi seguiti supera i 23 milioni di euro tra debiti finanziari “classici” (mutui e prestiti) e debiti accumulati per affitti arretrati, utenze, pendenze con amici e parenti. Elemento di grave vulnerabilità è l’incidenza del costo dell’abitare, che supera il 50% del reddito nel 16% dei casi, soprattutto se si tiene conto che tra gli assistiti è in crescita il fenomeno del “lavoro povero”, cioè dipendenti con basse retribuzioni. Il 22% dei richiedenti percepisce meno di 2mila euro al mese, il 15% non raggiunge i mille euro. Tra chi possiede una casa con mutuo, solo il 52% riesce a pagare regolarmente le rate. La fragilità è aggravata dal fatto che il 57% dei nuclei familiari può contare su un solo reddito. Il profilo prevalente del richiedente è un lavoratore a tempo indeterminato del settore privato (39%), seguito da pensionati (19%) e dipendenti pubblici (12%). La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 50 e i 59 anni (35%).
Ascolto e prevenzione
Accanto agli aiuti economici, nel 44% dei casi la fondazione ha offerto ascolto, orientamento e percorsi di riordino delle spese e delle priorità familiari. Questo ha permesso al 9% dei casi di trovare una soluzione autonoma senza ricorrere a nuovo debito. “A tanti basta una piccola spinta, non sentirsi abbandonati – ha riflettuto il prefetto di Roma, Lamberto Giannini –. Per una vittima di usura non è facile sporgere denuncia, ed è quindi importante accompagnarla e supportarla”. Oltre a richiamare l’attenzione sui giovani, che oggi “si ritrovano ad affrontare una serie di insidie” sconosciute fino a qualche anno fa, il prefetto ha esortato a investire sull’educazione finanziaria e alla legalità. Nel rapporto della fondazione si pone anche l’accento sulla collaborazione con la rete ecclesiale: il 34,6% delle richieste arriva tramite i centri di ascolto Caritas o direttamente dai parroci. Il documento traccia anche un percorso d’azione con indicazioni per il futuro: il potenziamento dell’educazione finanziaria e al risparmio e la promozione di politiche pubbliche che affrontino la questione dell’esclusione finanziaria. “Il sovraindebitamento è un problema diffuso, causato anche dall’azzardo – ha affermato Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma e presidente della fondazione Salus Populi Romani –. Nel 2024 solo a Roma sono stati scommessi ‘legalmente’ oltre 8 miliardi di euro, facendone la capitale dell’azzardo. Unendo gli strumenti che già ci sono a livello normativo, culturale e sociale è possibile aiutare le famiglie. Occorre investire su una maggiore consapevolezza anche nelle parrocchie, nelle scuole, nei posti di lavoro”.
Trentennale e prospettive future
La mattinata è stata aperta dal vicepresidente della fondazione, Andrea Sartori, che ha letto un messaggio inviato dal card. Camillo Ruini, vicario di Roma all’epoca della nascita dell’ente, nel quale rivolge gli auguri per “i 30 anni di fede, di servizio, di amore verso la Chiesa e i fratelli. In un tempo segnato da tante incertezze e fragilità, l’opera della fondazione continua a essere un segno luminoso di speranza”. L’obiettivo dell’organismo pastorale è “ridare dignità alle persone e permettere loro di ricominciare a camminare da soli” – ha affermato il vicegerente della diocesi di Roma, mons. Renato Tarantelli Baccari – mentre Liliana Ciccarelli, segretaria della Fondazione, presentando il rapporto, ha rimarcato che “l’intervento economico della fondazione deve essere risolutivo. Le persone devono riprendere in mano la propria vita e camminare da sole”.