X

Dieci anni di Laudato Si’, Alessandro Pertosa: “Lasceremo la terra migliore di come l’abbiamo trovata?”

Di Alessandro Pertosa

DIOCESI – Dieci anni fa Papa Francesco consegnava al mondo Laudato si’, un’enciclica destinata a segnare una svolta significativa nel pensiero sociale ed ecologico della Chiesa. Non si trattava di un documento rivolto solo ai credenti: Francesco parlava, come già Giovanni XXIII nella Pacem in terris, a «tutti gli uomini e le donne di buona volontà».

La sua voce nitida rompeva le categorie politiche e culturali tradizionali – destra/sinistra, comunisti/liberali – per collocarsi altrove, sul terreno della vita e della sua custodia.

L’asse portante dell’enciclica consiste in una proposta filosofica e spirituale che propone l’oltrepassamento di ciò che potremmo chiamare «ontologia della scissione». Una prospettiva che riduce l’uomo a isola, come se il suo essere fosse davvero separato da quello dell’altro: dalla terra, dall’animale, dal povero, e persino dal vicino di casa. Una visione questa che alimenta l’individualismo, il dominio tecnico-economico e la cultura dello scarto. È l’idea che io posso esistere indipendentemente dal contesto, senza legami, come monade autosufficiente.

Laudato si’ propone invece un’alternativa radicale che chiamerei «ontologia della relazione». Tutto è intimamente connesso, scrive Francesco. La fragilità della terra e la povertà dei popoli sono due facce della stessa ferita; la crisi ambientale e quella sociale non possono essere separate. L’essere umano stesso non si comprende se non a partire dal rapporto con Dio, con gli altri, con il creato.

Questa ontologia della relazione non è un concetto astratto: si traduce in due parole chiave che attraversano l’enciclica – consapevolezza e responsabilità. Consapevolezza significa «sapere insieme», uscire dalla solitudine conoscitiva e accogliere lo sguardo plurale. Sapere, in latino, vuol dire anche dar sapore alle cose. Il consapevole è quindi colui che insieme agli altri insaporisce la vita.

Responsabilità significa «rispondere a», farsi carico delle conseguenze delle proprie scelte davanti alla terra e davanti ai poveri.

In quest’ottica, la lettura di Genesi 2, 15 si illumina di nuovi significati: «coltivare e custodire» il giardino non vuol dire sfruttare né distruggere, ma prendersi cura in un rapporto reciproco di dono. Il cambio di prospettiva mette in crisi la nostra economia, che Francesco denuncia senza esitazione: «questa economia uccide». Uccide perché riduce tutto a merce, genera sprechi e scarti, affama i poveri due volte – sottraendo le materie prime e scaricando su di loro i rifiuti tossici.

Se portata alle sue estreme conseguenze, l’enciclica costringe però anche a un ripensamento radicale della visione antropocentrica. L’essere umano non è il padrone assoluto del creato, ma parte di un intreccio vitale più ampio. Questo non significa sminuire la sua dignità, bensì situarla in una rete di responsabilità reciproche: non più «al centro» come dominatore, ma «dentro» come custode e fratello tra le creature.

Qui il pensiero di Francesco si intreccia con alcune voci della filosofia contemporanea. Emmanuel Levinas ci ricorda che il volto dell’altro ci chiama sempre a una responsabilità infinita, impossibile da ridurre a calcolo. Bruno Latour ci invita ad «atterrare», a riconoscerci come terrestri dentro una rete di attori umani e non umani. Hans Jonas, nel suo Principio responsabilità, già denunciava la necessità di un’etica capace di guardare alle conseguenze delle nostre azioni che finiscono per avere implicazioni devastanti sulle generazioni future. Tutti questi percorsi convergono nell’intuizione della Laudato si’: senza relazione, non c’è salvezza.

A dieci anni di distanza dalla sua pubblicazione, la sfida resta intatta. La domanda etica che l’enciclica ci pone è bruciante: lasceremo la terra migliore di come l’abbiamo trovata? La risposta non può venire da chi alimenta isolamento e dominio, ma solo da chi – con fatica e fragilità – tenta disperatamente di inverare l’ontologia della relazione, che genera comunità, cura, corresponsabilità.

La rivoluzione più radicale di Laudato si’ è questa. Non un ritorno al passato, ma un ritorno alla nostra verità più profonda, quella di creature fatte per incrociare lo sguardo con l’altro dentro una dinamica più complessa che ci spinge a percepirci come parte di un tutto cosmico misterioso e strabiliante.

Redazione: