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Ascoli – Samb, c’è chi cerca di alimentare tensioni, l’appello: “Che vinca lo sport, non la violenza!”

Foto di Emanuele Santori
L’attesa cresce e il cuore batte più forte. Tra pochi giorni, il 26 ottobre, lo stadio “Del Duca” ospiterà uno dei momenti più intensi del calcio marchigiano: il derby tra Ascoli e Sambenedettese.
Una sfida che da decenni coinvolge due città vicine ma unite da una stessa, travolgente passione: l’amore per la propria maglia.
Il derby per molti è storia, appartenenza, identità. È il ricordo delle sfide passate, dei cori che fanno vibrare gli spalti, delle famiglie che si colorano di bianconero o di rossoblù.
Ma la passione, quella vera, deve fermarsi ai cori e alle bandiere. Non può e non deve trasformarsi in rabbia o violenza.
Negli ultimi giorni, purtroppo, non soltanto sui social, sono comparsi post e messaggi che cercano di alimentare tensioni, di evocare rancori, persino di richiamare gemellaggi con altre tifoserie pronte a “invadere” o “difendere” la città.
Sono parole pericolose, che rischiano di trasformare la festa dello sport in un pretesto per lo scontro.
Eppure, abbiamo ancora il tempo e la coscienza per evitarlo.
Perché basta guardare a ciò che è accaduto domenica 19 ottobre per capire dove può portare l’odio cieco travestito da tifo.
Dopo la partita di basket di Serie A2 tra Rieti e Pistoia, un pullman di tifosi toscani è stato assaltato con una sassaiola lungo la superstrada Rieti – Terni.
Un mattone probabilmente ha colpito in pieno volto il secondo autista del mezzo, Raffaele Marianella, che è morto poco dopo nonostante i tentativi di rianimazione.
Un uomo innocente, vittima di una follia che nulla ha a che fare con lo sport.
Un gesto insensato, un crimine che deve farci riflettere tutti.

Mentre nel mondo ci sono circa 50 guerre che non possiamo fermare, possiamo almeno fare la differenza qui, a casa nostra, scegliendo di vivere lo sport con rispetto, civiltà e cuore.
Possiamo decidere che il nostro impegno sia solo quello di cantare e incitare le nostre squadre con la voce e la passione sugli spalti, rifiutando ogni tipo di odio e violenza.
Il derby dev’essere una festa, un’occasione per dimostrare che lo sport e il calcio sono occasione di unione e amicizia.
Un messaggio per i giovani, che guardano a noi per capire cosa significhi davvero essere tifosi.
Facciamo in modo che a vincere, stavolta, sia lo sport.
Che a fine partita si possa uscire dallo stadio fieri dei propri colori, ma soprattutto fieri del proprio comportamento.

Perché nessun risultato, nessuna passione può giustificare il ricorso alla violenza.
Redazione:

View Comments (1)

  • Quello che i giocatori vivono sul rettangolo verde lo trasmettono anche sugli spalti:
    Se il sano agonismo è mosso dal divertimento e
    non da una tensione di gladiatori;
    Se l’avversario è visto come necessario per il gioco, e non un nemico da annientare;
    se il “far play” rispettoso del collega, esalta la civiltà, e
    non odio e fanatismo animato da rozzo campanilismo …
    Allora ci sono tutti gli elementi perché il derby del Piceno sia una festa dello SPORT.
    Propositi e auspici del “3* tempo” (anticipato) nel pranzo, al ”chilometro 0” di Pagliare, proposto dal Vescovo Gianpiero e accolto da incipiente perplessità, trasformato poi in entusiasmo dai presidenti e giocatori dell’Ascoli e Samb, mercoledì 15 ottobre.
    Che sia una festa di famiglie, che si incontrano e si riconoscono portatori di fondati valori dei Piceni: laboriosità, sacrificio, paziente attesa di gente di montagna e gente di mare.
    Vinca il buon senso e ognuno si impegni per essere artigiani di concordia e fraternità.
    W lo SPORT praticato con allenamento tenace ed assiduo.
    Vinca il migliore!

    D Luigino
    Pastorale dello Sport e tempo
    Libero
    Già consulente ecclesiastico del CSI provinciale e regionale