Di Filippo Passantino

Si svolgerà a Roma, dal 16 al 19 ottobre, il IX Congresso mondiale della pastorale del turismo, promosso dal Dicastero per l’Evangelizzazione e dall’Ufficio nazionale della Cei per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport. Il Congresso, ospitato presso il TH Roma Carpegna Palace, coinvolgerà referenti di Conferenze episcopali dei Paesi del mondo proporrà sessioni teoriche, pratiche ed esperienziali. Tra i relatori, don Michele Gianola, sottosegretario e direttore ad interim dell’Ufficio nazionale Cei, che ci spiega il significato e le prospettive di questo appuntamento.

Don Gianola, qual è la ratio che dà vita a questo evento?
È un’iniziativa che nasce dal Dicastero per l’Evangelizzazione, che ha chiesto alla Cei di collaborare nel coordinamento del IX Congresso mondiale della pastorale del turismo. L’obiettivo è creare uno spazio di confronto sugli elementi fondamentali di questa pastorale, riflettendo sul turismo come occasione di incontro, crescita e annuncio.

Il Congresso si apre con la “teologia del riposo” e si chiude con il tema del turismo conviviale. Cosa significa concretamente?
Il turismo conviviale è l’idea che chi evangelizza non è un singolo, ma una comunità. Il turista viene accolto e coinvolto nella vita della comunità che lo riceve: è un’esperienza di fede vissuta, un incontro che trasforma chi arriva e chi accoglie. È un modo di vivere il turismo non come consumo, ma come partecipazione.

Quindi il turista non è più un visitatore “di passaggio”?
Esatto. Non è una meteora che arriva, assorbe dal territorio e se ne va, ma diventa parte di una relazione. Questo approccio valorizza anche i piccoli borghi e le cosiddette “aree interne”, offrendo un’alternativa all’overtourism delle grandi città.

È un tema che tocca anche le istituzioni civili, perché un turismo più sostenibile e relazionale può rigenerare territori e comunità.

Il Congresso si svolge a Roma, in pieno clima giubilare. C’è un legame con il Giubileo 2025?
Non è un evento giubilare in senso stretto, ma certamente si colloca nel contesto del Giubileo. Ci sarà anche un momento di pellegrinaggio con il passaggio della Porta Santa. Siamo a Roma, nel tempo del Giubileo: inevitabilmente ne condividiamo il respiro spirituale e l’orizzonte di speranza.

Tra i temi in programma ci sono quattro esperienze particolarmente significative: arte, intelligenza artificiale, turismo religioso in Giordania e catechesi narrativa…
Sì, sono esperienze molto diverse ma unite dal desiderio di raccontare la fede attraverso linguaggi contemporanei.
La “catechesi oltre l’arte”, ad esempio, nasce dalla consapevolezza che l’arte cristiana è prima di tutto narrazione della fede. Spesso rischiamo di fermarci alla bellezza formale, senza coglierne il messaggio.

L’intelligenza artificiale, invece, è una frontiera interessante: oggi esistono esperienze di musei virtuali o di opere che “prendono vita”, dove le statue della cattedrale vengono animate digitalmente. Il Congresso ci aiuterà a riflettere su potenzialità e limiti di queste innovazioni.

Come sarà strutturato il Congresso?
La maggior parte degli incontri sarà in forma frontale, con traduzione simultanea, perché avremo 86 partecipanti da 12 Paesi – in particolare dall’America Latina. Ma ci saranno anche momenti di visita e pellegrinaggio, per fare esperienza diretta di ciò di cui si parla.

In sintesi, che cosa spera porti questo Congresso alla Chiesa e al mondo del turismo?
Spero che ci aiuti a riconoscere nel turismo un luogo di evangelizzazione “ordinaria”: un tempo e uno spazio in cui Dio educa e accompagna le persone attraverso la bellezza, l’incontro e la convivialità.

Il turismo può diventare un’esperienza di Vangelo condiviso, capace di generare comunità.

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