DIOCESI – Una Chiesa che vuole guarire dalle tre grandi malattie del nostro tempo: la mondanità, quando si lascia guidare da criteri del tutto umani e non mette al primo posto Dio e l’ispirazione dello Spirito Santo; il clericalismo, quando decide tutto, per tutti, attraverso un gruppetto ristretto di preti e anche di laici; l’autoreferenzialità, quando si chiude in se stessa, si autopreserva e non si butta sulla vita delle persone.
Una Chiesa che ha trovato tre rimedi, uno per ciascuna malattia, e che vuole metterli in atto, impegnandosi concretamente a diventare:
- una Chiesa che pratica il discernimento e l’ascolto dello Spirito Santo, per superare la mondanità;
- una Chiesa che sia più sinodale, quindi più capace di funzionare insieme, contro il clericalismo;
- una Chiesa più missionaria, in uscita, che abita la vita delle persone con il cuore, contro l’autoreferenzialità.
Una Chiesa che vuole camminare insieme al resto della Chiesa italiana, tenendo sempre al centro l’annuncio dell’incontro con il Signore Risorto, ma che non ha paura di cambiare là dove è necessario.
È questo il ritratto della Chiesa del futuro che viene fuori dalla seconda assemblea sinodale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che si è riunita, guidata dal vescovo Gianpiero Palmieri, presso il Cineteatro Concordia, in San Benedetto del Tronto, alle ore 15:00, Sabato 11 Ottobre 2025, proprio nel giorno in cui ricorreva il 63° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Una data significativa per mettere in atto un cambiamento che affonda le sue radici proprio nel documento conciliare.
Tre focus da cui partire in concreto
Dopo la preghiera di invocazione dello Spirito Santo, il pomeriggio si è aperto con la lettura di due brani della Lettera di San Paolo ai Corinzi, che è stata scelta come paradigma biblico per l’anno pastorale 2025/2026.
L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento del vescovo Gianpiero Palmieri, il quale ha presentato il documento dell’Assemblea, sottolineando che, “durante le assemblee fatte nelle parrocchie e durante gli incontri di vicaria con i Consigli Pastorali, è venuto fuori che per realizzare i cambiamenti a cui il nostro tempo ci chiama, ci sono tre focus su cui concentrarci:
- La centralità della parola di Dio. L’idea è che nelle nostre comunità si rimetta al centro la parola di Dio. Ritroviamo in questa sintesi quello che intendeva papa Francesco quando diceva siamo tutti discepoli missionari, cioè persone che prima ascoltano la Parola e poi la dicono agli altri. La Chiesa certamente evangelizza, ma prima si evangelizza. Non dobbiamo, cioè, dimenticare il primato della Parola di Dio, che la Chiesa è sempre chiamata ad ascoltare e cui è chiamata sempre a convertirsi.
- Il primo annuncio della fede agli adulti e ai giovani e conversione missionaria di tutta la pastorale. Siamo chiamati a sviluppare l’atteggiamento spirituale dell’incontro, dell’amicizia e dell’ascolto: ad esempio nuove forme di annuncio della fede agli adulti, alle famiglie, ai giovani, nel contesto di spazi di amicizia e di dialogo umano in cui va riconosciuto e valorizzato quanto lo Spirito Santo già costruisce nella vita delle persone e delle comunità.
- La crescita nella sinodalità. Si tratta di un atteggiamento spirituale basato sul discernimento della volontà di Dio e sulla maturazione del consenso dei fedeli. L’intento è di far funzionare meglio gli organismi di partecipazione diocesana e parrocchiali, praticando la modalità indicata dal Sinodo Universale: in modo particolare il discernimento ecclesiale, il processo decisionale, il rendiconto e la valutazione.
L’approvazione del documento
L’incontro è proseguito con la lettura delle Proposizioni del Documento, che l’Assemblea ha poi provveduto a votare una per una. Tutte le Proposizioni sono state approvate con un consenso superiore ai due terzi dei votanti, un bel segno di unità ecclesiale, anche se, come sottolineato dal vescovo Gianpiero, “non essendoci stata unanimità, è bene non trascurare le ragioni di chi non ha espresso voto favorevole”. Mons. Palmieri ha quindi invitato chi ha votato negativamente a spiegare le motivazioni delle loro scelte, così da fornire contributi utili al discernimento comunitario, da tenere in considerazione nelle fasi successive del cammino sinodale.
