MALTIGNANO – In un’epoca in cui tutto è provvisorio, consumistico, sposarsi sembra un gesto rivoluzionario, un atto d’amore contro la fugacità del mondo.
Per riscoprirne la gioia e la bellezza abbiamo voluto ascoltare la storia di due novelli sposi, Francesco Pezzuoli, PhD in Matematica Applicata, classe 1991, della Parrocchia di Maltignano, e Nicoletta Azzuni, dottoressa in Farmacia, classe 1997, della Parrocchia San Giuseppe in Paolantonio, Sant’Egidio alla Vibrata, che hanno scelto di compiere questo importante passo.
I due giovani sposi hanno avuto anche la gioia di incontrare Papa Leone, con il quale hanno scambiato alcune parole e a cui hanno donato due tipicità della loro terra: l’anisetta e le olive all’ascolana.
Francesco e Nicoletta come vi siete conosciuti e cosa vi ha fatto capire che l’altro era “quello giusto”?
Ci siamo conosciuti durante il periodo universitario a Camerino. Nonostante abitassimo a pochi chilometri di distanza, è stato proprio lì che i nostri percorsi si sono incrociati per la prima volta. Ringraziamo sempre l’Università di Camerino per averci dato l’occasione di incontrarci!
Con il tempo abbiamo capito che l’altro era “quello giusto” grazie alla naturalezza con cui è cresciuta la nostra relazione, alla serenità che provavamo insieme e alla certezza di voler condividere la vita nella sua interezza, con fiducia e rispetto reciproco.
Cosa significa per voi sposarsi oggi, in un tempo in cui molte coppie scelgono altre strade?
Per noi sposarsi significa prendersi le proprie responsabilità nel momento in cui si decide davvero di condividere la vita. Don Adam e le persone che ci hanno accompagnato nel cammino di preparazione ci hanno fatto comprendere quanto sia serio questo passo, soprattutto alla luce della fede.
Il matrimonio non è qualcosa su cui si torna indietro: è un impegno profondo, da riconsiderare solo in casi estremamente gravi. Crediamo che nel momento in cui gli sposi celebrano il matrimonio, comprendano fino in fondo che la propria vita è e sarà totalmente dedicata all’altro. Questo per noi è il pensiero fondamentale, il legame che salda tutto.
In che modo la fede ha accompagnato il vostro cammino verso il matrimonio?
Ci siamo sentiti fin da subito molto sicuri della strada che stavamo percorrendo. La serenità e la fiducia reciproca che abbiamo provato erano, ne siamo certi, frutto della fede. Essa ci ha accompagnati e sostenuti, rendendo il nostro percorso ancora più solido e autentico.
Quali sono stati i momenti più belli o più intensi della preparazione al sacramento?
Senza dubbio, il confronto anche attraverso il percorso prematrimoniale. Confrontarci sulle tematiche ascoltate tra noi e con altre coppie ci ha aiutato a crescere, a comprendere meglio il significato del matrimonio cristiano e a scoprire nuove sfumature del nostro rapporto.
C’è un passo del Vangelo o una Parola che vi ha particolarmente guidato in questo tempo?
Sì, le parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Abbiamo voluto inserire questo pensiero nella lettera letta durante il nostro matrimonio, perché racchiude perfettamente ciò che sentiamo, di seguito un estratto: […] Viviamo in un tempo in cui si è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di inedito – un’esperienza particolare, un’emozione forte, qualcosa che possa sorprenderci.
Eppure, con il tempo, mi sto accorgendo sempre più che ciò che davvero conta, ciò che lascia un’impronta profonda, non è la novità, ma la tranquillità.
Quella tranquillità che nasce dallo stare bene insieme, dal sentirsi accolti, ascoltati, amati.
Gesù, nei Vangeli, non ci ha mai chiesto di essere “straordinari”, ma mite è il cuore che cerca la pace.
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace», dice nel Vangelo di Giovanni. Non una pace rumorosa o appariscente, ma una tranquillità profonda, fatta di fiducia, di amore, di cammino condiviso.
[…] continua […] E infine, voglio fare un augurio, per me, per Nicoletta e per ciascuno di voi:
che possiamo coltivare la tranquillità vera, quella che dipende da come viviamo.
Che possiamo trovare gioia nelle cose semplici, nel bene condiviso, nella fiducia reciproca.
E che possiamo essere, come ci chiede Cristo, amici gli uni degli altri, con cuore mite, con passo leggero, con spirito fraterno.
Avete avuto la straordinaria occasione di incontrare Papa Leone: come avete vissuto quel momento?
È stato un momento fortissimo. Il Papa ci ha accolto con grande gentilezza e ci ha dedicato un po’ del suo tempo: un gesto che, per un uomo tanto impegnato, non è affatto scontato. Lo abbiamo vissuto con serenità, anche se nei primi istanti, subito dopo averlo salutato, l’emozione ci ha quasi tolto le parole.
Cosa vi ha detto il Santo Padre e cosa gli avete risposto?
Ci ha chiesto semplicemente: «Da dove venite?». Gli abbiamo risposto parlando delle nostre terre e gli abbiamo portato in dono due tipicità: l’anisetta e le olive all’ascolana – speriamo le abbia apprezzate!
Abbiamo poi avuto un simpatico scambio su un tema a noi caro: le nostre mamme, che ci hanno accompagnato in questo cammino. Il Papa le ha salutate personalmente, con un gesto affettuoso che non dimenticheremo.
C’è una frase o un gesto di Papa Leone che porterete sempre nel cuore?
Durante il suo insediamento, Papa Leone ha ricordato quanto sia importante per un cristiano non essere soltanto un “frequentatore di chiese”. Crediamo profondamente in questo messaggio: partecipare alla vita della Chiesa non significa solo assistere alle celebrazioni, ma testimoniare ogni giorno la fede, con coerenza e impegno.
Come pensate di testimoniare, nella vita quotidiana, la gioia di un matrimonio cristiano?
Crediamo che la testimonianza cristiana passi attraverso i gesti quotidiani. Cerchiamo di vivere e trasmettere le virtù che ci ha insegnato il Signore:
- la Speranza, che ci proietta verso il futuro e ci aiuta ad affrontare le difficoltà;
- la Carità, cioè l’amore verso Dio e verso il prossimo, la più grande delle virtù.
Aiutare gli altri, anche nel nostro piccolo, restando nel giusto, è per noi un modo concreto di testimoniare la fede.
Credo che la religione possa essere d’aiuto a tutti, non solo ai credenti, e sono affascinato dall’idea che le religioni sono “troppo intelligenti per essere lasciate ai soli religiosi”. In un mondo dove si afferma fortemente che siamo autonomi e ci mettiamo alla pari con Dio, le religioni ci ricordano che abbiamo bisogno di aiuto, di guida, di sostegno: proprio come i bambini.
È un pensiero che condividiamo profondamente, perché molti oggi vedono la Chiesa solo come un luogo di obblighi liturgici, senza coglierne la dimensione comunitaria, di amicizia e di benessere spirituale.
Aiutare le persone a riscoprire questo messaggio, secondo noi, è già un grande passo avanti.