LOURDES – “Un pellegrinaggio veramente ricco di fede! Un’esperienza fantastica! Quest’anno forse anche in maniera particolare. Da quando ero giovane ad oggi avrò fatto una ottantina di pellegrinaggi a Lourdes, ma posso dire che questo del 2025 sia stato uno di quelli che rimangono per sempre nel cuore”.
È con queste parole che mons. Vincenzo Catani, assistente ecclesiastico della sottosezione Unitalsi di San Benedetto del Tronto, riassume il tradizionale pellegrinaggio annuale dell’Unitalsi a Lourdes, che si è svolto dal 22 al 26 Settembre e ha registrato la partecipazione di ben 155 pellegrini provenienti dalle Diocesi del Piceno ed accompagnati dal vescovo Gianpiero Palmieri.
Tra loro anche Rosita Di Salvatore e Paolo Caioni, presidenti rispettivamente delle sottosezioni di San Benedetto del Tronto e di Ascoli Piceno.
La preghiera, strumento prezioso per far entrare la Luce del Risorto nei nostri cuori
“Il nostro ultimo giorno a Lourdes, quello di ieri Venerdì 26 Settembre, è stato caratterizzato da momenti di grande intensità spirituale – racconta il nostro inviato mons. Catani -: abbiamo infatti iniziato e terminato la giornata con la preghiera.
Innanzitutto ci siamo alzati molto presto. Alle ore 6:00 eravamo già a fare la Via Crucis sul monte. Eravamo un bel gruppo di circa 60 persone ed abbiamo vissuto una Via Crucis semplicemente meravigliosa! L’abbiamo fatta nel silenzio, con passione, intensità, partecipazione piena. Bellissima! Abbiamo iniziato che era ancora notte fonda, quindi abbiamo dovuto utilizzare le torce dei telefonini per fare luce e non inciampare nei sassi che c’erano lungo il percorso. Abbiamo terminato che iniziava appena ad albeggiare. È stato molto suggestivo avvertire l’aurora, quella luce dapprima dorata, poi rosea ed infine purpurea che è apparsa nel cielo, man mano che pregavamo. Un crescendo di intensità che è arrivato al culmine con il sorgere del sole proprio mentre eravamo all’ultima stazione della Resurrezione: come se la preghiera, un po’ alla volta, avesse illuminato i nostri cuori e alla fine la Luce del Risorto li avesse invasi.
La sera abbiamo concluso la nostra esperienza a Lourdes pregando il Rosario nella grotta di Massabielle, guidati dal vescovo Gianpiero. Anche questo è stato un momento di grazia! Lo avevamo già sperimentato, ma probabilmente, sapendo che si trattava del Rosario di addio, lo abbiamo vissuto con molta partecipazione emotiva e con maggiore intensità spirituale. Nella grotta in cui avvennero le apparizioni della Madonna alla giovanissima Bernadette, abbiamo lasciato tutte le intenzioni di preghiera, non soltanto le nostre, ma anche quelle di quanti si erano affidati alle nostre preghiere. Le abbiamo messe tutte lì, ai piedi della Vergine Immacolata della grotta di Massabielle, e le abbiamo lasciate lì. Ieri sera, mentre tornavo in albergo, ero tutto mogio, andavo adagio e mi faceva fatica staccare gli occhi e il cuore da quella grotta e da quel santuario: è stato per me, ancora una volta, uno stacco violentissimo! Ringrazio ancora il Signore per questa esperienza che, pur essendo ormai più che cinquantenaria, è sempre nuova. Nuova perché ero nuovo io, diverso, diverso dagli altri anni. Ed è stato per me come la prima volta!”.
Il servizio ai fratelli, fonte di gioia e speranza
Prosegue l’assistente ecclesiastico: “In questo pellegrinaggio, capitato nell’Anno Giubilare 2025, tutto è stato sotto il segno della speranza. Una speranza concreta, fatta di molti gesti. Ho visto occhi sempre lucidi, cuori in mano ed attenzione massima alla Parola. Poi anche preghiera silenziosa e tantissime confessioni! Io ne ho fatte veramente tante di confessioni lungo la strada, anche al mattino presto e anche fino a notte tarda: questo è un segno concreto della partecipazione spirituale intensissima che c’è stata. Poi, tra le cose da custodire nel cassetto segreto del nostro cuore, ci sono sicuramente le catechesi che abbiamo avuto e le omelie stupende dei nostri Vescovi. Infine la cordialità, la simpatia verso i sofferenti, il servizio. Una lode grande va ai giovani e ai meno giovani, a tutti gli Unitalsiani che si sono messi a servizio, soprattutto dei malati! Questo è fonte di gioia e di speranza!”.
Il ricordo più bello di mons. Catani
Conclude mons. Catani: “Il ricordo che custodirò nel cuore con maggiore coinvolgimento è, senza dubbio, la testimonianza di Antonietta Raco, la protagonista dell’ultimo miracolo compiuto dalla Madonna di Lourdes, il 72esimo riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa e il primo riguardante una malattia degenerativa. Affetta da Sclerosi Laterale Primaria, quindi con un’infermità incurabile, la signora lucana, dopo un’immersione nelle piscine di Lourdes nel 2009, è guarita. Dopo un’analisi attenta e severissima, durata 13 anni, è stato proclamato il miracolo! Il racconto della signora Antonietta, che abbiamo avuto modo di ascoltare in diretta e di conoscere personalmente, ha sconvolto molti animi per la sua serenità e semplicità. Il suo racconto, del miracolo ricevuto, è stato per molti il segno più grande di questo anno e di questo pellegrinaggio. Lei, che prima della malattia era una volontaria dell’Unitalsi e che poi era andata a Lourdes come malata grave ed inguaribile secondo la scienza, quest’anno è tornata di nuovo nella città della piccola Bernadette a servizio dei malati! Un incontro di quelli che restano. E resteranno soprattutto quelle tre parole, che lei ha udito mentre era nelle piscine, quando è avvenuto il miracolo, e che noi porteremo a tutti i nostri malati: ‘Non avere paura!’. È questo il grido di speranza più bello che abbiamo ascoltato in questi giorni”.