Il documento votato ci dà lo specchio di una Chiesa che mette al centro l’annuncio del Signore Risorto e che lo fa con lo stile della prossimità, preparando la Liturgia con maggiore cura e partecipazione, promuovendo l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio a tutti i livelli ecclesiali, in tutte le stagioni della vita e anche fuori dalle chiese, quindi nelle famiglie e in qualsiasi altro contesto di incontro e socializzazione.
Una Chiesa che si evangelizza, curando una formazione ben centrata sulla Parola di Dio, non soltanto sulle pratiche devozionali, e che evangelizza con un linguaggio rinnovato, fatto di parole e di gesti, integrando le nuove forme di comunicazione, ma senza dimenticare le forme più semplici e ordinarie, come l’entrare con umiltà in relazione con tutti e la testimonianza diretta.
Una Chiesa che si fa prossima a tutti, evangelizzando con la testimonianza della carità. Un Chiesa che crede nell’importanza della relazione e sente il bisogno di proporre la bellezza della comunione, per cui si impegna ad essere ospitale, accogliente e con le porte sempre aperte verso tutti, con particolare attenzione ai più fragili, alle persone separate, divorziate, risposate e alle persone omoaffettive, alle persone anziane, vedove e ammalate, a chi vive la solitudine, alle persone con disabilità fisiche e mentali.
Una Chiesa che dedica una particolare attenzione ai giovani, rinnovando proposte formative e aggregative e portando avanti quelle già “collaudate”, formando “educatori di strada”, che incontrino i ragazzi nei luoghi in cui si aggregano e nel mondo digitale, e leggendo i bisogni del territorio e le nuove povertà, come la solitudine e la ludopatia.
Una Chiesa che sa fare rete, consapevole di quanto sia importante costruire legami solidi sia al suo interno sia con le realtà non ecclesiali, per cui si impegna a camminare insieme tra uomini e donne (superando la mentalità che portava ad affidare ruoli di responsabilità solo agli uomini nella direzione degli Uffici Pastorali o nei vari ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista, includendo anche le vocazioni femminili), tra laici e presbiteri (curando le relazioni reciproche, superando un certo clericalismo a cui siamo da sempre abituati e vivendo concretamente lo stile sinodale negli organismi di partecipazione, come i Consigli Pastorali Parrocchiali e quello Diocesana, progettando insieme la vita pastorale, seguendo lo stile sinodale), tra le diverse realtà ecclesiali ed infine con le altre istituzioni (favorendo la creazione di “patti ed alleanze” con scuole, famiglie,
amministrazioni ed associazioni, ecc.).
Le sfide per il futuro
A concludere i lavori assembleari è stato mons. Palmieri, il quale ha precisato: “In questo documento assembleare non ci sono cose da fare, ma aiuti e suggerimenti per le parrocchie per progettare insieme le linee pastorali”. In particolare ha sollecitato lo strumento sinodale per i Consigli Pastorali nella progettazione di iniziative di primo annuncio, soprattutto verso adulti e giovani: “Nell’anno pastorale che ci attende fino a Dicembre 2026, tutte le comunità sono chiamate a decidere e sperimentare forme nuove in cui vivere la centralità della Parola di Dio e la missione agli adulti e ai giovani. Il soggetto che elabora la proposta è il Consiglio Pastorale, che si formerà a lavorare con il metodo sinodale nei tre incontri di Vicaria serali e sarà aiutato a riflettere e a progettare sul primo annuncio da un vademecum che raccoglie – in maniera sintetica e semplice – le riflessioni dei cinque incontri formativi dello scorso anno”.
Ha infine concluso: “Nei Consigli Pastorali si promuova quindi la conversazione nello Spirito come pratica di comunione e di ricerca della volontà di Dio. E per le parrocchie che non lo avessero ancora fatto, da qui a Natale si può realizzare la Porta di Speranza“. Il vescovo Gianpiero ha quindi invitato tutti a guardare al futuro – e a guardarci tra noi – con fiducia.
L’intenso pomeriggio si è concluso nella cattedrale Santa Maria della Marina, dove si è pregato il Santo Rosario e celebrata l’Eucaristia, con un’intenzione particolare per la pace, in comunione con papa Leone XIV e tutta la Chiesa universale. Leggi qui l’articolo: