“Uomini e donne ovunque meritano la libertà da qualsiasi forma di costrizione in materia di fede, che si tratti di sottili pressioni sociali o di mandati statali palesi”.
Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenendo alla presentazione, all’Augustinianum, del Rapporto annuale di Aiuto alla Chiesa che soffre sulla libertà religiosa nel mondo, giunto alla 25ma edizione. “È dovere dei governi e delle comunità astenersi dal costringere qualcuno a violare le proprie convinzioni profondamente radicate o dall’ostacolare chiunque dal viverle autenticamente”, ha ribadito il cardinale citando i 60 anni della dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae: “Tuttavia, questa libertà non costituisce un’approvazione generale della falsità, né un lasciapassare permissivo per abbracciare l’errore in modo sconsiderato. Piuttosto, è un invito a perseguire la verità con diligenza, tenendo presente che anche coloro che deviano nella loro ricerca conservano diritti invalicabili contro la forza, e che tutti sono chiamati alla responsabilità morale”. Il diritto alla libertà religiosa “deve essere formalmente riconosciuto all’interno dei quadri giuridici”, la tesi di Parolin: “Dovrebbe essere sancito come diritto civile fondamentale nelle costituzioni, nelle leggi nazionali e nei trattati internazionali”. La libertà religiosa, ha spiegato inoltre il segretario di Stato vaticano, è “un equilibrio dinamico”, i cui “confini pratici” vanno stabiliti attraverso la “prudenza politica” e sono “determinati dalle esigenze generali del bene comune”.




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