Riccardo Benotti

“Tutta la Chiesa è missionaria”. Nell’omelia della messa per il Giubileo del mondo missionario e dei migranti, Leone XIV ha rilanciato con forza l’identità missionaria della Chiesa, ricordando che la vocazione nasce da una fede attiva e concreta: “È una salvezza che si realizza quando ci impegniamo in prima persona e ci prendiamo cura, con la compassione del Vangelo, della sofferenza del prossimo; è una salvezza che si fa strada, silenziosa e apparentemente inefficace, nei gesti e nelle parole quotidiane, che diventano proprio come il piccolo seme di cui ci parla Gesù; è una salvezza che lentamente cresce quando ci facciamo ‘servi inutili’, cioè quando ci mettiamo al servizio del Vangelo e dei fratelli senza cercare i nostri interessi, ma solo per portare nel mondo l’amore del Signore”.
In Piazza San Pietro, davanti a migliaia di fedeli giunti anche sotto la pioggia, il Pontefice ha ricordato

le sfide attuali: “Oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi”.

Per il Papa, la risposta cristiana non può che essere una: “Quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro in cui fermarsi e quegli occhi carichi di angoscia e speranza che cercano una terra ferma in cui approdare, non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione!”.

Una missione nuova per un tempo nuovo

“Oggi si apre nella storia della Chiesa un’epoca missionaria nuova”. Con queste parole, Leone XIV ha indicato una svolta nel cammino ecclesiale: “Se per lungo tempo alla missione abbiamo associato il ‘partire’, l’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà, oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche”.

Per il Pontefice, l’incontro con i migranti è una possibilità preziosa: “Nelle comunità di antica tradizione cristiana come quelle occidentali, la presenza di tanti fratelli e sorelle del Sud del mondo dev’essere colta come un’opportunità, per uno scambio che rinnova il volto della Chiesa e suscita un cristianesimo più aperto, più vivo e più dinamico”.

Ha poi rilanciato l’importanza della missione ad gentes: “Ogni missionario che parte per altre terre, è chiamato ad abitare le culture che incontra con sacro rispetto, indirizzando al bene tutto ciò che trova di buono e di nobile, e portandovi la profezia del Vangelo”. Citando san Paolo VI, ha ricordato che “a noi spetta di proclamare il Vangelo in questo straordinario periodo della storia umana, un tempo davvero senza precedenti, in cui, a vertici di progresso mai prima raggiunti, si associano abissi di perplessità e di disperazione anch’essi senza precedenti”. Infine, un appello alla Chiesa europea: “Oggi c’è bisogno di un nuovo slancio missionario, di laici, religiosi e presbiteri che offrano il loro servizio nelle terre di missione, di nuove proposte ed esperienze vocazionali capaci di suscitare questo desiderio, specialmente nei giovani”.

(Foto Vatican Media/SIR)

Accoglienza, fraternità, preghiera per la pace

Al termine della celebrazione, il Papa ha salutato i presenti prima dell’Angelus: “Siete bravi missionari perché siete venuti anche sotto la pioggia! Grazie! La Chiesa è tutta missionaria ed è tutta un grande popolo in cammino verso il Regno di Dio. Oggi i fratelli e le sorelle missionari e migranti ce lo ricordano. Ma nessuno dev’essere costretto a partire, né sfruttato o maltrattato per la sua condizione di bisognoso o di forestiero! Al primo posto, sempre, la dignità umana!”. Ha poi espresso la vicinanza “al caro popolo filippino, e in particolare prego per coloro che sono più duramente provati dalle conseguenze del terremoto”, e ha detto di essere “addolorato per l’immane sofferenza patita dal popolo palestinese a Gaza”.

Parlando della situazione in Medio Oriente, ha osservato: “In queste ultime ore, nella drammatica situazione del Medio Oriente, si stanno compiendo alcuni significativi passi in avanti nelle trattative di pace, che auspico possano al più presto raggiungere i risultati sperati”.

Quindi ha chiesto: “Cessate il fuoco e liberate gli ostaggi”, e ha esortato alla preghiera “affinché gli sforzi in corso possano mettere fine alla guerra e condurci verso una pace giusta e duratura”. Un pensiero anche per la Supplica a Pompei e il Rosario dei bambini: “In questo mese di ottobre, contemplando con Maria i misteri di Cristo Salvatore, intensifichiamo la nostra preghiera per la pace: una preghiera che si fa solidarietà concreta con le popolazioni martoriate dalla guerra. Grazie ai tantissimi bambini che in tutto il mondo si sono impegnati a pregare il Rosario per questa intenzione. Grazie di cuore!”. Ha concluso con un forte messaggio ai migranti: “Siate sempre i benvenuti! I mari e i deserti che avete attraversato, nella Scrittura sono ‘luoghi della salvezza’, in cui Dio si è fatto presente per salvare il suo popolo. Vi auguro di trovare questo volto di Dio nelle missionarie e nei missionari che incontrerete!”.

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